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Amarcord – 1 novembre 2015, il ritorno di Donadoni e il 3-0 alla Dea

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Neanche un secondo, anzi che dire, un attimo, per riposarsi e prender fiato. Il roller coaster della stagione rossoblù prosegue senza sosta, e dopo aver fatto una tappa anche in Coppa Italia, dove nella serata di ieri a farne le spese è stata nientepopodimeno che l’Inter, si ritorna – per l’appunto – nella massima competizione, con in vista un nuovo match della verità, dopo l’esame capitolino già affrontato e superato con successo. Ora l’avversario si chiama Atalanta, squadra sempre ostica nonostante il recente rendimento, a dire il vero un po’ singhiozzante. In casa rossoblù, la voglia di continuare a stupire è molta, tanto quanto quella di mantenere ben saldo il quarto posto.

Ovviamente, non si tratterà di una passeggiata di salute. Perché la Dea è, come dicevamo, sicuramente un po’ schiava dei suoi saliscendi, pagando altrettanto le tre competizioni da giocare e la rose forse non profondissima, ma alla fine – nonostante le sei sconfitte, al contrario delle sole due rossoblù – è lì a due punti, con tutta la voglia di poter effettuare lo scacco necessario a scalzare proprio i diretti avversari, riportandosi così in zona Champions.

Per il nostro episodio di Amarcord, abbiamo scelto di riportarvi a otto anni fa, e per la precisione nel novembre del 2015, quando dopo la debacle delle prime dieci giornate, l’arrivo di un nuovo allenatore sembrò davvero poter riportare la luce ad una squadra smarrita in fondo al tunnel. Quella squadra era il Bologna, quell’allenatore Roberto Donadoni.

Il 2015 delle due squadre

Da incubo l’inizio rossoblù. Dopo l’onta subita dalla sconfitta col Pavia appena prima di Ferragosto, che costa la prematura eliminazione dalla Coppa Italia, la squadra non sembra riuscire a rimettersi in piedi, neanche nelle due settimane che la separano dall’inizio del campionato. Anzi, il torneo si apre in modo nefasto, con tre sconfitte di fila e in seguito altre quattro, intervallate dai soli successi (per di più risicatissimi) sui fanalini di coda Frosinone e Carpi, che portano – dopo dieci giornate – ad un misero terzultimo posto condito da appena sei punti. Ma è la sconfitta con l’Inter, rimediata giocando in superiorità numerica e davanti al proprio pubblico, che funge da celebre goccia che fa traboccare il vaso, portando la dirigenza a sollevare dall’incarico Delio Rossi e ad affidare la squadra a Roberto Donadoni, nell’annata precedente tecnico del Parma.

Decisamente migliore fino a quel momento (e non che ci volesse troppo) il torneo degli orobici. Confermato Reja, all’ottimo seppur perdente esordio con l’Inter a Milano fanno seguito ben cinque risultati utili consecutivi, che issano la squadra al settimo posto in classifica. Quindi, due sconfitte e due vittorie mantengono il trend sostanzialmente invariato, scendendo di una posizione giusto quando è alle porte il match contro i rossoblù.

Le formazioni

Reja dispone i suoi con un 4-3-3, dove a protezione di Sportiello agiscono Bellini, Paletta, Stendardo e Masiello. Il centrocampo è composto dal trio Kurtic-De Roon-Carmona, mentre il tridente offensivo dal Papu Gomez e D’Alessandro alle spalle di Denis.

Donadoni risponde con un modulo speculare, in cui a Mirante fanno scudo Masina, Gastaldello, Rossettini e Ferrari. Il vertice basso al centro risponde al nome di Diawara, con Taider e Donsah ai lati. Gli esterni alti sono Mounier e Giaccherini, col compito di supportare l’unica punta Destro.

La partita

Dopo una prima fase di studio, al 10’ il primo squillo è dei padroni di casa: bella percussione di Destro sulla fascia, quindi tiro-cross molto potente che impegna Sportiello, dando finalmente la sveglia alla partita.

Appena sessanta secondi dopo, infatti, arriva anche la risposta degli ospiti, con D’Alessandro che in pressing ruba palla alla difesa rossoblù e mette in mezzo un ottimo pallone per il Papu, che però impatta male sprecando di testa.

Il Bologna prende sempre più coraggio, con Giaccherini e Mounier molto coinvolti, e sfiora il vantaggio prima con Taider (che da buona posizione calcia sul fondo), poi con Donsah (che non arriva per un soffio su un assist di Destro). Ma la partita continua a vivere di folate, ed è invece il nerazzurro Kurtic ad andare probabilmente più vicino di tutti alla rete, liberato solo in area e facendosi ipnotizzare da Mirante, abile a respingere con le gambe. È questa l’ultima emozione di un primo tempo a dir la verità non spettacolare, anche se certamente molto equilibrato.  

La ripresa inizia col colpo di testa di Rossettini a sfiorare di nuovo il goal, su calcio di punizione di Mounier. Ma è solo il preludio al vantaggio felsineo: al 52’ Toloi sbaglia clamorosamente retropassaggio servendo involontariamente Giaccherini, che non se lo fa ripetere due volte, dribbla Stendardo e scarica alle spalle di Sportiello. Il numero 17 esulta togliendosi la maglia: è 1-0 al Dall’Ara.

Oltre che la squadra, anche lo stadio sembra rivitalizzato dal goal, e torna ad incitare a gran voce i suoi beniamini.

Neanche cinque minuti ed è già il momento del raddoppio: Masina esegue un’ottima percussione che lo porta al limite dell’area; quindi, scarica basso al centro dov’è appostato Destro; il numero 10 controlla e lascia partire un rasoterra chirurgico su cui il portiere atalantino non può nulla: 2-0 e notte fonda per la Dea.

Gli ospiti sembrano davvero spenti, e neanche la punizione da ottima posizione di Pinilla sembra potersi colorare in modo diverso, col suo tiro che si spegne debole tra le braccia di Mirante. Il cileno ci riprova ancora pochi secondi dopo su colpo di testa, ma l’esito risulta essere lo stesso.

A cinque dalla fine, poi, c’è spazio anche per la gioia personale di Ciccio Brienza, che recupera palla a centrocampo, avanza, e lascia partire un devastante destro dai venticinque metri, insaccatosi all’incrocio (e alle spalle) di un incolpevole Sportiello. Dopo quattro minuti di recupero l’arbitro Guida fischia la fine: il Bologna è tornato a vincere, e a farlo (finalmente) in modo netto e convincente.

Il protagonista

Trentatré anni prima, Donadoni esordiva in Serie B, proprio con la casacca dell’Atalanta. Trentatré anni dopo la riaffronta con dei colori diversi sulla maglia – o sarebbe meglio dire – sul gagliardetto della giacca. Con mille pressioni addosso, con una squadra – quasi sull’orlo del baratro – da dover riportare su. Ed è lui, infatti, meritatamente e indiscutibilmente, l’uomo copertina della domenica e del rilancio rossoblù. Con un risultato pieno e rotondo, e un futuro tutto da scrivere.

 

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