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Verso Fortitudo-Montichiari: la conferenza stampa di Boniciolli – 27 mag

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In vista dell’inizio della serie delle finali Playoff di Dnb del Girone B, che vedrà opposte Fortitudo e Montichiari, Matteo Boniciolli ha parlato in conferenza stampa.

“Questa è la tredicesima finale che gioco in carriera. Ho giocato vari tipi di finale, da gare secche a final four; so che una serie su 5 partite definisce, molto spesso,  per pochi dettagli la meritata vincitrice del campionato. Un episodio può incidere molto e in una serie di 5 partite i valori emergono, ma non è detto che emergano rispettando il fattore campo, basta guardare la gara che ha fatto Reggio a Brindisi giusto per citarne una. Abbiamo due vantaggi: primo il rispetto del valore tecnico, tattico e morale dei nostri avversari. Hanno già vinto e arrivano in un buon momento avendo anche recuperato Cazzolato che ha una gran voglia di fare bene. Secondo: Lo sforzo fatto fin qui e il tipo di basket che abbiamo espresso ha trasformato la pressione in  forza. Non risparmiandosi mai, l’adesione di questo pubblico sarà sempre incondizionato e questo mi fa pensare che insieme al lavoro tecnico, tattico fatto, non si poteva arrivare meglio a questa sfida. Mi accorgo che c’è desiderio e non ansia, gioia e non preoccupazione: questi sono i valori che ho cercato di far emergere. Siamo nelle condizioni di poter far assistere a chi ci seguirà una bellissima finale giocata da giocatori italiani. A me piace la pallacanestro giocata bene, so per certo che a partire da domani si vedrà pallacanestro italiana ben giocata in una grande cornice di pubblico e in due palazzi di livello. MI son sempre ritenuto un impiegato della pallacanestro italiana e l’unico rammarico che ho in partenza è che di queste due squadre, che meritano entrambe la Serie A2, una rischia di non entrarci e questo mi fa pensare quanto senso possa avere nel 2015 il diritto sportivo”.

Questo gruppo sta benissimo e la durezza degli allenamenti è stata tale che siamo stati capaci di eliminare la sovrastruttura, l’attesa e la pressione che accompagnano questo evento sportivo. Due squadre che arrivano ad un appuntamento così sono due squadre di livello e molto spesso più di uno schema di un allenatore conta anche desiderio, ambizione, sogno e la voglia di esplorare terreni sconosciuti per molti di questi giocatori, come la A2. Giusto per citarne alcuni, Raucci l’anno scorso è retrocesso dalla B2 alla C1 con Torino e ora si ritrova a giocare questa finale, Lamma vuole riportare in alto la sua squadra e ognuno ha la sua storia. Questo gruppo vuole andare in serie A. So che c’è una grande sintonia tra i giocatori, ho vissuto in tanti gruppi vincenti con ruoli diversi e ho imparato a percepire quell’atmosfera. Questo è anche merito del lavoro che la società ha fatto intorno a  questa squadra, tutti hanno fatto qualcosa di più di quello che era previsto, per arrivare fin qui”.

 “Ai miei giocatori ho detto che abbiamo vinto le due serie precedenti perché eravamo più forti, questa invece la dobbiamo vincere perché siamo più bravi. Ci vuole disponibilità a fare fatica, e noi abbiamo affrontato questi 12 giorni faticando. Essere più bravi significa fare uno scivolamento in più, significa prendere uno sfondamento, rinunciare a un buon tiro, ricordarsi in un momento di stanchezza l’uscita di un gioco, significa arrivare prima su una palla vagante, convertire l’energia del pubblico in una spinta positiva. In questa finale non conta che io sia contento, conta che la Fortitudo vinca o meglio che la Effe faccia tutto il possibile per vincere. Ne ho fatte di promozioni e sono la chiusura perfetta di un anno sportivo, in questo caso del lavoro fatto anche da Claudio Vandoni, che non bisogna mai dimenticare.

“Se vogliamo avere una chance di vincere questa serie di finale, adesso snaturare l’identità di una squadra appena costruita mi sembra un suicidio, siamo più alti con gli esterni e più piccoli con i lunghi. Ho provato a guardare altre partite di Montichiari ma non c’era la stessa intensità che c’era nella gara del Paladozza contro di noi. In allenamento c’è stata un momento in cui su un gioco che sfrutta Montichiari abbiamo difeso per 17’’ e poi abbiamo beccato 1vs1 perché il difensore che doveva tenere è arrivato in ritardo. L’unica finale recente che ho visto vinta grazie ad una scelta strategica dell’allenatore è stata Pana Barcellona, decisa dalla scelta di Obradovic di mettere 4 a zona e 1 a uomo su Rubio”.

Sull’assenza di Mancin: “Non c’è Mancin e se ci fosse stato lui, forse, uno tra Italiano e  Raucci lo avrei usato da 3, adesso con 6 esterni e 4 lunghi non posso fare ciò perché avrei 7 esterni e 3 lunghi”.

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