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Virtus: la disfatta di Avellino – 7 Gen

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Nella calza bianconera solo carbone. Avellino si divora la Segafredo per 87-59 (parziali: 22-10; 44-25; 57-41).

 

SIDIGAS AV: Zerini, Wells 17, Fitipaldo 18, Sabatino, Leunen, Scrubb 8, Filloy 6, D’Ercole, Rich 13, Fesenko 14, Ndiaye 6, Parlato. All. Sacripanti.

SEGAFREDO BO: Gentile A. 18, Umeh 9, Pajola n.e., Baldi Rossi, Ndoja 4, Lafayette 7, Aradori 4, Gentile S., Lawson 11, Slaughter 6. All. Ramagli.

 

Una disfatta. Non c’è altro modo per definire la sonora batosta subita questa sera da una Segafredo mai in partita. Una vera e propria lezione di pallacanestro quella impartita dalla nuova capolista del campionato, brava ad impiegare tutte le armi in suo possesso per strapazzare un avversario apparso ancora appesantito dalla sosta natalizia. Il piglio, in realtà, sembrava quello giusto. Il raddoppio a metà campo del tandem Lafayette-Ndoja frutta un immediato recupero, a cui fa seguito quello di Slaughter. Di A. Gentile, invece, il primo cesto bianconero. Avellino non si scompone e in un amen ribalta la situazione. La bomba di D’Ercole, valida per il sorpasso, anticipa il “Fesenko-moment”. Il centro ucraino domina incontrastato nel pitturato, facendo tremare il tabellone a suon di schiacciate. Slaughter risponde con la stessa moneta, prima della solita penetrazione di pura potenza di A. Gentile. Rich, miglior realizzatore della lega, si inventa una bomba solo rete in puro stile playground, segnando il blackout Virtus in ambo le fasi di gioco. La difesa tenta di rallentare le controffensive avversarie con raddoppi continui, puniti con preciso cinismo dai padroni di casa. L’attacco non trova sbocchi, intestardendosi su ripetute iniziative individuali che non smuovono il tabellone. Al 10’ il divario è già di quelli importanti: 22-10. Il copione non muta: Vu nere in affanno costante, “umiliate” dalle letture del ritrovato Fitipaldo e del duo Ndiaye-Wells che esaltano l’intero palazzetto con giocate a quote inarrivabili. Coach Ramagli si rifugia in un sacrosanto timeout per fermare l’emorragia e riprendere i suoi ragazzi, in apparente stato confusionale. In uscita dallo stesso è ancora Wells a colpire prima che il digiuno bianconero venga interrotto da due bombe in fila firmate Umeh. Rich riporta i suoi al massimo vantaggio (+18), rintuzzato della tripla estemporanea di Lafayette. L’assist a tutto campo di Leunen vale il più classico dei touchdown, finalizzato senza problemi da Scrubb. Sono segnali importanti, che preannunciano un nefasto destino per le sorti bianconere. Alla pausa lunga Avellino avanti sul 44-25.

 

Al rientro in campo la Segafredo tenta una timida reazione, producendo un mini break con cui riduce le distanze al 23’ (44-30). Rich riporta i suoi sulla retta via, segnando un canestro di pregevole fattura. Entrambi i pitturati divengono teatro di scontri di tecnica, fisicità e potenza, prima della bomba di Filloy che piega la resistenza bianconera. Fesenko continua ad essere un dilemma a cui Slaughter non trova soluzione alcuna, mentre Fitipaldo brucia la retina sulla sirena dei 24” con un canestro di solo talento, evidenziando come in questa serata ogni singola mossa di Avellino sia quella corretta. Lawson non ci sta e con un parziale di 6-0 sul finire di terza frazione, tenta di ridare qualche speranza ai suoi, ora costretti ad inseguire sul 57-41. La via del canestro continua ad essere un percorso piuttosto impervio per le Vu nere, che faticano enormemente a trovare il fondo della retina. Il layup di Slaughter è solo una goccia nel mare in cui gli ospiti affogano lentamente, sotto i continui colpi dei padroni di casa che non accennano a rallentare la propria marcia. Avellino attacca molto bene, punendo ogni spazio lasciato libero da una retroguardia bianconera in costante affanno e già da parecchi minuti con la testa sul pullman pronto a ripartire, destinazione Bologna. La Segafredo alza palesemente bandiera bianca prima del tempo, lasciando sul cronometro parecchi minuti di garbage time. La sirena finale sancisce l’indiscussa vittoria della Sidigas per 87-59.

 

 Una prestazione inaspettata e, a tratti, vergognosa. Le evidenti differenze di completezza di roster potevano quantomeno essere limitate con furore agonistico ed organizzazione. Purtroppo sono clamorosamente mancati ed il divario si è fatto incolmabile. Non basta il talento individuale di cui questo gruppo è ben dotato. Non bastano i nomi altisonanti e le presenze in Nazionale per vincere le partite. Occorre una continua coralità in entrambe le fasi, una voglia di sacrificio costante che deve essere la benzina giusta per alimentare il motore di una macchina bianconera che sin qui ha singhiozzato troppe volte e troppo spesso. Non si salva nessuno, urge un cambiamento profondo. Le parole non bastano più, servono i fatti. E servono subito. Ai posteri la sentenza. 

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