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Baraldi traccia la via per la Virtus Segafredo in avvio della stagione ufficiale 2018-2019

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Un incontro odierno tra lo staff dirigenziale della Virtus Segafredo e i media si è rivelato occasione per Luca Baraldi, l’Amministratore unico di Segafredo Zanetti Grandi Eventi e consigliere di amministrazione della Virtus, di esternare il proprio Virtus-pensiero, ricco di spunti di notevole interesse relativamente allo stato dell’arte e alle prospettive future della squadra, che di seguito riportiamo:

“I tempi li ha dettati un anno fa il dottor Massimo Zanetti, il mio presidente (proprietario di Segafredo Zanetti, socio di maggioranza di Virtus Pallacanestro, ndr), quando ha detto che in cinque anni dovremmo arrivare a lottare per lo scudetto. Poi, speriamo tutti si possa arrivare prima. Già quest’anno abbiamo costruito una squadra giovane fatta di giocatori di talento, che si può misurare con tutti. Il nostro è un budget importante, forse non quello che possono spendere altre società, ma se fosse per i soldi nello sport ci sarebbero sempre gli stessi vincitori. Per fortuna, servono anche le competenze, e quelle le abbiamo. Siamo qui per fare bene bene bene, e siamo ambiziosi. Dipenderà anche dal supporto che ci potrà dare questa città, perché la Virtus non è solo nostra, è di tutti, e dovremo trovare aziende e imprenditori che credono nel nostro lavoro, non solo come soci ma anche come sponsor. La visibilità c’è, anche grazie ai media che tutti i giorni parlano di noi. Credo anche perché stiamo facendo un buon lavoro”.

“Domani vi daremo il dato ufficiale sulla chiusura della campagna abbonamenti, ma intanto posso dire che ringrazio gli oltre 4000 tifosi che ci hanno dato fiducia. Parlo di abbonamenti veri, senza tessere “di servizio”, che conteggeremo poi. Dopo la grande euforia dell’inizio della stagione scorsa, la squadra non è arrivata ai playoff e ha naturalmente creato delusione. Quindi avere oggi oltre 4000 tessere staccate è un bel risultato. Li considero abbonamenti “sulla fiducia” e per questo dobbiamo dire grazie a tutti i nostri tifosi. Io personalmente non pensavo arrivassimo a questi numeri, significa che gli appassionati bianconeri credono nel grande lavoro che la società, a partire da Dalla Salda, Martelli e Sacripanti, sta facendo”.

“Obiettivo minimo? Questa volta devono essere i playoff, che quando li raggiungi poi diventano un altro campionato. E in Europa, dico la qualificazione alla fase successiva di Champions League, che non è una cosa scontata: un anno fa nessuna squadra italiana ha superato il primo turno”.

“A ridosso della prima partita stagionale al PalaDozza, stiamo per firmare la convenzione con Bologna Welcome per il PalaDozza. Siamo arrivati lunghi perché anche il Comune ha assegnato a questa società la gestione del PalaDozza avanti nel tempo, e ci sta. È una società seria, che sta cercando di mettere tutti nelle condizioni di lavorare bene, ma essendo una realtà nuova forse non può conoscere appieno le esigenze di una società di basket. A volte, in questo momento, ho la sensazione che su queste cose noi siamo più avanti delle istituzioni, dal punto di vista organizzativo. Ma ci stanno venendo dietro, senza contrasti, cerchiamo accordi di convenzione che siano utili a tutti”.

“Non mi aspettavo una risposta della città da un punto di vista societario, perché siamo noi i primi a dover dimostrare qualcosa, che siamo operativi, in grado di ridurre le perdite aumentando i ricavi. Spero però che le aziende, i tifosi imprenditori che vengono a vedere la Virtus trovino anche la voglia di investire qualcosa su di noi e sul nostro progetto, Credo che la Virtus abbia una dignità importante, dal punto di vista del brand. Senza nulla togliere, per dire, al Bologna, che nel calcio è un punto di riferimento, credo che la Virtus lo sia altrettanto, soprattutto ora che ha avuto un rilancio, che torna in Europa. La Virtus non è di Zanetti e basta, è un valore e un patrimonio di Bologna. Non vorrei che nella cultura di questa città ci fosse la convinzione che deve essere soltanto il dottor Zanetti a portarla avanti. Noi non vogliamo “portarla avanti”, vogliamo essere i leader di un progetto, spenderci, ma avere accanto come sponsor e un domani come azionisti altri imprenditori ci farebbe piacere. Oggi le grandi aziende bolognesi che possiamo annoverare tra gli sponsor si contano sulle dita di una mano, anche se molte hanno acquistato abbonamenti e le ringrazio. Speriamo di poterne coinvolgere altre, perché la Virtus è certamente un buon prodotto, per chiunque”.

Parole importanti, decisamente impegnative, che pongono obiettivi precisi nel breve e nel medio periodo perché si possa costruire un grande futuro per una squadra che ha vissuto anni di splendore e attualmente sta risalendo la china più importante. Dopo un anno di massima serie che dovrebbe essere servito come rodaggio per la società, la ristrutturazione tecnico-dirigenziale di questa estate, l’investimento in nuove strutture come “Casa Virtus” accanto alla palestra Porelli, la Virtus non può più nascondersi, e Baraldi lo ha detto chiaramente: playoff in campionato, seconda fase in Champions sono i traguardi minimi da raggiungere per la formazione di Sacripanti che a dire il vero fin qui non ha proprio brillato, ma possiede di sicuro  le caratteristiche per fare una buona stagione.

Il suo roster, infatti, è dei più completi dall’inizio dell’era sabatiniana in poi. Non ha stelle mediaticamente brillanti, come in alcune stagioni passate, quali i Best, i Boykins o i Langford, ma giocatori di sostanza che all’occorrenza potrebbero rivelarsi di alto livello almeno in Europa. Punter, per esempio, ha evidenziato le doti della stella; una coppia di centri come Qvale e Kravic non si vedeva dall’era di Ford e Chiacig; Aradori se riesce ad avere continuità sia in attacco che in difesa ha ancora tanto da dire; Taylor è un play vero, di personalità, il che potrebbe fare la differenza nelle situazioni più “calde”; M’Baye è una scommessa che non dovrebbe perdersi, lontano dal clima in certo senso avvelenato di Milano; Martin, Baldi Rossi e Cournooh sono di quegli elementi solidi che ogni allenatore vorrebbe avere in squadra per il contributo che possono dare sia davanti che dietro, sia  che partano dal quintetto che dalla panchina; Pajola e Cappelletti potrebbero rivelarsi l’arma in più, fra gli esterni, se dovessero mantenere le promesse, assolutamente realistiche, il primo di crescita tecnica (dell’agonistica non ha certo bisogno), il secondo di pieno recupero dall’infortunio, perché si è già visto fin qui che sa trattare la palla con un talento fuori dal comune.

Altra cosa importante: ogni ruolo è coperto con almeno due giocatori per garantire il minor calo possibile di qualità in occasione dei cambi, quest’anno particolarmente importanti per consentire alla Virtus di affrontare il doppio impegno campionato-coppa. Sono undici giocatori (sul dodicesimo, Berti, sarebbe francamente velleitario pronunciarsi al momento) che, fortuna permettendo (occorre anche questa), dovrebbero potersela giocare con quasi tutti gli avversari attualmente in calendario: in Italia solo le corazzate Milano e Venezia potrebbero rivelarsi inaffrontabili (lo verificheremo presto, fra nove giorni al PalaDozza contro i campiono d’Italia); in Europa è tutto da scoprire, in questo momento viene da dire che nessuna squadra sembra inferiore ma nemmeno nessuna davvero irraggiungibile.

Per le avversarie italiane si fanno pronostici, si leggono disamine tecniche sugli aggiornamenti delle formazioni, ma onestamente il precampionato ha proposto le solite situazioni: nessuna squadra, fuorché Milano, può dirsi tutelata da eventuali infortuni importanti, per cui a tutt’oggi si possono immaginare tre fasce sostanziali, con Milano e quasi certamente Venezia a contendersi il titolo, Avellino, Trento, Sassari, Brescia, la Virtus, Torino, Cremona, Brindisi e Varese che si dovrebbero litigare dal terzo all’undicesimo posto, Reggio Emilia, Cantù, Pistoia, Trieste e Pesaro alla caccia di un posto ai playoff o in final eight ma con un occhio continuamente rivolto all’indietro.

Il compito più duro spetta ora a Pino Sacripanti: in mano ha una squadra che non è un gioiello di prima grandezza ma è pieno di sfaccettature interessanti e di valore. Per lui è una nuova sfida, a parer nostro una delle più importanti nella sua carriera, perché costruire una grande realtà a Bologna lo potrebbe consacrare ai più alti livelli che fin qui ha avuto occasione di sfiorare solamente. Sempre, naturalmente, che la società gliene dia l’occasione.

Stando a quanto ha detto oggi Baraldi l’intenzione però sarebbe questa, almeno nel medio periodo.

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