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10 Ottobre, il punto su Basket City. Calma, ragazzi!

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Il successo di ieri sera in EuroCup contro il Maccabi Rishon, soprattutto per come è arrivato, potrebbe avere aumentato le aspettative attorno a una squadra come la Virtus Segafredo che, ricordiamolo, è tuttora in via di costruzione. Certo, i lavori in corso promettono bene, l’imbattibilità fin qui conseguita nelle gare ufficiali è foriera di auspici più che buoni, ma starei a quanto sottolineato da Djordjevic in sala stampa alla fine: questa squadra deve stare con le orecchie basse, “tenere il culo per terra” e non esagerare con l’esibizione di gesti più per il gusto estetico che pratici. Ha aggiunto: “Dobbiamo crescere come squadra e negli automatismi, partendo sempre dalla difesa, e inserire progressivamente i nuovi come è in fondo anche Teodosic, rispettando ogni avversario, anche se non ha un grande nome”. Umiltà, dunque, giacché le vittorie fin qui ottenute sono state importanti, sì, ma per lo più contro avversarie o modeste o, vedi Venezia, sostanzialmente in crisi, per quanto i lagunari domenica ci abbiano messo tutto quello che paressero poter dare (me senza, in pratica, Stone). A me questa squadra piace davvero molto: gioca un basket fatto di difesa, rapidi passaggi e, appena possibile, veloci contropiede. Ha la tendenza a cercare il passaggio smarcante – anche spettacolare – sotto canestro; forse ogni tanto potrebbe cercare di più lo scarico dentro-fuori. È frequente infatti che gli esterni restino smarcati e inoperosi quando la difesa avversaria collassa a centro area per chiudere il pick’n’roll concedendo spazio a un tiro da tre poco cercato invece dal regista dell’azione. Ieri Gaines si è trovato varie volte in questa condizione che per lui diviene, evidentemente, frustrante, perché si è visto dolersene, per poi di conseguenza forzare altre soluzioni, essendosi probabilmente sentito sotto esame per i tabellini risicati delle ultime gare e vista l’assenza di Weems. Nulla di tragico, ma immaginiamo che siano situazioni migliorabili. Cresce il gioco, crescono i singoli (Pajola su tutti, alla faccia di chi insisteva per darlo in A2), si deve sperare che i problemi muscolo-scheletrici restino nella prassi (come dovrebbe essere oggi per Weems) di un’attività molto tirata, ma questa Virtus può guardare al futuro con le aspettative di chi si sente sicuro di sé, pur consapevole del fatto che per ora rimane un’esordiente sui parquet importanti. Suona doloroso, forse, dire così della Virtus, ma bruciare le tappe potrebbe rivelarsi controproducente, come dovrebbero aver capito anche in società. E intanto godiamoci la saga degli assist in salsa serba.

In casa Fortitudo Pompea sta forse accadendo l’opposto. Dopo un inizio assai positivo è arrivata la sberla di Varese che ha messo tutti davanti a uno specchio, però se la squadra non era poi così bella, dopo le prime due vittorie, non può essere diventata così brutta dopo una sconfitta, ancorché sia parsa quasi più una resa. Nella tradizione dei portici felsinei si vocifera, a questo punto, addirittura su dissapori nello spogliatoio che non farebbero certo bene, questa è una squadra che ha bisogno di gerarchie sicure e riconosciute, perché sono fondamentali nella costruzione di un gruppo assai eterogeneo che si affaccia ad una nuova avventura per la quale è attrezzato forse al minimo indispensabile. Non ingannino i tabellini di certe partite iniziali: il campionato alla lunga porta alla luce i valori profondi che, se dispersi in situazioni superflue, rischiano di fare la differenza in negativo. Questa Fortitudo deve soprattutto trasformarsi in una roccaforte difensiva, e una buona difesa riesce solo se si è compatti sotto tutti gli aspetti.

 

Insomma, per entrambe le squadre, anche se per diversi motivi, l’invito alla calma è imprescindibile. La stagione sarà lunga e siamo solo ai primi di ottobre, per l’enfasi e le crisi di nervi è davvero troppo presto.   

 

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