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A Varese per la Storia: 1976, Girgi-Sinudyne, decisiva per lo scudetto

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foto Virtuspedia

 

 

La trasferta a Varese più importante della storia della Virtus, fu senz’altro quella del 4 aprile 1976. Vediamo come ci si arrivò. La Mobilgirgi Varese (proprio in quella stagione la squadra lombarda abbandonò lo storico marchio Ignis) vinse la prima fase con 40 punti, venti vittorie e due sconfitte. Cantù chiuse seconda con 34 punti e la Virtus terza con 30, quindici vittorie e sette sconfitte, cinque delle quali nelle prime sei giornate. Dopo aver battuto Udine all’esordio, le V nere persero a Forlì 94-93 dopo un supplementare, poi venne la vittoria contro Siena, 72-62, che fu trasformata in sconfitta a tavolino a causa di una moneta che colpì un giocatore della Mens Sana. Poi fu il turno della sconfitta a Milano contro la Mobilquattro. Da qui in avanti la Sinudyne perse solo contro le due squadre leader del campionato: alla quinta giornata a Cantù, alla sesta contro la Mobilgirgi a Vicenza, per la squalifica del palasport dopo il fattaccio della precedente gara casalinga. Poi una serie di quattordici vittorie su sedici partite, con le sole sconfitte in casa contro la Forst e a Varese. La Virtus cominciò una trionfale Poule tra le prime sei e le prime due squadre di A2: vittoria a Roma, successo nel derby, vittorie a Milano e Venezia; poi trionfò nello scontro al vertice contro la Girgi: 77-70 in piazza Azzarita. Sbancata Udine, le V nere chiusero il girone di andata battendo i campioni d’Italia della Forst. Dopo aver sconfitto l’Ibp Roma, vinsero contro la Fortitudo dopo un supplementare. Le vittorie contro Milano e Venezia chiusero una serie di cinque gare consecutive disputate a Bologna (unica “trasferta” il derby). A tre giornate dalla conclusione le V nere conducevano la classifica con 22 punti, seguiti con 20 dalla Mobilgirgi, che dopo la sconfitta di Bologna aveva ripreso il suo cammino vincente. Tagliate fuori dalla lotta per il titolo tutte le altre. Il primo aprile a Ginevra i varesini vinsero la loro quinta e ultima Coppa dei Campioni nel percorso che dal 1970 al 1979 li vide disputare dieci finali consecutive. E il 4 aprile a Varese sfida fondamentale tra i campioni d’Europa e le V nere. Padroni di casa subito avanti, poi una fase di equilibrio; nell’ultima parte del secondo tempo la Virtus allunga. Nel finale dalla lunetta Caglieris suggella a più riprese la vittoria; l’allenatore Peterson non lo fa mai rinunciare ai liberi, di fronte al fallo sistematico dei varesini che tentano un disperato recupero, per non dimostrare paura. Punteggio finale 75-82. Quattro punti di vantaggio in classifica a due giornate dalla fine, titolo quanto mai vicino. Grande entusiasmo negli spogliatoi e tra i tifosi giunti da Bologna.

Questo il tabellino dei bianconeri: Caglieris 9, Antonelli 18, Valenti, Sacco, Martini, Bonamico 5, Driscoll 22, Serafini 2, Tommasini, Bertolotti 26.

Ecco nelle parole dell’allenatore Dan Peterson il riassunto di quella gara: Nel primo tempo, loro sono una furia, una squadra da… NBA. Vanno sopra di nove. Driscoll, che non chiede mai la palla… la chiama. Canestro di Driscoll: meno sette per noi. Loro segnano di nuovo: meno nove per noi. Driscoll segna per noi: meno sette. Loro segnano ancora: più nove. Driscoll segna ancora: meno sette. Finalmente loro sbagliano. Rimbalzo Driscoll. Poi, Driscoll passa, qualcuno segna: meno cinque. Quel momento terribile e il gioco di Driscoll è stato la metà dell’opera. Poi, fortuna… nella sfortuna. Gigi Serafini, non in partita, fa cinque falli. Devo spostare Driscoll su Meneghin, Terry non ha paura e può prendere ancora più rimbalzi. Metto Bonamico su Morse e Bonamico subisce tre sfondamenti in pochi minuti. In un istante, abbiamo equilibrato il quintetto… una grossa fortuna. Mancano 43″ alla fine. Caglieris piazza due liberi per portarci a più cinque. Porelli: “Coach, abbiamo vinto!” Zanatta, per loro, spara un passaggio baseball tutto campo e segnano subito. Io a Porelli: “Non ancora”. Altri due liberi di Caglieris: più cinque. Io a Porelli: “Adesso si”. Loro sbagliano e Antonelli piazza un tiro in sospensione. 82-75. Sbanchiamo Varese. Impresa storica”.

Per la matematica certezza del titolo occorreva, però, un’altra tappa: vincendo in casa contro la Snaidero, il mercoledì successivo, la Virtus avrebbe conquistato il suo settimo scudetto, il primo nel palasport di Piazza Azzarita, vent’anni dopo l’ultimo vinto in Sala Borsa. Quella sera il palazzo era un’apoteosi di vessilli tricolori e quando i dieci bianconeri salirono la scaletta che conduceva al campo il boato fu incredibile. Le V nere partirono a razzo, 10-0, poi furono prese da un po’ di fretta, ma finirono la cavalcata trionfale per 94-68. Era il 7 aprile 1976. Tappi che saltarono, brindisi sugli spalti, invasione di campo, la squadra che ritorna in campo richiamata a gran voce, insomma una festa indimenticabile, per una Virtus magnifica. La sconfitta contro i campioni uscenti di Cantù, nell’ultima gara di campionato, risultò del tutto ininfluente, ormai le V nere avevano compiuto la loro impresa.

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