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Umberto Gandini a “A Better Basketball”: “Vogliamo tornare a giocare il prima possibile”

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Il mondo naviga a vista, travolto dalla pandemia di coronavirus che ha messo in ginocchio l’economia mondiale, ma non solo. Non fa eccezione il mondo dello sport, colpito duramente dalla chiusura totale delle attività e che, nonostante il futuro sia ancora incerto, sta cercando di ripartire a piccoli passi. A riguardo è intervenuto sulla pagina Facebook “A Better Basketball” Umberto Gandini, presidente della Lega Basket A:

Non si possono fare previsioni sul futuro della pallacanestro, anche se il consiglio federale di oggi ha fornito delle linee di massima. Cosa ci dobbiamo aspettare per la prossima stagione?

“Tutti vogliamo tornare a giocare il prima possibile, nelle massime condizioni di sicurezza per i giocatori e per i tifosi. Siamo d’accordo con la necessità con le scadenze per la ripresa delle attività. Quello che dobbiamo fare ora è seguire l’evoluzione dell’emergenza sanitaria e seguire le regole d’ingaggio per poter poi riprendere le attività in totale sicurezza”.

Qual è la situazione dei campionati al momento?

“La stagione del campionato 2019/2020 lascia strascichi importanti, in ogni ambito. Noi abbiamo pensato di permettere il cambio di categoria entro il 15 giugno di quest anno. Qualora una società non avesse i requisiti per affrontare regolarmente la prossima stagione, abbiamo concesso il diritto di ripartire dall’A2 e non dall’ultimo campionato disponibile. Al 31 luglio, nel caso ci fossero delle rinunce, valuteremo con criteri assolutamente oggettivi l’idoneità a partecipare alla massima serie. Bisognerà essere in grado di affrontare il campionato, perché non si parla solo di un cambio di campionato, ma del passaggio da dilettantismo a professionismo”.

Il professionismo nel mondo del basket può costituire un problema a livello di costi?

“Oggi il basket è il secondo sport di squadra professionistico, subito dopo il calcio. E’ facile andare oggi ad identificare il professionismo come un problema a livello di costi, che però rimane una garanzia per gli atleti ed i tifosi, e va tutelata. Questo è stabilito dalla legga, che però è in vigore da più di quarant’anni, e quindi andrebbe allineata a questi tempi”.

Il confronto con la GIBA e l’USAP?

“Siamo tutti responsabili dello stesso prodotto, ovvero il miglior basket possibile in Italia. Il fatto di aver potuto trovare una soluzione comune, ha permesso di non generare controversie che da altre parti sono state molto più marcate”.

Se si vuole ambire ad attrarre maggiormente le televisioni, bisogna migliorare il prodotto?

“Con la pandemia sono cambiate i nostri contratti in essere, tra cui quello con Eurosport che scade a giugno 2020 e che andrà rivisto, dopo la mutilazione della stagione in corso a causa del coronavirus. Vorrei usare questa come stagione ponte per formare un campionato più solido e sostenibile, per presentare un piano più appetibile per il trienno 2021-2024. Gli interessati al basket sono prevalentemente i giovani, abituati a fruire di contenuti in maniera indipendente e non mediata, per loro Facebook e Instagram sono il principale mezzo. Ma questo era principalmente per far capire cosa fosse realmente il chiaro. Nel basket c’è tutto un contorno di cui fanno parte atleti, addetti ai lavori, tifosi e palazzetti: se potessi sistemerei tutto in un secondo, ma per poterlo fare è necessario un piano e serve tempo”.

C’è qualche elemento del mondo del calcio che si potrebbe portare in quello della pallacanestro?

“L’esperienza nel mondo del calcio fa parte del mio bagaglio e mi serve sicuramente per fare confronti con il mondo del basket. Le differenze sono tante, in primis quella del professionismo: nel calcio esiste un sistema di licenze, dove vengono stabiliti requisiti minimi che le squadre devono rispettare per partecipare a determinati campionati. Questo sicuramente è un elemento da trasportare nel mondo del basket, dove spesso con il titolo sportivo si può puntare ad una lega superiore non avendo però le strutture adatte per potervi partecipare”.

Gli idoli in Italia restano personaggi storici come Dino Meneghin. Non siamo stati in grado di crearne di nuovi, raccontare i protagonisti di questa serie A potrebbe essere la soluzione per fare aumentare l’attenzione sul campionato?

“In questo mondo il fatto di non avere testimonial, pesa tanto. I giocatori di NBA sono un elemento trainante per appassionare i più giovani, senza dubbio. Sarebbe bello avere un elemento social per ogni squadra, creando degli “ambassador” per promuovere il nostro movimento. E’ un tema sul quale dobbiamo lavorare, ma oggi come oggi le strutture della Lega non sono state disegnate per questo scopo, dovremo discutere con le società per muoverci in questo senso. Nel calcio c’è una nidiata di giovani promettenti come Zaniolo e Tonali, che sono molto più facilitati nella comunicazione e che potrebbero essere un elemento trainante per il movimento calcistico. L’idea è di traslare questo proposito nel mondo del basket”.

Come vedi il panorama a livello europeo?

“Lo vedo parecchio confuso. Io provengo da un mondo dove le società potevano intervenire nel “decision making process”. Ora sono curioso di capire come poter portare un contributo da questo punto di vista, per trovare soluzioni condivise il più possibile. Nel 2020 è impensabile che ci siano entità che decidono senza consultare i propri stakeholders”.

Pensi che ci possa essere un cambiamento nella discrepanza d’opinione all’interno della Lega?

“La Lega è costituita da 17 società concentrate sulla protezione dei propri interessi, ma anche consapevoli che bisogna tutelare il prodotto. Sono convinto della collaborazione di tutte le società, penso che la mia scelta sia stata dettata dalla decisione di effettuare un cambio di passo. Noi rappresentiamo il miglior campionato di pallacanestro in Italia, da cui derivano onori ma anche oneri, che proveremo a rispettare al massimo delle nostre capacità”.

Pensi che il basket possa essere un grande divertimento da cui ripartire, dopo un momento così negativo come quello attuale?

 

“Sarebbe bellissimo: l’obiettivo che abbiamo è quello di tornare alla normalità. Questo lockdown ci ha insegnato tanto, tra cui la voglia di condividere. Sicuramente verremo da una situazione di paura, gestirla sarà la cosa più importante andando ad un evento. L’Italia è il paese dei “mille campanili”, dove ci sono tanti derby e sfide particolari, questo sarà sicuramente molto bello da vedere. C’è voglia di ricominciare da parte di tutti, partendo da Petrucci arrivando fino ai giocatori. Ho avuto tanti dialoghi con società, allenatori e giocatori, per capire da dove ripartire, aiutandomi in questo modo a stabilire i punti focali su cui puntare la prossima stagione per proporre poi un prodotto diverso per il triennio 2021-2024″.

Il problema delle strutture?

“I palazzetti sono gli stessi di quando vi andavo io, ma il problema è sostanzialmente quello del calcio. La maggior parte sono comunali, garantendo quindi ricavi senza problemi di spese di manutenzione. La risoluzione di questo problema passa da investimenti delle società, ma anche da parte dello stato. Tutto passa dal rendere sempre più confortevoli le arene, dando la possibilità ai tifosi di fruire al massimo dei contenuti delle partite e di poter interagire. Sarebbe bello avere la bacchetta magica per poter avere delle “smart arenas” come in Europa o in America, ma sarei contento anche solo di aver gettato il seme per poter portare avanti questa idea”.

Le perdite nel mondo del basket? Ci sarà qualche squadra che non ce la farà e dovrà dire di no alla serie A?

“Appena scoppiata la crisi e giunti alla sospensione, abbiamo guardato all’interno della Lega le squadre che potevano essere a rischio. Abbiamo chiesto alle società, dopo un conteggio di tutti i costi della stagione, di segnalare quanto avrebbero avuto di mancato incasso, vedendo attribuire un valore di 37 milioni di euro. Dopo l’assunzione di un “advisor”, il valore si è attestato sui 40 milioni di euro come perdita generale della Lega. Successivamente abbiamo raggiunto un accordo per cui una serie di costi sono stati scremati e recuperati dalle società, per cui successivamente le società si sono regolate con sponsor e soci per ridurre il gap. Anche con una ripresa a porte chiuse, poi mutata in porte aperte nel corso della stagione, la perdita era comunque stimata tra i 35 e i 40 milioni. Sull’ultima parte della domanda non ho avuto indicazioni in tal senso da nessuna società. Penso che però sia un’opportunità da valutare, non avendo promozioni e retrocessioni, ma detto questo le singole società stanno facendo i conti per valutare come procedere in base alle regole di ingaggio per la prossima stagione”.

Come migliorare il campionato?

“Noi dobbiamo mettere le società di avere i migliori protagonisti possibili, ma tutto in un sistema che deve essere solidale, mutualistico e organizzato per migliorare uniformemente tutte le squadre. Non ho la ricetta magica per risolvere questa situazione, ma ne parleremo nelle prossime settimane in Lega”.

Natali della Pallacanestro Varese chiede: quali sono i consigli per noi durante un periodo così lungo di stop?

“Penso che sia ottimale puntare a migliorare il proprio fisico per confrontarsi al meglio con i giocatori americani, che costituiscono i loro “antagonisti” principali. Questo andrà fatto tramite grandi sacrifici e con passione”.

Partite in live su Twitch?

“Stiamo seguendo l’evoluzione virtuale di questo sport, vorrei una fruzione digitale di questo prodotto. Ringrazio del suggerimento di cui terremo conto per la via da seguire per il futuro”.

Una Summer League italiana?

“Pensavamo ad un torneo che coinvolgesse tutte le società italiane, con una Final Four da organizzare per fine settembre. Abbiamo già definito le basi, speriamo di riuscire a licenziare il progetto nelle prossime settimane”.

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