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21 Maggio, il punto su Basket City. Il futuro è l’Europa?

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Fra domenica e lunedì si scoprirà se la stagione del basket europeo potrà continuare o meno, se le infinite incognite sul piano sanitario e su quello contrattuale (con annessi protocolli di sicurezza, quarantene per i giocatori, organizzazione di viaggi e soggiorni e così via) finiranno o meno col prevalere sulle esigenze di carattere più cha altro economico di una Eurolega che cerca fino alla fine di non buttare totalmente alle ortiche questa annata disgraziata. La cosa riguarda da vicino anche la Bologna cestistica poiché la Virtus Segafredo avrebbe ancora in ballo la partecipazione alla fase finale dell’Eurocup, sulla quale peraltro pare ci siano meno pressioni, poiché evidentemente un po’ meno gravosa sul piano delle perdite finanziarie. La Virtus non ha nascosto che a questo punto preferirebbe non essere costretta ad accelerare il rientro nell’attività agonistica, da svolgersi, fra l’altro, in città europee molto distanti (da Belgrado a Kaunas e Vilnius), visto che è abbastanza sicuro che il gioco non valga la candela, ma è altrettanto chiaro che non potrà sottrarsi ad alcuna decisione giacché il suo futuro ormai pare sempre più legato ad una ritrovata dimensione internazionale. Non è un mistero, infatti, che l’obiettivo di Zanetti e Baraldi sia il ritorno prima possibile in Eurolega, che la scelta di “tradire” la Basketball Champions League per l’Eurocup sia stata dettata dalla prospettiva di rientrare definitivamente nel basket che conta maggiormente dopo la NBA, e visti i chiari di luna nel contesto italiano non è assurdo vedere l’impegno dei bianconeri proiettato soprattutto verso una dimensione che darebbe un senso ad investimenti economici importanti. La Lega italiana rischia infatti lo sbriciolamento conseguente al fatto di non riuscire a trovare la strada di una rifondazione vera e propria, annaspando in velleitari tentativi di salvare capre e cavoli con risoluzioni quanto meno discutibili. Non appena varato il progetto di una ripartenza a 18 squadre con annessione – meglio che “promozione” – di Torino alla A1 sono infatti comparse le dichiarazioni di Pesaro che si dice indirizzata ad un declassamento, di Cremona attualmente non in grado di garantire la permanenza nel massimo campionato: si prospetta, insomma, l’ennesimo campionato farlocco con possibili cedimenti interni che ne minerebbero ancora una volta la regolarità. In assenza di un serio progetto di ricostruzione del movimento professionistico italiano il futuro virtussino non può non vedersi proiettato in una Europa che garantisce visibilità internazionale, l’attenzione dei media maggiori, un profondo appeal per i propri tifosi che hanno fatto presto a ritrovare il palato fino dei bei tempi andati, con il successo in BCL dello scorso anno e la bella stagione fin qui vissuta in Eurocup. La realizzazione della nuova struttura in Fiera e il progetto di un nuovo palasport rappresentano un primo, grande passo in questa direzione; l’allargamento/aggiornamento del roster a disposizione di Djordjevic, di cui tanto si comincia a parlare (ma per ora volano più le voci degli agenti che i fatti concreti) è un altro imprescindibile passaggio che dimostrerà le reali intenzioni della società, fatto salvo il fatto che già ora non sarebbe poi una squadra da buttare via se non si pensa  di ottenere subito risultati eclatanti. Resta peraltro inequivocabile questa nuova prospettiva: Basket City potrà continuare a considerarsi tale abbracciando una dimensione che superi i confini della mediocrità imposta da una realtà italiana sempre più odorosa di muffa.

E in effetti, anche in casa Fortitudo Pompea si sta realizzando che una prosecuzione dell’attività che non costituisca semplice tentativo di sopravvivenza debba andare in una analoga direzione. La conquista del diritto di partecipazione alla BCL le spalanca le porte per cercare alternative agli attuali limiti di spazio imposti al PalaDozza dall’emergenza sanitaria. Voci insistenti accennano a contatti con la Unipol Arena (di sicuro non sgraditi all’attuale proprietà) che consentirebbe di ospitare un adeguato numero di spettatori, non dimenticandosi che nel nocciolo duro del tifo la società trova il nucleo fondamentale della propria esistenza. La proiezione in un mondo solo favoleggiato fino a dodici mesi fa riporterebbe alle stelle l’entusiasmo, anche se non permetterebbe di trasferire, per ora, il derby sul suolo europeo. Resterebbero da verificare le incognite finanziarie che potrebbero scaturirne (non dimentichiamoci che in tale prospettiva il roster sarebbe quasi totalmente da rifondare, il solo cui dovrebbe essere garantita la conferma pensiamo debba essere il vero motore della rinascita tecnica, coach Antimo Martino) ma non è impossibile che una ritrovata dimensione internazionale, primo assaggio di un’augurabile crescita ulteriore, moltiplichi l’interesse di possibili sponsor.

Tuttavia la direzione non pare davvero più modificabile per Basket City, che potrà continuare a considerarsi veramente tale se sarà capace di fare un salto di qualità nella dimensione europea. Ciò non significherebbe rinnegare la propria appartenenza al movimento italiano (rimane poi sempre l’esigenza di giocare almeno un paio di derby l’anno) ma quanto sia auspicabile salire di grado lo dice l’interesse che su social e media questi temi stano riscontrando. La Bologna del basket deve tornare ad essere un polo internazionale, deve tornare ad essere una delle capitali europee.

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