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Virtus, la carriera della stella italo-spagnola Diego Fajardo

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Pivot e ala grande di due metri e otto centimetri di altezza, Diego Fajardo è stato un ottimo interprete del suo ruolo, militando in alcune tra le più prestigiose squadre italiane (Cantù, Milano, Virtus) e spagnole (Tau Vitoria, Tenerife). Possiede anche il passaporto italiano, ottenuto tramite matrimonio.

Cresciuto cestisticamente nella madrepatria spagnola, e debuttante nel professionismo con la canotta del Valladolid, venne notato dagli scout della Viola Reggio Calabria, con cui però retrocede in A2 a fine stagione 1997-1998.

Venne acquistato da Biella, giocando una sola gara, e ad ottobre fu ceduto all’Imola Basket più forte di sempre, sconfitta agli ottavi dei playoff del massimo campionato dalla Fortitudo. 

Saltò la stagione seguente per un grave infortunio, e nel 2000 firmò per Cantù, affermandosi ad alti livelli e facendosi notare come uno dei migliori giovani in circolazione. Divenne titolare inamovibile, trascinando la squadra alla salvezza con ottime statistiche individuali (11 punti e 8 rimbalzi per partita sui 27’).

 

Nel 2001-2002 si divise tra Verona e Siviglia, dovendo lasciare anzitempo il club scaligero per problematiche finanziarie, mentre stava giocando con grandi numeri (16 punti e 8 rimbalzi per partita sui 36’). L’anno successivo giocò con Roseto, con cui debuttò nelle competizioni europee (Uleb Cup), per ritornare a fine stagione a Reggio Calabria. Si confermò in entrambe le realtà su buoni livelli, sulla falsariga degli anni precedenti, raggiungendo la doppia cifra di punti e non pochi rimbalzi anche in Europa. Le sua buone prestazioni gli valsero un biennale con Milano, allora in rampa di lancio ad alti livelli, con cui giocò pure l’Eurolega 2005-2006. All’Olimpia trovò una folta concorrenza ed un minutaggio inferiore, e alla fine del contratto preferì tornare a giocare in madrepatria. 

Il 2006-2007 lo passò prima tra le fila del Bruesa ed in seguito tra quelle del Tau Vitoria, con cui vinse il suo unico trofeo in carriera (la Supercoppa spagnola), per finire la stagione di nuovo a Milano. Nel biennio successivo giocò ancora in Spagna per il Murcia, ma la nostalgia per il basket italiano, in cui ha indubbiamente espresso le sue doti migliori, lo portò a firmare con la Virtus. A Bologna si rilanciò ad alti livelli, trovando un largo minutaggio e tanti punti (9 punti e 5 rimbalzi per partita sui 20’).

Non trovando l’accordo con le vu nere, firmò un biennale con Varese, giocando di nuovo due buone annate, seppur non sempre da titolare. A 34 anni, firmò con gli iraniani dell’Hamyari Sh. Zanjan, per concludere la stagione a Pistoia, aiutando il club toscano nella promozione alla massima serie. Giocò infine da riserva l’ultima stagione nell’Iberostar Tenerife, prima del ritiro. 

 

Insomma, la carriera di Diego Fajardo è stata sicuramente di alto profilo, ma la carenza di titoli importanti e la mancata convocazione in nazionale gli hanno bloccato l’esplosione a livello europeo. Le sue doti maggiori sono  l’aggressività e l’irruenza, unita ad una garra invidiabile, che gli hanno permesso di realizzare tanti punti a rimbalzo. Diventato beniamino del coach Lino Lardo durante l’esperienza veronese, a lui deve i trasferimenti più importanti della carriera, ovvero a Milano e alla Virtus.

 

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