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Sarà solo un “derbyno”, ma pur sempre un derby per Basket City

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Non sono certo al meglio, attualmente, sia Virtus Segafredo che Fortitudo Banca Cambiano, in procinto di disputare dopodomani, venerdì 4 settembre, un derby decisamente prematuro sul piano tecnico, quanto opportuno invece su quello della rivitalizzazione del movimento cestistico. Peccato, solo, che non si possano ricreare gli ambienti torridi delle stracittadine a causa del Covid, che stanno rendendo le partite qualcosa di estremamente accademico. Tuttavia, dovendo fare di necessità virtù, forse in questo modo si possono valutare maggiormente gli aspetti puramente tecnici che iniziano ad emergere dopo due giornate di Supercoppa LBA, fatta la tara, ovvio, allo stato di precarietà di condizione e di organico di un po’ tutte le squadre.

Per quanto riguarda le formazioni bolognesi, ciò che fin qui è emerso propone dati abbastanza incoraggianti in casa bianconera, un po’ meno in quella biancoblu. La Virtus ha vinto due partite, ma questo ha senso solo su un piano statistico e rispetto alla possibilità di proseguire verso le finali di un torneo ancora privo di una vera identità; come lo ha fatto, è viceversa un po’ più importante: nella prima ha avuto la meglio di una Cremona priva di tre quinti del quintetto e infarcita di cadetti, neanche juniores, per cui ciò che contava era constatare l’amalgama fra nuovi e vecchi giocatori. Luci ed ombre, in questo senso, ma la cosa confortante per Djordjevic pare quella che ognuno dei nuovi sia più impegnato ad inserirsi nei giochi che a soddisfare egocentrismi. Se ne è avuta conferma contro Reggio Emilia, dove invece è emerso un altro dato caratteriale: senza Teodosic la squadra ha comunque palesato le attitudini per uscire con personalità dalle acque torbide di una difficoltà inattesa. È troppo presto per dire quale sarà il contributo che potranno dare Adams, Abass, Alibegovic e Tessitori, ma intanto il primo ha evidenziato grinta e qualità difensive, oltre che capacità di leggere i giochi; il secondo l’umiltà di proporsi con una certa efficacia senza sovradimensionati protagonismi; il terzo palesa doti sia fisiche che atletiche da affinare ma con potenzialità esplosive; il quarto non tiene attualmente in mano un pallone ma si butta su tutti come un leone, ed è questo uno degli aspetti che potranno renderlo importante. Insomma, i segnali per una potenziale crescita rispetto alla scorsa stagione stanno emergendo, compreso un Pajola che cresce sotto tanti punti di vista sotto la sapiente guida a matrice serba, per cui c’è sì ancora tantissimo da lavorare ma il trend non è poi così distante da quello che ci si poteva in questo momento aspettare, nell’ottica di una formazione che vorrà giocarsi tutto sia in Italia che in Europa.

La Fortitudo al contrario per ora sta mostrando un po’ di difficoltà. “Non ho avuto le risposte che volevo, perché non c’è molto spirito”, ha commentato alla fine della vittoria con Cremona Meo Sacchetti: “l’atteggiamento è la cosa più importante. È qua che devo lavorare”, ha poi aggiunto. Il rischio è che questo possa rimanere il problema più vistoso di una squadra che ha molto talento in attacco ma forse non altrettanto in difesa e che potrebbe evidenziare lacune in un roster probabilmente corto per un doppio impegno gravoso come quello che la attende. Contro Cremona Withers e Fletcher si sono aggiunti alla batteria dei cannonieri, ma 67 punti subiti nei primi tre quarti sono francamente troppi se si considera che di fronte c’era una formazione in trasferta più che dimezzata nell’organico. Una caratteristica delle migliori squadre di Sacchetti è poi sempre stata la reattività richiesta dal suo gioco molto dinamico, e qui potrebbe sorgere qualche altro problema, perché oltre al fisico impone una dedizione mentale finora lontana dall’intravedersi. “Devono uscire rabbia e orgoglio, quello dell’underdog” ha detto ancora Sacchetti, e questi dovranno scaturire da un profondo lavoro in palestra sia sul piano fisico che, appunto, mentale. È peraltro presto per sparare a zero, ci mancherebbe: queste partite normalmente servono proprio al collaudo iniziale e non ci si deve lasciar condizionare esageratamente dai primi segnali.

Ma domani arriva un derby, che Basket City comunque soffre. Anche se sarà più che altro un “derbyno”, perché in queste condizioni chiamarlo derby pare quasi un’eresia. È quasi certo, infatti, che non riuscirà a scaldare più di tanto gli animi di chi lo vincerà; tuttavia, perderlo scoccerà in ogni caso parecchio, soprattutto se dovesse venire con segni di resa inappropriata a questo genere di partita. Che rientra comunque fra le gare ufficiali di una statistica ultracentenaria.

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