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Ma ha un senso continuare così? L’editoriale del lunedì

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Ha senso un derby senza il pubblico? Senza i cori, le coreografie, gli entusiasmi, gli improperi sugli spalti gremiti che trasformano una partita in qualcosa che va al di là della sola pallacanestro? L’incontro in programma per domenica prossima fra Fortitudo Lavoropiù e Virtus Segafredo rischia di rimanere nella storia come il derby più dimesso, se non il più inutile, di ogni tempo. Avrà un senso giocarlo, se non per adempiere ad un impegno formale che peraltro sta smarrendo tutto la propria credibilità fra un rinvio e l’altro, con squadre decimate, roster debilitati dai sintomi pre e post Covid-19, e i primi segnali di possibili utilizzi strumentali di test clinici ai margini della legittimità?

Difficile dire con totale certezza se abbia ragione l’AD virtussino Luca Baraldi a invocare una sospensione, o chi al contrario teme che una sosta possa nuovamente far saltare tutto anche quest’anno. È tuttavia evidente che allo stato attuale i diversi campionati, in Italia e in Europa, sono minati nella loro regolarità perché non possono essere garantite condizioni di equità competitiva fra le squadre che vi partecipano. Non si tratta infatti di affrontare semplicemente le gare con uno o più infortunati – il che rientrerebbe nella prassi comune, sfortuna volendo – ma di saltare una partita dietro l’altra o trovare avversari magari oggi in condizioni impresentabili anche perché si è interrotta la regolare sequenza fra gare e allenamenti, con lunghe soste forzate e incontri estremamente ravvicinati per via dei recuperi. Senza considerare la questione del disastro economico di tutte quelle società che confidano nello sbigliettamento per affrontare la stagione e ovviamente senza spettatori vedono impazzire i propri bilanci. È questo il campionato cui vogliamo assistere?

Chiaro che al tempo del Covid-19 occorre fare di necessità virtù, ma altrettanto palese sembra essere che le condizioni per cui lo scorso inverno si era fermato tutto non siano così differenti dalle attuali per quello che riguarda il piano sportivo, giacché sui temi della salute sono le istituzioni a dettare norme e comportamenti e a quei livelli non sarebbe in ogni caso possibile intervenire. Qualcosa di grottesco si è insinuato nel sistema poiché si direbbe che gli organi internazionali non dialoghino particolarmente con quelli nazionali., e questo rischia di determinare ulteriori incongruenze. Sospendere l’attività agonistica per un paio di mesi, in attesa degli sviluppi ulteriori, probabilmente sarebbe la soluzione più saggia, ma sfido chiunque a dire di avere la verità in tasca in questo momento. Come in ogni emergenza si tratta di salvare il salvabile, di ridurre al minimo l’impatto negativo. Insistere a tutti i costi significherebbe pure dover assistere a spettacoli come il derby senza tifosi. Comprendiamo lo sconforto dei tanti tifosi, il disagio degli atleti costretti ad un nuovo allucinante stop, ma il buon senso sembra dirigersi verso la soluzione della sospensione.

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