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26 Novembre, il punto su Basket City. Alti e bassi nell’incongruenza di una stagione “malata”

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foto Virtus Pallacanestro/Giulia Pesino


Con il derby di domenica scorsa si è chiuso con largo anticipo il novembre cestistico delle squadre bolognesi: per la Fortitudo Lavoropiù l’appuntamento è al 5 dicembre, con la trasferta di sabato sera a Brescia; per La Virtus Segafredo si va alla domenica 6 con l’arrivo alla Segafredo Arena alle 16,00 di Sassari. Un altro bel buco nella sequenza a spezzatino di un calendario sportivo figlio dell’emergenza sanitaria che a mio parere lascia sempre più perplessi sulla opportunità di non prendersi una pausa, almeno fino a dopo Natale, forse anche febbraio, eventualmente ripensando accuratamente ad una ipotesi di modifica delle formule dei diversi tornei. Queste due nuove settimane di stop non lo sono, in verità, per tutti, perché in mezzo ci sono le nazionali che hanno prelevato alcuni giocatori alle squadre, le quali, di conseguenza, non potranno nemmeno utilizzare pienamente questo periodo per aggiustare i problemi creati da una preparazione sincopata e dalle sberle prese, chi più, chi meno, dal passaggio del SARS CoV 2. Con la speranza che le varie nazionali non riconsegnino atleti colpiti dal male. In altre parole, si continua a vivere alla giornata senza poter effettuare quella programmazione che qualsiasi logica imporrebbe: per causa di forza maggiore, certo, ma a mio modo di vedere la situazione potrebbe essere affrontata con diverso raziocinio da quanto deciso a livello di Lega, dove la maggioranza delle società ha scelto di proseguire in questo modo, paventando piuttosto per quest’anno sportivo il blocco delle retrocessioni. Decidere oggi in tal senso credo che costituirebbe un’ennesima fucilata verso la credibilità di un campionato che odora sempre più di opportunismo e approssimazione: togliere la retrocessione darebbe serenità a diverse squadre ma muterebbe sensibilmente le carte in tavolo a gioco avviato e inficerebbe potenzialmente gli sforzi compiuti, in via di programmazione, da talune società rispetto ad altre; sul fatto di proseguire o meno ho già detto, ma evidentemente la paura delle eventuali reazioni di tanti tifosi sbarra la via a qualsiasi altro ragionamento.

Si procede, così, in palestre che non so quanto siano utilizzabili al meglio. Certamente non quella bianconera, vista l’assenza di Ricci, Pajola e Tessitori (mancherebbe anche Abass, forse, se non fosse convalescente) seppure il momento in casa Virtus non sia dei peggiori: la doppia vittoria con Lietkabelis e Fortitudo ha risollevato un po’ gli animi, soprattutto per come sono maturate, zittendo, per il momento, le frange di tifosi ipercritici e impazienti. Adesso tutta l’attenzione si è convogliata sul cinno di casa in via di metamorfosi, auspicando che l’assommarsi di elogi non si riveli un freno nella crescita: finora “Pajolic” si è mantenuto distante dai classici vizi di certa italianità, speriamo proceda in questo modo, ingabbiato tra il più incredibile trio di “menti cestistiche” – sommando SanTeo, Markovic e Dj – mai visto prima a Bologna. Dove son passati playmaker anche clamorosi, in passato, da Caglieris a Brunamonti, da Rigaudeau a Best, per non parlare delle teste di un Cosic, di un Driscoll, di un Van Breda Kolff, ma mai con questa combinazione. Gli altri argomenti restano un po’ sempre gli stessi: lodi sperticate alla proliferazione degli assist, mugugni, a mio parer ingiustificati, per l’assenza di tiratori scelti, andirivieni quotidiani di entusiasmi e depressioni fra i tifosi. Non ci pare, invece, sia così per la squadra, che cresce viceversa con discreta armonia, seppur possa registrare ancora alti e bassi. Francamente è difficile dire, oggi, dove potrà davvero arrivare, ma se non ci si metterà di mezzo un fato maligno sul piano della salute questa Virtus dovrebbe garantire tanto divertimento e qualche soddisfazione. Quanto grandi, si vedrà.

La situazione in casa biancoblu viceversa è assai complicata. Vengono al pettine nodi che si intravedevano già in origine ma certo entusiasmo estivo impediva a tanti di cogliere nella loro interezza. Adesso si cerca di salvare il salvabile rattoppando un tessuto sbrindellato come certi tappeti antichi di pregio smangiucchiati dalle tarme. L’arrivo di Saunders è stato più che positivo per le sue caratteristiche specifiche come giocatore, ma il vero recupero deve avvenire a livello mentale probabilmente prima di tutto in società, dove occorre confermare fermamente la fiducia a un coach cui occorrerà aggrapparsi per venirne fuori, poi tra i giocatori che dovranno evidenziare di possedere la maturità di sapersi mettere al servizio della squadra prima che a quello del proprio tabellino, magari smettendola di parlare di play off e concentrandosi su ogni partita come fosse l’ultima della vita. Il tasso tecnico c’è: ci sarà la voglia condivisa di sbucciarsi le ginocchia e aggredire l’avversario, come è nella filosofia di gioco di un allenatore che ha dimostrato di saper dar vita a un basket divertente e produttivo?

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