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Coi risultati, la Virtus Segafredo ritrova la serenità. L’editoriale del lunedì

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foto Ciamillo-Castoria/Virtus Pallacanestro


Ad una settimana dalla “grande crisi” (che non ha fatto proprio benissimo all’immagine) la Virtus Segafredo pare tornata nell’assoluta regolarità e soprattutto nella serenità, avendo cominciato a riempire il paniere prenatalizio con la conquista della partecipazione alle Top16 di Eurocup e potendosi concentrare così sull’ottenere la miglior posizione possibile nelle F8 di Coppa Italia, che sarebbe in teoria quella che le consentirebbe di non incontrare Milano prima dell’eventuale finale, sebbene oggi come oggi parrebbe quasi più pericolosa Brindisi. In effetti, sotto questo aspetto la vittoria dei pugliesi in casa dell’Armani ha complicato un po’ le cose, se, come probabile, la Happy Casa manterrà la prima posizione in campionato alla fine del girone d’andata. Resta il fatto che la Virtus ha dimostrato ieri di tenere parecchio pure a questa classifica, visto come è entrata in campo a Trieste e ha dominato sostanzialmente l’intera partita. Contro aveva una squadra già martoriata dal Covid che non avrebbe potuto fare di più che da sparring partner, però l’ampio utilizzo di Teodosic e Markovic ha dimostrato come la Virtus non ci stia assolutamente a lasciare per strada alcuna occasione. Ipotizzo a questo punto un maggior riposo per alcuni mercoledì contro l’Antwerp, partita che dovrebbe rivelarsi di pura routine e che dovrebbe consentire ai bianconeri di provare senza troppi rischi soluzioni da affinare, assieme ad una distribuzione dei minutaggi che mirino a preservare i giocatori che per diversi motivi debbano tirare un po’ il fiato. In attesa dell’ingresso effettivo in squadra di Belinelli ci si aspetta ora che un po’ tutti – per lo meno fra gli esterni – cerchino in queste gare prenatalizie di mettersi in evidenza, visto che i minuti del Beli dovranno essere rosicchiati tra chi attualmente scende in campo. Molti ipotizzano che a rimetterci potrebbe essere soprattutto Adams, che fin qui in effetti non ha pienamente convinto: nei primi tempi lo si poteva giustificare con la difficoltà di entrare in un meccanismo già assai rodato; ora, è inevitabile chiedergli qualcosa di più, nei termini, soprattutto, di quel “killer instinct” che ha caratterizzato i suoi trascorsi spagnoli. Viene da chiedersi se quel suo limitarsi a svolgere il compitino venga da un ordine di scuderia, perché magari non si vuole almeno per ora intaccare i meccanismi consolidati, o invece sia conseguenza di una sua effettiva difficoltà ad entrare nelle dinamiche del gioco bianconero. Non mi sento di sottoscrivere l’una né l’altra ipotesi, certo che a questo punto dovrà emergere quel giocatore spettacolare che fin qui si è solo intravisto se non vorrà passare in coda su una panchina dove brilla sempre più invece la nuova versione di Alessandro Pajola. Se c’è uno che ha beneficiato della guida e della vicinanza di Djoerdjevic, Teodosic e Markovic è certamente lui, sempre più prossimo a trasformarsi in leader sul campo. Lo si accusava di non esser abbastanza pericoloso in attacco: ora, se una difesa lo “battezza”, sono due o tre punti quasi certi, per non dire delle penetrazioni in stile dio Milos che con una certa continuità inizia a sfoggiare. In difesa invece sarebbe da registrare per costruire specifici video didattici.

Così, si dovrebbe andare incontro ad un Natale abbastanza sereno nell’ambiente virtussino, prima dell’arrivo della corazzata milanese che si presenterà alla Segafredo Arena il giorno dopo Santo Stefano: il bello è che potrebbe essere una partita che non conterà quasi niente, sul piano del risultato, eppure rimane l’evento mediatico massimo per un campionato che annaspa tra rinvii, recuperi e incertezze istituzionali, tutto il contrario, queste ultime, di quello che dovrebbe essere nei periodi di crisi come questo. Ma FIP e Lega sotto questo aspetto sono anni che mantengono una coerenza di comportamento per la verità davvero poco invidiabile.

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