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14 Gennaio, il punto su Basket City. Per la Virtus è l’ora della conferma, per la Fortitudo quello della svolta

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photo Virtus - Giulia Pesino)

 

 

La Virtus Segafredo vista ieri sera contra il Cedevita Olimpia Lubiana è stata probabilmente la miglior Virtus vista quest’anno e ciò, letto in chiave ottimistica, non può che aprire ottime prospettive per il proseguimento della stagione. L’inserimento di Marco Belinelli sta velocemente completandosi: chi avesse avuto dubbi sulle qualità residue del giocatore reduce da tredici stagioni di NBA ora potrà dirsi smentito. Il Beli ha fato vedere di avere ancora tanta fame e siccome non credo ci fossero dubbi sul suo valore tecnico ecco che l’accoppiata Beli-SanTeo rischia di trasformarsi in un crac pazzesco. Attenzione, non sono solo rose. Le spine di questa squadra rimangono i momenti di abulia spesso conseguenti a minuti di gran bel gioco e gli avvii che continuano ad essere frequentemente a handicap. Qui forse occorrerebbe l’intervento dello psicanalista, ma una volta per l’esagerata tensione, un’altra per l’eccessiva rilassatezza, la squadra di Djordjevic continua ad entrare in partita se va bene nel secondo quarto, e questo alla lunga, come ci si dice da tanto, rischia di trasformarsi in un tallone d’Achille non indifferente. Poi vedi Weems e Hunter, Markovic e Adams giocare come ieri sera, e allora ti verrebbe da dire che possa andare bene anche così. Invece no: consapevoli dei propri limiti, se si vuole davvero arrivare lontano occorre fare di tutto per eliminarli. A questo punto sono dichiarate le ambizioni, non più solo le intenzioni, di una Virtus targata Segafredo che si sta affacciando finalmente sulle scene principali in Europa: per ora è ancora su un gradino inferiore al top, che sarebbe l’Eurolega, ma l’ascesa sarà quella giusta se sarà in grado di crescere superando i propri difetti. Interessante, ora, sarà pure constatare quanto Djordjevic deciderà che sia il caso di sfruttare al meglio l’intera panchina, quando, cioè, si sentirà di potersi fidare in pieno di tutto il roster. Ieri grande spazio – molto ben sfruttato – è stato concesso ad Adams pure nei momenti cruciali. La guardia americana sta passo passo rivelandosi pedina fondamentale sia in fase difensiva che in attacco per far rifiatare ma anche integrare i giochi di Markovic e Teodosic. L’assenza di Pajola gli ha permesso di ritagliarsi ruolo e minutaggio, confermandosi giocatore da minuti bollenti e in definitiva sopperendo all’intensità che sa imprimere il cinno bolognese con una garra che è poi quella che lo rende tanto spettacolare, unita ai suoi prodigiosi mezzi atletici. Se ci aggiungiamo che è un buon tiratore e un altrettanto buon passatore forse si inizia a comprendere perché sia stato un buon acquisto per le Vu Nere, anche se non sarà mai un Teodosic. Bene, ieri, pure Alibegovic, anche in posizione di centro, magari oggi come oggi a lui quasi più congeniale, perché gli consente di mascherare meglio alcuni limiti tecnici con il fisico e la grinta. Chissà? Nella Virtus in quella posizione sarebbe il quarto, oggi, ma se in prospettiva ci fosse una piena trasformazione di Hunter in 4, visto il suo potenziale tiro da fuori potrebbe rivelarsi anche un centro molto interessante. Staremo a vedere, come speriamo non stia troppo a vedere Abass domenica contro Cantù. La prestazione di Weems e Belinelli ieri lo hanno sacrificato in panchina, la partita in campionato contro la squadra che lo ha lanciato potrebbe essere l’occasione per ritrovare un ruolo, in squadra, che a mio parere gli spetta pienamente. Vedremo, appunto.

Anche in casa Fortitudo Lavoropiù si stanno, pare, schiarendo le idee sulla squadra e la stagione. Accantonate le mire un po’ velleitarie di questa estate (la squadra costruita per fare i playoff, l’iscrizione alla Champions League, l’acquisto dei tiratori più prolifici del campionato come se fare le squadre fosse come sommare delle figurine) ora i biancoblu si stanno configurando come una formazione che sostanzialmente deve salvarsi, potendolo fare con una probabile serenità. Agli errori compiuti nella costruzione della squadra (forte in attacco, debolissima in difesa, affidata a un grande allenatore che ha fatto non bene, benissimo, quando ha avuto atleti di grande fisicità che consentivano di imprimere forte intensità al so gioco , mentre le star di questa Fortitudo sono piuttosto eleganti frombolieri, di sicuro non troppo propensi al sacrifico in difesa) si è cominciato a porre rimedio prima recuperando un ex pretoriano di Sacchetti, poi attingendo dal serbatoio del fallimento romano. Ora Dalmonte ha a disposizione un gruppo che sta forgiando rivoluzionandone l’impostazione tattica, chiudendo la difesa e rallentando i ritmi di gioco, giovandosi della personalità di Baldasso e della utilità di Dario Hunt, giocatori che avrebbero fatto grande comodo anche a Sacchetti. Grazie agli infortuni ha potuto lavorare su un gruppo ridotto ma operaio, in cui Banks può fare il gioiellino protetto da una corona di metallo robusto; sarà interessante verificare cosa porterà, al gruppo, il rientro di Aradori e Mancinelli. Non quello di Happ, sacrificato sull’altare delle finanze e ormai quasi certo a Sassari. Probabile che se ne debba andare pure Palumbo, uno dei “resuscitati” dalla gestione Dalmonte assieme a Totè, vera sorpresa di fine girone d’andata. A questo punto tolta la “distrazione” dei viaggi in Europa, aumentati gli spazi per gli allenamenti, ricompattata la squadra ora addirittura ipertrofica da richiedere delle cessioni, sarà interessante vedere cosa potrà fare questa Fortitudo. L’obiettivo sarebbe divertirsi senza troppi affanni, programmando il futuro facendo conto dell’esperienza accumulata. Le possibilità credo ci siano tutte, ma fondamentale sarà togliere alla squadra qualsiasi tipo di pressione.

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