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18 Maggio, il punto sui PO Virtus

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Alla fine, è stato 3-0. Sofferto, strappato quasi con le unghie, però vincendo subito a Treviso la Virtus Segafredo ha portato a casa l’obiettivo, guadagnandosi, prima dell’insidiosissima semifinale con Brindisi, qualche giornata di sosta. La squadra di Djordjevic ha messo in luce pregi e difetti che già si conoscevano, ma qualcosa proprio ieri è emerso di nuovo: in primis, la conferma che Alessandro Pajola non è più solo il campioncino di casa da tutelare e guidare verso un futuro radioso, lui un campione lo è già, come dimostrano i suoi numeri (25 punti, 7 assist, 29 di valutazione, + 24 di plus/minus in una gara vinta di 5) ma soprattutto la qualità della sua presenza in campo, sul piano della personalità, dell’impronta lasciata nei momenti cardine; poi, il fatto di averla portata a casa con in campo, nei minuti decisivi, Josh Adams, mai sceso negli ultimi 10 minuti, nonostante le frenetiche rotazioni imposte dal coach nell’alternarsi di fasi d’attacco e di difesa. Si dirà che i numeri non lo premiano: 4 punti soli (su liberi peraltro fondamentali), 2 rimbalzi, 7 di valutazione, anche se con un eloquente + 10 di plus/minus, il secondo dopo Pajola. Il fatto è che la solidità che pure lui ha saputo imprimere alla tenuta difensiva nei frangenti decisivi, in una gara dove la difesa era partita anche bene ma poi si era dileguata in un disorientamento imbarazzante, è stata uno dei fondamenti della vittoria finale virtussina. Un caso (i 5 falli di Markovic?) o una scelta del coach? Di certo la riprova che la panchina può essere più lunga di quanto fin qui dimostrato.

Ieri la partita è andata a fasi decisamente alterne, come già in gara 2 a Bologna. A mio parere Treviso è cresciuta tanto, rispetto a quanto visto nella stagione regolare, ma è stata anche la Virtus ad averne alimentato il coraggio e la convinzione, con pause di gioco e di intensità mentale in certa misura imbarazzanti. Qualcosa che la Segafredo non potrà permettersi a Brindisi, perché la Happy Casa non è squadra di fenomeni, sarà anche appena uscita dal Covid, ma ha le caratteristiche giuste per mettere in difficoltà queste Vu Nere, come abbiamo già ampiamente visto. Vincerea  Brindisi almeno una volta sarà indispensabile; farlo in una delle due prime partite potrebbe rivelarsi determinante, per la serie e per l’eventuale prosieguo in finale.

È vero che già l’accesso alla semifinale è un risultato storico, dopo tanti anni; allora, la squadra di Best e Ilievski, Vukcevic e Giovannoni, Drejer e Blizzard seppe eliminare la Milano di Blair, Watson, Garris e Nate Green, guadagnandosi una impossibile finale. Sulla carta, a ottobre chi avrebbe scommesso che questa Brindisi avrebbe giocato, ora, col favore del pronostico? Spetta ai campioni virtussini, adesso, dimostrare quale sia la loro vera natura, ma potrebbe essere che fra i cosiddetti rincalzi (se possono definirsi tali giocatori che possono benissimo partire in quintetto) si trovino le energie fisiche e mentali per superare certi momenti difficili. A questo punto è difficile essere fiduciosi o meno, visto che questa Virtus sembra fatta apposta per smentire tanti pronostici. Diciamo però che eguagliare l’allora squadra di Markovski permetterebbe di valutare la stagione in termini decisamente positivi, pur non avendo raggiunto l’obiettivo massimo dell’Eurocup.

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