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Il Resto del Carlino – Nessuno come Belinelli

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Nel 2003 Marco Belinelli salutava la Virtus, squadra che lo fece esordire nel massimo campionato, poco prima che venisse radiata. Così nel 2004 vince il suo primo e, fino a ieri pomeriggio, ultimo scudetto con la canotta della Fortitudo.

Poi l’esperienza oltreoceano, dove solo i fenomeni si permettono di calcare il parquet di quei palazzi che sembrano stadi. E sì, nel 2014 diventa grande anche Belinelli, da San Giovanni in Persiceto, il tiratore fondamentale di coach Popovich per raggiungere l’anello, che poi il compagno Tim Duncan ha alzato al cielo assieme a Parker e l’altro ex Virtus Ginobili.

Col passare dell’età e la voglia di tornare a casa, dopo qualche voce qua e là, Marco torna a vestire la canotta della V nera diciassette anni dopo; se n’era andato ragazzino ed è tornato uomo, volenteroso però di sentirsi ancora importante.

Per questo è approdato alla corte di Massimo Zanetti: per vincere e per riportare la squadra che lo ha fatto diventare un giocatore di basket al livello più alto possibile. Alla prima stagione “Beli is back” e ha contribuito a riportare, dopo venti lunghi anni, lo scudetto alla Virtus; poi l’anno prossimo punta all’approdo nella competizione continentale più importante e riservata solo alle grandi squadre europee: l’Eurolega, che questa stagione è stata solo accarezzata. “Belinelli è qui per questo”, dice lui stesso durante i festeggiamenti del sedicesimo scudetto bianconero, per caricarsi di responsabilità assieme agli altri due fari della squadra Teodosic e Markovic.

Nessun italiano è nella storia come il cestista di San Giovanni in Persiceto: nessuno ha mai vinto in successione scudetto, NBA e di nuovo scudetto; un risultato sicuramente che lo porta a essere uno dei più grandi della storia del basket azzurro.

Fonte: il Resto del Carlino, articolo di Alessandro Gallo

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