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Dell’Aquila e il Leone #15 – Quella maledetta lunetta e i possibili regali sotto l’albero

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In un universo parallelo siamo sempre alla Segafredo Arena, è sempre il tardo pomeriggio del 19 dicembre, tutto è uguale alla nostra realtà ma Durham prima e Groselle dopo, durante ma anche prima, segnano tutti i liberi tentati. La Fortitudo vince a sorpresa il derby 111 e l’altra corposa metà di basket city festeggia alla grande fino al giorno di Santo Stefano. 

Se torniamo nel nostro di universo ci si rende conto di come la effe ce l’abbia quasi fatta, sia arrivata a tanto così dal battere i cugini campioni d’Italia. Le espressioni deluse di coach Martino a fine gara la raccontano lunga e raccontano la storia di chi è riuscito ad imbrigliare benissimo gli avversari, a rivolgere l’atmosfera tesa dell’evento a proprio favore facendosi passo passo seguire dai suoi più fidati giocatori. Il tiro da 4 di Aradori, stoppato fallosamente da Belinelli, poteva regalare una nuova immagine storica all’album dei ricordi della rivalità stracittadina. 

L’impronosticabile stava per compiersi poi la Fortitudo si scioglie ai liberi, un piccolo dettaglio che piccolo non si è rivelato dal momento che ha determinato la vittoria bianconera e la sconfitta biancoblu.

Tutto il resto è andato bene, molto bene, ma lo score dalla lunetta, quello decisamente no. Una squadra ed un giocatore vincente deve esserlo anche quando la palla scotta ed il canestro si fa piccolissimo e lontanissimo, riguardare tripla della staffa di Teodosic a chiarire un concetto già piuttosto esplicito. 

Archiviato un derby con l’amaro in bocca, è necessario voltare pagina dando continuità alle ultime due prestazioni convincenti. Ripartendo da dove? Dall’intensità difensiva di Durham che si aggrappa ai playmaker virtussini mettendoli decisamente in difficoltà, dalla leadership offensiva di Aradori ancora una volta fondamentale, dai movimenti da centro di Groselle e dalle triple di Feldeine in attesa di rivedere quelle di Benzing. Visto che il 26 si gioca nuovamente al Paladozza, sarà spinta anche da un pubblico che ha già esaurito i posti a disposizione e che giocherà ancora come sesto uomo in campo in grado di infiammare gli altri cinque (soprattutto chi davanti a loro si esalta come Procida).

Oltre al campo, pare che la società si stia muovendo per ritoccare ulteriormente il roster, delusa, in particolare, dalle prestazioni di Gudmundsson molto al di sotto delle aspettative con le quali si presentava ad agosto. Di chances, l’islandese ne ha avute molte, altre uscite a vuoto sono accettate? Probabilmente no e nel caso i biancoblu vogliano aggiungere talento alla squadra, il maggiore indiziato a lasciare Basket City è proprio lui. Chissà che sotto l’albero di Natale fortitudino possa trovarsi un Brendan Frazier, un Donovan Jackson oppure un Matt Mobley. 

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