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La Virtus Segafredo abbatte l’Armani: 83-65

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foto di Virtus Pallacanestro

 

 

VIRTUS SEGAFREDO BOLOGNA – A|X ARMANI EXCHANGE OLIMPIA MILANO 83 – 65   (22-16; 46-34; 71-49)

Virtus Segafredo: Tessitori, Cordinier 18,  Mannion n.e., Pajola 2, Alibegovic, Hervey 4, Ruzzier n.e., Jaiteh 18, Shengelia 10, Hackett 4, Weems 18, Teodosic 9. All. Scariolo

A|X Armani Exchange Olimpia: Miccoli n.e., Melli 10, Grant 6, Leoni n.e., Tarczewski, Ricci 5, Hall 7, Delaney 1, Baldasso 12, Alviti, Hines 9, Bentil 15. All. Messina pure a ranghi ridotti, ma

Arbitri: Paternicò, Mazzoni, Giovannetti

Tiri liberi: BO 22/22; MI 4/5

Falli: BO 19; MI 18

Rimbalzi: BO 46; MI 30

Tiri da 2: BO 23/40; MI 14/36

Tiri da 3: BO 5/16; MI 11/38

C’è clima da partita dell’anno alla Segafredo Arena, tornata ad ospitare il pubblico al 100% per la gara più attesa, il ritorno contro una Armani Milano che sarà pure a ranghi ridotti per il Covid, ma rimane una formazione di alta Eurolega. Ci si gioca il primato in classifica, ma soprattutto per la Virtus una fetta considerevole di onore e considerazione, dovendo dimostrare di non temere le rivali di alto livello fin qui per lo più indigeste. Ne esce una gara tesissima ma in diversi momenti entusiasmante, in ogni caso una partita di vero basket come in Italia non è sempre possibile vedere. Un particolare statistico che ha quasi dell’incredibile, quest’anno: la Virtus chiuderà con 22 su 22 ai liberi. Per Milano solo un 4 su 5: ma se si tira quasi solo da 3 punti, la differenza è creata in casa.

In avvio comunque entrano Hackett, Cordinier, Weems, Shengelia e Jaiteh per la Segafredo, Delaney, Hall, Alviti, Melli e Tarczewski perl’Armani. La tensione si affetta col coltello; gli arbitri pare vogliano spiegare subito che non accetteranno scontri fisici oltre il regolamento (ovviamente sarà così solo in parte, ma questo è un vecchio discorso), mentre le squadre si studiano e la Virtus palesa una discreta imprecisione al tiro, al contrario dei milanesi. Poi, entra SanTeodosic e la partita prende un’altra piega: dall’8-12 la Segafredo si porta sul 20-13 anche e soprattutto per la sua regia che non può non entusiasmare e che scalda compagni e tifosi sugli spalti. Qui Messina chiede un affannato time out, a poco più di un minuto dalla prima sirena, che poi giunge sul punteggio di 22-16.

Comincia il secondo periodo come il primo, con la tripla dall’angolo di Melli. Si torna peraltro a un punto a punto pressoché inevitabile, verrebbe da dire, fino alla fine, giacché nel frattempo fra i tiratori milanesi si iscrive un Tommaso Baldasso in formissima di questi giorni. Purtroppo, ci si mette di mezzo una casualità dei fischi arbitrali che non depone a favore di una classe francamente in crisi, non all’altezza della qualità del gioco che le squadre provano ad offrire. Al mezzo caos che ne deriva reagisce, per adesso, un po’ meglio la Segafredo, che trova l’allungo per un +10 (42-32), cha all’intervallo diventa 46-34. Per ora la vera differenza è stata nella reattività di squadra ai rimbalzi (26-15 per la Virtus) con Jaiteh già a 10 e il migliore dell’Armani, Melli, fermo a 3.

Si è creato un clima da finale, anche al di là della reale importanza della gara, e in questi casi emerge innanzi tutto la personalità dei protagonisti. Per ora Weems e Cordinier, da una parte, Melli e Hines, dall’altra, si distinguono particolarmente, per quanto anche Baldasso e Jaiteh (in doppia doppia già al 25°) stiano dicendo la loro. Ma Teodosic, a lungo in panchina, quando rientra è come dicesse: “Ci sono anch’io” con una serie di numeri dei suoi, fra cui un assist di tabella da strofinarsi gli occhi. Al 30° minuto comunque il divario si è fatto profondo, +20 (67-47) per una Virtus che non si è fatta imbrigliare e sta sfidando a correre un avversario che predilige il gioco controllato. All’ultima sosta è così 71-49.

A questo punto lo show di SanTeodosic è il motivo principe della gara, alla ricerca del suo capolavoro; poi Scariolo lo toglie forse perché l’imprevedibilità dell’arbitraggio e certi suoi precedenti con Paternicò potrebbero anche metterne a rischio la posizione, e sul +20 la Segafredo può permettersi di concedergli una pausa. Pajola peraltro sta dirigendo da veterano, mentre l’Armani, oggi letteralmente tradita da Delaney, sopravvive soprattutto per la determinazione che non può mancare ai suoi campioni, ma resta in evidente affanno, come tutte le volte che non trova la star di turno a imbroccare la gara d’antologia. In effetti si chiude 83-65, con un +4 Segafredo in classifica che vale il +6 per la differenza nello scontro diretto. La prima gara con l’impianto al 100% ha insomma pienamente soddisfatto le aspettative dei bolognesi. 

Infine, il vero MVP oggi era in panchina: perfetta infatti è stata la partita d Sergio Scariolo, per come l’ha preparata, per come l’ha guidata 

 

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