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Come è andata la Summer League di Pajola?

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foto FB: NBA Italia

Seguita con grande attenzione dai tifosi italiani e con un pizzico di paura da quelli virtussini, si è conclusa l’esperienza in Summer League con i Dallas Mavericks di Alessandro Pajola. Al di là degli entusiasmi e dell’hashtag #signPajola, come è andata?

Essenzialmente si potrebbe dire bene, abbastanza bene. In un contesto dove la giocata “da campetto” prevale sulla tattica, il playmaker virtussino ha messo in luce le sue doti di giocatore concreto ed intelligente, caratteristiche che hanno convinto il coach dei Mavs ha concedergli ampi minutaggi nel torneo, esclusa l’ultima gara dove non è sceso sul parquet.

Nonostante la squadra sia sempre uscita sconfitta dai match e senza entrare nel dettaglio delle singole gare, le sue statistiche sono in linea con quelle fatte registrare durante l’ultima stagione in bianconero: non primeggia certamente nel tabellino dei punti realizzati ma la capacità di distribuire assist e recuperare palloni si sono viste anche a Las Vegas. La media delle quattro gare è di 21 minuti, 2,5 punti, 1,8 rimbalzi, 4,5 assist e 2 palle recuperate.

Non si tratta quindi di un’esperienza anonima, anzi, gli osservatori che ancora non conoscevano il talento marchigiano, avranno preso più di un appunto. 

Sorge quindi spontanea la più scontata delle domande: Alessandro Pajola potrà mai giocare in NBA? Lui stesso ha dichiarato che si tratta di un sogno destinato, al momento a rimanere tale. Vuole concentrarsi sul presente, consapevole che l’anno prossimo debutterà in Eurolega e quello sarà un altro esame cruciale della sua carriera. Si è sempre parlato di lui, infatti, come di un giocatore dal q.i. cestistico potenzialmente più in grado di incidere ad alti livelli in Europa e non in America. 

Il possibile approdo in NBA di Pajola è quindi una questione che sarà archiviata per un po’ di tempo, in attesa di vedere come si comporterà contro le grandi d’Europa e, magari, replicare tra qualche stagione il percorso che porterà un giocatore come Simone Fontecchio, di quasi 27 anni, a vestire la canotta degli Utah Jazz.

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