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Un passo alla volta, per la Virtus Segafredo

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foto Virtus Pallacanestro


Domani, salvo sorprese, contro il Bayern di Trinchieri dovrebbe rientrare Milos Teodosic, in una Virtus Segafredo che improvvisamente sembra scoprirsi meno “tosta” di quanto in tanti, all’inizio, si immaginavano, nonostante i ripetuti segnali inviati da Sergio Scariolo e sebbene le condizioni generali del gruppo squadra lasciassero intuire che la partenza sarebbe stata complessa. La Virtus, ora, non è esattamente nelle stesse sfortunate condizioni della scorsa stagione, quando perse in un amen le pedine fondamentali di Udoh e Abass prima del susseguirsi di piccoli e medi infortuni distribuiti un po’ fra tutti, ma non vi è nemmeno così lontana. Abass nuovamente out; Shengelia si spera rientri presto, ma dovrà nella sostanza ripartire quasi fosse ad agosto; Teodosic palesa un sistematico riacutizzarsi di piccoli problemi; Hackett e Jaiteh fin qui hanno fatto più compagnia a lui che ai compagni in palestra. Se si aggiungono gli intoppi creati dal Campionato Europeo, l’inevitabile ritardo di preparazione del gruppo che ne consegue è stato rimarcato nuovamente dal coach dopo la gara con Trieste: ci vorranno settimane e settimane prima di riuscire a vedere la “vera” Segafredo, nella speranza che nel frattempo dall’Olimpo non giungano altri fulmini. Ora, la vittoria conseguita contro Trieste ha tuttavia lasciato emergere diversi spunti positivi, così come, sembrerà paradossale, la sconfitta con Monaco nell’esordio in Eurolega. Domenica, per esempio, si sono visti miglioramenti significativi in attacco, e si sono ritrovate capacità realizzative negli esterni, che fin qui erano state un po’ una spina nel fianco; per chi avesse avuto dubbi, Belinelli non è ancor pronto alla pensione, e, quando il gioco si fa duro, lui c’è; quest’anno, gli stranieri nuovi la Virtus pare averli azzeccati tutti, come stanno dimostrando i più noti Mickey e Lundberg, ma anche Bako e Ojeleye, giocatori di grande concretezza (il secondo anche qualcosa di più; non mi meraviglierei se nel tempo dimostrasse di essere un crack, in Europa); Mannion forse è ancor immaturo per una Eurolega di alto livello, ma nel campionato italiano può fare la differenza come tanti americani, se non di più. Venerdì, invece, non sbracare completamente con Monaco, nelle attuali condizioni, non è stato un brutto segnale. Salvo il terzo periodo la Virtus si è sempre tenuta a galla, nonostante la vena pazzesca di James e il livello di preparazione di una formazione che tanti individuano come la possibile sorpresa della stagione. Mica di che andare contenti, eh: la Segafredo ha preso comunque una batosta, ma si tratta di uno di quegli esordi che sanno di battesimo del fuoco da cui uscire solo escoriati è già un successo. La difesa è ora la prima imputata, ma si sa che questa si costruisce col tempo in palestra, perché è fatta di meccanismi sottili da oliare alla perfezione: cosa pretendere da chi, insieme, non si è ancora mai praticamente allenato? La velocità nel girare la palla è il secondo problema emerso fin ad ora, ma ovviamente parliamo di una formazione fin qui priva di Teodosic e Hackett: serve aggiungere altro?  Domani arriva non una corazzata, perché tale il Bayern non è, ma una squadra compatta, ricca di fisicità ed esperienza e non priva di talento. È bello constatare che sia guidata da un italiano di valore assoluto: oggi come oggi il nostro basket è più ricco a livello di coach che di giocatori, si direbbe, per lo meno a queste altezze. Contro il Fenerbahce, in una gara dalle logiche di punteggio non troppo diverse da quelle di Virtus-Monaco, non gli è bastata la grande prova dell’immortale Otello Hunter, che sarà interessante vedere contro i nostri centri (anche se in quintetto coi turchi c’era Freddie Gillespie, di 11 anni più giovane, alla sua prima esperienza europea). Sinceramente, domani più che la vittoria a tutti i costi sarà significativo come la Segafredo affronterà la gara, per testarne stato attuale e prospettive, ancora nella consapevolezza che si tratta pur sempre di una squadra in fieri e incerottata. Non sono scuse, è la realtà delle cose. C’è poi chi parte a mille e finisce in riserva, e chi viceversa parte prudente e arriva di corsa. Questo per i tifosi che già cominciano a mugugnare. Ce ne sono sempre, ed è un po’ la fortuna per la miriade di tribune sportive sui social, alla radio, in tv. Però non guasterebbe una certa ragionevolezza.

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