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Dell’Aquila e il Leone S2 #19 – Questa è la Effe

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Perché lo sappiamo, va così da sempre: ai pianti succederanno le gioie che torneranno pianti, nel circolo infinito chiamato storia della Fortitudo. Dallo psicodramma alla festa in pompa magna, le mezze misure probabilmente non saranno mai parte delle skills biancoblu.

Quanto tempo è servito per ribaltare un ambiente scoraggiato dalle ultime due settimane? Meno di 20 minuti, il necessario a mettere creare quel margine di sicurezza su Udine per giocare il resto della sfida da padrona del campo, del Palazzo e del punteggio. Un destino che ti aspetti, appunto, solo se sei la Effe, la stessa che si scioglie a Chiusi e non riesce a rimontare su Cividale ma sempre la stessa che comincia il 2023 alla grande e, per chiudere il cerchio, sempre la stessa che cade sotto le triple di Tomassini pochi giorni prima di Natale. 

Un circolo infinito che si potrebbe estendere, con le dovute proporzioni, a tutta la vita del club, cambi di nome compresi. Senza, però, ripercorrere la linea del tempo e rimanendo alla stagione corrente, è indubbio che gli alti e bassi siano il leitmotiv numero 1, davanti al problema lunghi, al mercato in entrata e al rendimento maggiore quando manca Aradori (oltretutto MVP di domenica).

Decade quindi la domanda ricorrente che si interroga su quale sia la vera Fortitudo. E’ esattamente questa, pacchetto completo, pregi e difetti annessi. E’, invece, legittimo chiedersi se questo squilibrato equilibrio, come definito tempo fa dal sottoscritto, a cosa possa portare in termini di risultati e quindi di classifica ed obiettivi da raggiungere. La società non ne ha scucito solo uno, Dalmonte un altro. Mentre la voce dei consorziati insiste sulla messa in sicurezza della società, processo ormai avviato e sulla buona strada, il coach ha chiaramente risposto a domanda precisa che l’entrata nei playoff deve essere il target di questo roster. 

Un target sempre stato alla portata e forse anche leggermente visto al ribasso rispetto alle potenzialità della Fortitudo. Oggi comincia ad avere un senso scorrere la classifica ed ipotizzare degli scenari per l’immediato futuro. 20 punti in 19 partite dicono sesto posto, quasi unica costante dell’anno. Si può fare di più? Si può rischiare di scendere? Considerando, appunto, il sostanziale immobilismo della classifica biancoblu da ottobre ad ora, pare che non si salirà ne scenderà in maniera significativa a meno che non arrivino exploit positivi o negativi nelle restanti sette gare. Il calendario non incita a riflessioni alternative. Tolte le prime tre della classe ormai in fuga, Bologna potrebbe tentare il sorpasso sulle friulane per piazzarsi quarta prima che cominci la fase ad orologio. Forse questo è la massima reale aspirazione per la fine della regular season. Sui pericoli dal basso, attenzione alla corsa di Rimini, prossima avversaria, e alla sempre vagante mina Nardò, in svantaggio, però, nello scontro diretto. 

Il “dopo” è ancora tutto da scrivere. Viene il bello per gli amanti delle emozioni, ovvero i tifosi. Verrà il bello anche per chi dovrà districarsi nel regolamento delle sfide che precederanno i playoff veri e propri ma per ora è necessario ragionare da allenatori e cioè step-by-step.

Il primo è quello di confermare quanto messo sul parquet domenica approcciando la gara con lo stesso senso di responsabilità tenuto contro Udine e rimarcato da capitan Fantinelli nel post-partita. Se si gioca così è chiaro che da scheggia impazzita la Fortitudo diventa seria candidata a giocarsi la promozione fino alla fine ma, lo sappiamo e lo abbiamo scritto, la storia della Effe è circolare. Quanto durino questi cerchi, è l’incognita più grande. 

 

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