Baseball - Liverziani appende il guanto al chiodo: addio al capitano della stella! - 06 Ott

Scritto da  Ott 06, 2016

 

 

Beh, io ero lì in quella notte di fine agosto. Quella della “decima”.  Quella dello scudetto alzato al cielo da Capitan Liverziani dopo un nubifragio d’altri tempi. Era la finalissima di una stagione infinita e vincente, ma era anche l’ultima partita del capitano della Fortitudo davanti al suo pubblico dopo quattordici, meravigliosi, anni.

Tutti lo sospettavano. I più ottimisti auspicavano in un ripensamento, ma alla fine il momento del ritiro è arrivato.

Già, perché a volte bisogna saper leggere fra le righe. Bisogna confrontarsi con la data scritta sulla carta d’Identità e bisogna saper quand’è giunto il momento di salutare. Ecco, saperlo fare dopo aver vinto lo scudetto non è da tutti. Capitan Claudio lascia il suo “Gianni Falchi” da vincente. Da queste parti era considerato un’icona. Qui è caduto (due anni di squalifica per un brutto episodio legato al doping) e sempre qui si è rialzato dalla polvere, vincendo praticamente tutto con la casacca della F (5 Campionati, 1 Coppa dei Campioni e 5 Coppe Italia).

Nato a Novara nel 1975, dopo aver giocato un biennio nel Rimini (dove ha sollevato i suoi primi due scudetti) sbarca a Bologna nel lontano 2002, dando vita ad un matrimonio lungo 14 anni. Con l’aquila felsinea alza 11 trofei, raggiungendo anche svariati record personali come le 1.100 presenze in massima serie, i 105 fuori campo e le oltre 1.000 valide. Pare che abbia lui stesso individuato nel compagno Alessandro Vaglio il suo successore alla guida dello spogliatoio. Vedremo.

Al momento non sappiamo neppure se il futuro gli riserverà un ruolo societario, ma intanto ci sentivamo in dovere di salutare il capitano di mille battaglie. Colui che ha condotto i compagni alla conquista della stella sul petto. In poche parole, uno degli uomini più vincenti del panorama sportivo bolognese!

Ultima modifica il Domenica, 27 Novembre 2016 10:58
Andrea Nervuti

Amante del mondo anglosassone in ogni sua sfumatura: dall'atmosfera del piccolo pub di periferia fino alle luci della Premier League