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Ciclismo – Il Giro delle Fiandre: la festa di un popolo

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Gazzetta dello Sport

 

Walter Panero ci guida a conoscere “il Giro delle Fiandre”, classicissima del mondo a due ruote. Buona lettura!

Chi è convinto che quella che inizia domani sia solo una semplice corsa ciclistica ha un’idea confusa e limitativa di ciò che in realtà accade nelle Fiandre, da oltre cento anni, la prima domenica di aprile.E’ infatti sufficiente andarci una sola volta nella vita in questo periodo dell’anno per rendersi conto che quella che loro chiamano Ronde van Vlaanderen, il Giro delle Fiandre insomma, è sì ovviamente anche una corsa ciclistica, ma è senza dubbio qualcosa di molto di più. Perché la Rondeè Rito. La Ronde è Mito. La Ronde è il ritrovo di un’intera Nazione, quella che si riconosce sotto il simbolo del leone rampante nero su sfondo giallo e che parla un idioma incomprensibile a tutti coloro che non sono nati in quella piatta terra (Le plat pays cantato da Jaques Brel che era di quelle parti) che sa di campagna, di mare, di vento e di pioggia e che se ne sta schiacciata tra la Francia ed i Paesi Bassi Olandesi. Terra di città bellissime e piene di storia. Terra di grandi pittori. Terra, soprattutto, di ciclismo e di ciclisti. Il ciclismo che nelle Fiandre è Religione assoluta, visto che molti bambini imparano ad andare in bici ancor prima di camminare. E apprendono i nomi deicampioni del ciclismo più o meno all’età in cui si prende confidenza con i nomi dei propri parenti e degli amici di famiglia.

Così domani la Nazione Fiamminga si sveglierà di buon ora e si metterà in strada: famiglie intere con bambini, ragazzi, adulti, donne, vecchi. Chi in auto, chi a piedi, chi in bicicletta. Qualcuno raggiungerà Anversa dove alle 10,30 è previsto l’inizio del Rito. Qualcun altro andrà direttamente ad Oudenaarde dove, a metà pomeriggio, il Rito stesso andrà a concludersi. La maggior parte del Popolo Fiammingo “conquisterà” invece le altre strade che saranno calcate dai loro Eroi su due ruote, Eroi riconosciuti ed ammirati ad uno ad uno, a prescindere che siano nati a pochi chilometri da lì o provengano da paesi lontani. Quelle strade strette percorrono quelli che lassù definiscono, forse esagerando, i Muri. In verità si tratta di salitelle, di rampe, brevi ma spacca gambe, a volte con pavimentazione non in asfalto ma in porfido. Oude Kwaremont, Kappelmuur, Kruisberg, Koppenberg, Paterberg: nomi difficili da pronunciare per noi, nomi che talvolta mettono paura ai corridori, visto che sono talmente ripidi da costringerli a mettere i piedi a terra e salire a piedi, nomi che invece la lingua universale del ciclismo ha imparato a conoscere e ad apprezzare pur temendoli,nomi che la gente del luogo conosce fin dalla nascita, sognando da sempre di sfidarli a cavallo della propria bici: qualcuno ci riesce come i campioni di ieri di oggi, qualcuno no e sceglie allora di starsene seduto comodamente su un plaid sul ciglio della strada: panini con la salsiccia e le cipolle,patatine fritte, birra, tanta birra. Bandiere gialle col leone. Applausi. Urla di incitamento per gli Eroi di casa, ma non solo per loro perché il ciclismo è lo sport di strada di tutti e per tutti.

E che importa se vincerà uno “di casa” come Greg Van Avermet, Wout van Aert, Oliver Naesen, Yves Lampaert, Tiesj Benoot, o Philippe Gilbert (che però è Vallone, dunque un po’ “forestiero”),oppure uno “straniero” come lo slovacco Peter Sagan, il Ceco Zdenek Stybar, il Norvegese Alexander Kristoff, lo Spagnolo Alejandro Valverde, il Lussemburghese Bob Jungels, il Britannico Luke Rowe, gli Olandesi Niki Terpstra (dominatore nel 2018) e Mathieu van der Poel o i “nostri” Matteo Trentin, Gianni Moscon e Alberto Bettiol (a proposito di Italiani: non si batte chiodo dal 2002 quando vinse Andrea Tafi, e io c’ero, ( ma chissenefrega e magari una volta ve lo racconto…)? In fondo chi va a correre (e magari a vincere) da quelle parti diventa “di diritto” uno di casa.

Ma sì, che importa? L’importante per quasi tutti i presenti lungo quelle strade da leggenda sarà la Festa. Tanta bella, meravigliosa, magica festa.

Ecco: il giro delle Fiandre è da sempre soprattutto una grande, immensa festa a cielo aperto.

La festa del ciclismo.

La festa della gente.

La festa di un popolo intero.

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