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Intervista al Giro D’Italia

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Gazzetta dello Sportt

 

 

Sabato 11 maggio, con una breve tappa a cronometro da Piazza Maggiore alla Madonna di San Luca, avrà inizio la centoduesima edizione del Giro d’Italia. In questi giorni – Udite! Udite!- ho avuto occasione di incontrarlo. Chi? Il Giro, naturalmente! Ecco un riassunto delle cose che ci siamo dette. O meglio, che lui mi ha raccontato durante la nostra lunga conversazione.

 

Buongiorno, come se la passa?

Buongiorno a lei. Considerando il fatto che ormai gli anni sono centodieci, direi piuttosto bene, grazie. Non vedo l’ora di cominciare anche quest’anno a farvi vedere ancora una volta il nostro Paese.

Centodieci anni, tantissimi…

Pensi che quando nacqui nel maggio del 1909, il Bologna non era ancora stato fondato (lo sarebbe stato pochi mesi dopo) ed al Governo nel nostro Paese c’era Giovanni Giolitti. Poi vennero la Grande Guerra, il Fascismo, l’altra guerra e quindi la Repubblica. Ci ha mai pensato che quando, nel giugno del 1946, si riprese dopo la grande tragedia che insanguinò l’Europa ed il mondo, in Italia era stata appena proclamata la Repubblica?

Certo che ne ha viste di cose…

Eh sì. Mi ricordo bene di quando, alla vigilia delle prime edizioni, i corridori raggiungevano Milano per la partenza in bici o, se avevano tanta strada da fare, la caricavano sul treno per raggiungere il luogo del via. Mica come adesso che viaggiano in prima classe sugli aerei o su dei pullman pieni di ogni comodità, dall’aria condizionata alla TV satellitare. Certo, i tempi cambiano. E anche le strade! Adesso i corridori si lamentano quando togli loro gli auricolari  o quando li costringi a fare un po’ di sterrato, mentre all’epoca si ritrovavano all’alba e pedalavano per centinaia di chilometri su strade ricoperte di pietre e fango che adesso sarebbero definite dei sentieri.

Vedo che lei è nostalgico…

Beh, un pochino sì. Soprattutto quando penso ai tanti campioni che ho visto passare sulla strada: loro sono diventati grandi grazie a me ed io lo sono diventato grazie a loro. Insomma, ci siamo dati una mano a vicenda a crescere.

Quali ricorda con maggiore piacere?

Sono davvero tantissimi…

Suvvia, non faccia il politically correct…

Cos’è che non dovrei fare? Io non capisco quella cosa che ha detto. Sono Italiano e parlo la mia lingua, anche se me la cavo bene con i dialetti di un po’ tutte le regioni del nostro Paese. Poi so un po’ di Francese, perché l’ho imparato dai tanti campioni di quel paese che hanno vinto sulle mie strade….

Ehm, scusi! Volevo dire di non essere troppo diplomatico e di farmi qualche nome dei grandi campioni di cui prima mi parlava.

Ribadisco che sono davvero tantissimi. L’elenco sarebbe lunghissimo. Ma giusto così, tra quelli che mi hanno vinto, vorrei ricordarne alcuni. E allora le dico Girardengo, il primo Campionissimo, poi Binda che vinse in cinque occasioni e che una volta venne addirittura pagato dagli organizzatori per non correre visto che con lui in gara non ci sarebbe stato divertimento; quindi i due grandissimi rivali Gino Bartali (tre vittorie) e Fausto Coppi (cinque), senza dimenticare il “terzo incomodo”

Fiorenzo Magni (anche lui tre vittorie). Poi voglio citare lo svizzero Hugo Koblet che, nel 1950, fu il primo non Italiano a vincere sulle mie strade. Quindi le potrei parlare per ore del grande scalatore lussemburghese Charly Gaul, del fenomeno Francese Jacques Anquetil, di Franco Balmamion che vinse per due volte consecutive all’inizio degli anni ’60….

Mamma mia quante storie…

E potrei raccontarne almeno altrettante! Non le ho ancora parlato del grande Felice Gimondi che vinse per tre volte tra i ’60 ed i ’70 e che avrebbe vinto molto di più se sulla sua strada non avesse trovato quel mostro assoluto che rispondeva al nome di Eddy Merckx (cinque trionfi). Quindi potrei raccontarle della grande rivalità tra Checco Moser e Beppe Saronni tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli Ottanta, della quale seppe approfittare un altro mostro sacro come il Bretone Bernard Hinault (tre partecipazioni, tre vittorie. Un vero record!). E siamo già all’inizio degli anni ’90 con la grande vittoria di Gianni Bugno, i due trionfi dello Spagnolo Miguel Indurain e poi il povero Marco Pantani che vinse nel 1998, l’anno in cui trionfò anche al Tour.
E a quel punto siamo già ai giorni nostri con personaggi come Simoni, Basso, Savoldelli, il grande Contador, Vincenzo Nibali, Tom Dumoulin, sino alla grande impresa sul Colle delle Finestre che lo scorso anno fece innamorare buona parte degli Italiani di Chris Froome.

Complimenti! Ha saputo riassumermi più di cento anni di storia in poche righe.

Non è proprio così. Ho parlato solo di campioni, e il ciclismo non è fatto soltanto di fenomeni, ma anche se non soprattutto di gregari, di gente che lavora ogni giorno per gli altri e che magari, una volta tanto, vive una giornata di gloria che ricorderà per tutta la vita. Io sono affezionato a tutti quanti. Tutti quelli che si sono sobbarcati fino alla fine gli sforzi che ogni anno propongo loro sono per me dei campioni.

Non posso darle torto, ma purtroppo la storia (non solo quella dello sport) la fanno i vincitori e di quelli dobbiamo in qualche modo parlare. A proposito di campioni, adesso le propongo un giochino: io le nomino alcuni dei partecipanti a questa edizione e lei mi dice cosa pensa di loro. Ci sta?

Se proprio insiste…..

Insisto. Allora cominciamo da quello che, secondo i bookmakers (che raramente sbagliano) dovrebbe essere il favorito di questo Giro, vale a dire…

Tom Dumoulin!

Vedo che anche lei è d’accordo con gli esperti.

E come potrei non esserlo? Due anni fa vinse il Giro. Lo scorso anno giunse secondo dietro l’extraterrestre Froome in una edizione molto meno adatta a lui di questa. E poi ha saputo salire sul secondo gradino del podio anche al Tour. Oltre che essere un corridore bello, è anche un gran bel corridore, anzi direi proprio un campione senza se e senza ma. Quindi, se proprio devo scegliere, io voto per lui: quasi imbattibile a cronometro (e di cronometro quest’anno ce ne sono a cominciare da oggi) e fortissimo anche in salita.

In alternativa?

Mi piace molto quel giovane sloveno…

Immagino si riferisca a Primoz Roglic.

Naturalmente! E’ andato fortissimo in tutta la stagione e si è imposto nel recente Giro di Romandia, ma sa che le dico?

Le domande dovrei farle io, ma mi illumini…

Non si offenda, eh! Comunque capirà anche lei che un conto è primeggiare in una corsa di pochi

giorni, un altro è invece imporsi in un grande giro che dura tre settimane. In ogni caso lo attendo al varco con una certa curiosità. Anche lui, come Dumoulin, va molto bene a cronometro, ma non sono in grado di dirle come saprà difendersi sulle grandi salite, specie quelle della terza settimana.

 

E che mi dice del migliore degli Italiani? Ovviamente intendo Vincenzo Nibali…

L’ho visto andare molto bene in quello che ora chiamano Tour of the Alps ma che io continuo a chiamare Giro del Trentino. E’ l’unico dei presenti che abbia vinto tutte le grandi corse a tappe (qui a casa mia nel 2013 e nel 2016). Certo, con i suoi trentaquattro anni suonati non è più, come si suol dire, di primo pelo. Ma io lo metto tra i grandi favoriti e non solo per il podio. Sicuramente, come è solito fare, si inventerà qualcosa di bello e spettacolare. Sicuramente ci farà divertire!

Riguardo a Simon Yates, dominatore nel 2018 anno fino a tre tappe dalla fine e poi vincitore della Vuelta?

Che disdetta lo scorso anno! Che crisi incredibile sul Colle delle Finestre! Fino a due giorni prima pareva imbattibile, e invece….ecco che all’improvviso si spense la lampadina. Ma è davvero molto forte. E quest’anno sicuramente avrà fatto tesoro dell’esperienza negativa della scorsa stagione, in cui probabilmente si sentiva talmente forte da spendere troppo per dare spettacolo nella prima parte del Giro, trovandosi poi senza energie sul finale. Quest’anno, pur non perdendo le sue doti di attaccante, saprà sicuramente gestirsi meglio. E poi ha due “gregari” di lusso come Esteban Chaves (secondo dietro a Nibali tre stagioni or sono) e il basco Mikel Nieve.

A proposito di Baschi: come vede l’altro Mikel, ovvero Landa?

Sono anni che lo aspetto tra i protagonisti. A questo punto preferisco non pronunciarmi. Certo l’assenza del suo capitano, il campione del mondo Valverde (che doveva essere tra i protagonisti ma ha poi dato forfait per problemi fisici), non è detto che sia per lui un handicap. Comunque lo vedremo sicuramente tra i grandi protagonisti nelle tappe di montagna, visto che in salita è probabilmente il migliore di tutti.

A proposito di scalatori: se le dico Miguel Angel Lopez?

Terzo lo scorso anno dietro a Froome e Dumoulin. Anche lui darà sicuramente il bianco in salita, ma forse quest’anno proponiamo un po’ troppa cronometro per le sue caratteristiche. Sono comunque curioso di vedere se saprà esprimersi sui livelli dello scorso anno.

Altri possibili protagonisti?

Per la classifica mi aspetto segnali dal russo Ilnur Zakarin, dal polacco Rafal Majka, dall’ecuadoriano Richard Carapaz, dal basco Ion Izagirre, dal lussemburghese Bob Jungels, dall’olandese Bauke Mollema, dal duo del neo nato Team Ineos (ex Sky) Tao Georghegan Hart e Pavel Sivakov,  e, perché no, anche dal nostro Davide Formolo che, a ventisei anni suonati, sarebbe ora ci facesse capire che tipo di corridore è. Poi nelle volate delle tappe pianeggianti (invero non moltissime) mi attendo grandi duelli tra il campione d’Italia Elia Viviani ( quattro vittorie di tappa nel 2018 ) e il Colombiano Fernando Gaviria (quattro vittorie pure lui, ma nel 2017), con la possibile intromissione dell’australiano Caleb Ewan, del francese Arnaud Demare e del nostro Giacomo Nizzolo. Ma come sempre l’unica, grande protagonista sarà la strada, e con essa coloro che sapranno affrontarla con coraggio e lanciare sfide che rimarranno nella piccola grande storia della corsa.

Ha dei rimpianti?

Beh chi non li ha? Naturalmente qualcuno sì. Indubbiamente non è bello che il vincitore della scorsa edizione, ovvero Chris Froome, non sia qua a difendere il suo titolo. Ma il Britannico e la sua squadra hanno fatto altre scelte: d’altra parte non è da tutti giocarsi la chance di entrare nella Leggenda del Tour vincendolo per la quinta volta, quindi non posso fare a meno che rispettare tale decisione. Mi sarebbe anche piaciuto vedere all’opera il suo giovane compagno di squadra Egan Bernal, ma purtroppo un brutto incidente lo ha tolto di mezzo: lui che sarebbe stato di sicuro uno dei protagonisti per la vittoria finale. Peccato anche per il forfait di Valverde, che avrebbe nobilitato la rosa dei partecipanti. Mancano anche alcuni velocisti di primo piano, Sagan tra tutti, ma ce ne faremo una ragione. L’elenco dei protagonisti ai nastri di partenza è comunque di prim’ordine.

Che mi dice infine del percorso? Qualcuno sostiene che quest’anno sarebbe un po’ meno duro, o comunque più umano, e che avvantaggerebbe i cronomen a discapito degli scalatori…

In effetti una sessantina di chilometri a cronometro non sono pochi, anche se c’è da dire che si tratterà di crono non totalmente pianeggianti e che in passato il menu ne proponeva anche di più lunghe. Le prima tappe sono apparentemente tranquille (non c’è un vero e proprio arrivo in salita duro nella prima settimana, come spesso accadeva in passato) ma sono piene di insidie sulle strade dell’Italia centrale (le segnalo la tappa con arrivo a San Giovanni Rotondo, quella de L’Aquila e quella di Pesaro). Poi, dopo la crono di San Marino, sul finire della seconda settimana si inizia a fare sul serio in Piemonte con la Cuneo-Pinerolo…

Quella della mitica impresa di Fausto Coppi?

Solo il luogo di partenza e di arrivo saranno gli stessi, per il resto si tratta di una tappa assai più morbida di quella proposta dal Giro di settant’anni fa che vide per protagonista assoluto il Grande Fausto. In ogni caso, il giorno dopo vedremo un’altra bella tappa con arrivo al Colle del Nivolet nel Parco del Gran Paradiso (uno scenario da favola!) e poi via verso un’altra tappa durissima in Valle d’Aosta con traguardo fissato a Courmayeur. Ma il piatto forte dovrà ancora venire.

Ovvero?

Domenica 26 maggio una tappa insidiosa da Ivrea a Como (che proporrà alcune salite del Giro di Lombardia come il Ghisallo, il Sormano ed il Civiglio) quindi, dopo il giorno di riposo, la tappa forse più dura di questa edizione: da Lovere a Ponte di Legno che, detta così, non farebbe impressione se non fosse che in mezzo si percorreranno il Passo della Presolana e, soprattutto, il Passo Gavia (Cima Coppi) e il terribile Mortirolo. Dopo questo tappone, un paio di tappe “interlocutorie” ma non troppo, per poi affrontare il gran finale con la tappa con arrivo in quota a San Martino di Castrozza e poi il classico “tappone” dolomitico con arrivo a Croce Daune e, in mezzo, salite mitiche come il Passo Manghen ed il Passo Rolle. A quel punto i giochi dovrebbero essere fatti, ma se ci fosse ancora qualche conto da saldare (come avvenne ad esempio due anni fa) ci sarà l’ultima cronometro a Verona che potrebbe, qualora i distacchi non fossero ampi, stravolgere ancora la classifica. Insomma. Come vede ce n’è per tutti i gusti…

E’ stato detto: tanto Nord e poco Sud in questo Giro…

Che polemica sciocca! Ogni anno le cose cambiano, questo è chiaro. In questa edizione abbiamo deciso di privilegiare la parte centro settentrionale del nostro paese, mentre per esempio negli ultimi anni proponemmo diverse tappe in Sicilia ed in altre regioni meridionali.  Se qualche regione si è sentita un po’ dimenticata quest’anno, probabilmente non lo sarà il prossimo. E’ così da sempre, che discorsi! E mi pare che le polemiche siano venute soprattutto da gente che col ciclismo nulla c’entra e che di ciclismo nulla sa. Un po’ come coloro che fanno discorsi ancora più idioti…

Tipo?

Tipo: “i ciclisti sono tutti dopati!”

A costoro come risponde?

Rispondo dicendo che certo non possiamo ignorare che il fenomeno del doping esiste e che purtroppo farà sempre parte del nostro mondo. Ma che in nessuno sport i controlli sono così curati ed all’avanguardia come nel ciclismo. E questo non da oggi.  In ogni caso bisognerebbe smetterla di

colpevolizzare soltanto i corridori. Mi spiego meglio: quando salta fuori un caso di doping, tutti si scagliano contro il corridore che certo è colpevole, ma in molti casi non è che la punta dell’iceberg. Infatti, dietro di lui in genere si muove una rete di personaggi poco raccomandabili (dirigenti, medici) che è quanto meno corresponsabile e che invece si limita a scaricare  le colpe sul ciclista continuando nel contempo ad operare nel torbido. Finché non si colpiscono questi personaggi ipocriti che guadagnano milioni sulle spalle del nostro amore per questo sport non se ne verrà mai a capo! Ma il discorso sarebbe molto lungo e adesso devo salutarla. Tra un po’ si parte davvero!

Un’ ultima domanda: meglio il Giro o il Tour?

Ah-ah-ah…e lo chiede a me? Non le sembra che ci sia un…ehm…come è di moda dire adesso…conflitto di interessi?!? Comunque le rispondo che siamo bellissimi entrambi. Qui in Italia ci sono forse percorsi tecnicamente più belli e salite più dure. Al Tour c’è il caldo, poi c’è sicuramente più pressione e ci sono più soldi. Diciamo che loro diventano sempre più grandi ed ingombranti, noi manteniamo una dimensione più umana e forse più vicina all’idea che gli appassionati hanno di questo sport. Ciò senza togliere nulla al mio grande ed importante cuginastro. Ma una cosa voglio ancora dirla: che si corra qui in Italia, o in Francia, o in Spagna, o in Belgio, o in Olanda, o ovunque nel mondo, l’unica verità incontrovertibile è che il ciclismo è di gran lunga lo sport più bello che ci sia.
Con quest’ultima mia “massima” mi devo proprio congedare e devo salutarla, mi perdoni…

Ma ci mancherebbe! In bocca al lupo per tutto!

Un abbraccio a lei e a tutti gli appassionati.  E complimenti a 1000CuoriRossoblu che da quest’anno ha scelto di parlare di me e di ciclismo. Vi leggo sempre con molto interesse, lo sa?

Il Giro legge 1000CuoriRossoblu! Questa poi! Un po’ stupito dalla notizia inattesa ringrazio, mi allontano e torno a fare quello che più mi piace: seguire il ciclismo, seguire il Giro, raccontare storie e personaggi che ogni giorno questa corsa ci propone.

Lo farò talvolta anche da queste parti, se qualcuno avrà tempo e voglia di leggermi.

Non mi resta a questo punto che augurare Buon Giro a tutti!

 

 

 

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