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Storie Olimpiche – Michael Phelps, il cannibale del nuoto

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Non c’è atleta olimpico che abbia vinto più medaglie nella storia, non c’è atleta olimpico che abbia dominato più di Michael Phelps all’interno di un’Olimpiade. The Baltimore Bullet è detentore di numerosi record mondiali, ha vinto 23 Ori olimpici, è riuscito ad abbattere barriere inesplorate. Quel che fece invece a Pechino 2008 era fino ad allora fuori da ogni immaginazione.

A Monaco 1972, un baffuto nuotatore statunitense che rispondeva al nome di Mark Spitz si presentò all’appuntamento olimpico come uno dei migliori atleti al mondo. Già nel 1968, a Città del Messico, forte dei suoi 10 Record Mondiali e di qualche buon risultato ai Giochi Panamericani, dichiarò di ambire a vincere ben 6 medaglie d’oro, tuttavia non ci riuscì, ottenendo solo un argento e un bronzo a livello individuale, e due ori nelle staffette. L’impresa fallì, ma il nuotatore californiano non si arrese. Quattro anni dopo si ripresentò con le gli stessi propositi e fece anche meglio. Vincendo 7 medaglie d’oro in una singola edizione delle Olimpiadi, divenne l’atleta con medaglie d’oro in una singola edizione. A questi 7 allori olimpici aggiunse altrettanti Record Mondiali, a rendere ancora più epica la sua impresa.
Spitz vinse l’oro nelle staffette 4×100 e 4×200 stile libero, 4×100 mista, nei 100 e 200 mt stile libero e poi 100 e 200 farfalla.
L’impresa gli valse anche un’offerta di 1 milione di dollari da un produttore televisivo per qualificarsi all’edizione successiva, Montreal 1976, nonostante il ritiro. Gli scarsi risultati dopo un periodo di inattività, ne compromisero le possibilità di qualificazione, così Spitz rinunciò alla sua terza Olimpiade.

Un’impresa inimmaginabile? Forse. Irripetibile? Molti sicuramente avranno pensato di sì, almeno per 36 anni. Almeno fino all’arrivo di Michael Phelps.

Il fenomenale atleta statunitense ritiratosi (definitivamente) appena dopo la conquista della sua 28ma medaglia olimpica totale a Rio de Janeiro, fece scoprire al mondo che l’impresa epica di Spitz era non solo ripetibile, ma pure migliorabile.

Dopo aver già collezionato 6 ori e 2 bronzi ad Atene, ad appena 19 anni, Phelps si presentò a Pechino pronto per battere la leggenda Spitz. L’obbiettivo? Semplice, vincere 8 ori nella stessa edizione.
Le Olimpiadi di Pechino, se possibile, aggiunsero un’ulteriore difficoltà agli atleti del nuoto. Infatti, diversamente dalla tradizione il programma olimpico del nuoto durante la rassegna cinese invertì l’ordine delle giornate: batterie di qualificazione nel pomeriggio, semifinali e finali la mattina. Un problema non da poco per gli atleti, chiamati a trovare tono muscolare già nella mattinata, con la tensione delle medagli in palio che avrebbe potuto disturbarne il sonno. Una decisione che destò malumori e polemiche, ma che venne imposta per garantire un maggior risultato di audience proprio per gli Stati Uniti, che avrebbero dunque avuto le gare del nuoto nella fascia oraria televisiva del “prime time”.

Phelps cannibalizzava il panorama del nuoto da ormai 6 anni, anche se i primi fenomenali risultati li ottenne appena 16enne, ai Mondiali di Fukuoka nel 2001, quando vinse l’oro nei 200 farfalla, stabilendo il record del mondo, di cui peraltro era già detentore.
A Pechino gareggiò in 8 discipline: 100 e 200 mt farfalla, 200 mt stile libero, 200 e 400 mt misti e le staffette 4×100, 4×200 stile libero e la 4×100 mista, ottenendo dunque altrettanti ori, e quasi tutti i record del mondo, tranne quello dei 100 farfalla.

Phelps scese in vasca tutti i giorni, durante tutte le sessioni, risparmiandosi solo i pomeriggi delle ultime due giornate di gara del nuoto in vasca, semplicemente perché il programma delle batterie di qualificazione era ormai esaurite.
L’impresa si arricchì di momenti rivalità accesi e vittorie al cardiopalma. Nella 4×100 stile libero, ad esempio, il francese Alain Bernard alla vigilia delle Olimpiadi dichiarò che il quartetto francese avrebbe battuto gli americani: “Gliele suoneremo”. Disse. Niente da fare, nonostante la presenza di un altro fenomeno dello sprint dello stile libero come Frederick Bousquet, i francesi persero alle ultimissime bracciate e non per opera dello stesso Phelps, ma del compagno Jason Lezak.
Alle soglie del record Phelps, forte dei 6 ori già conquistati, affrontò Milorad Cavic, nella finale dei 100 farfalla, dovette rinunciare al Record del Mondo, ma la sua vittoria fu molto discussa. Il combattivo, quasi guerrigliero nuotatore serbo (poi punito per le sue posizioni politiche su Kosovo, espresse in diretta mondiale sul podio olimpico) si produsse in una serie di dichiarazioni in cui prometteva battaglia a Phelps, con l’unico obbiettivo di fermarne l’impresa. L’escalation di Cavic ricordò quella delle schermaglie precedenti ad un match di boxe tra i contendenti alla cintura. Tuttavia, il serbo uscì sconfitto da quella sfida, nonostante una scia non indifferente di polemiche. Phelps vinse con appena un centesimo di vantaggio. La Delegazione serba fece ricorso, ma il riesame dei tocchi alla piastra confermò il verdetto. Il 16 agosto, nel penultimo giorno di gare, Phelps eguagliò Spitz con 7 ori. L’ottavo arrivò nell’ultima giornata condito dal 7mo record mondiale, nella staffetta 4×100 mista. Impresa compiuta.

Phelps ha poi continuato a nuotare sia Londra 2012, che Rio 2016, ottenendo infine il record di maggior numero di medaglie e di medaglie d’oro alle Olimpiadi.
Oggi si dedica alla sua famiglia, alla promozione del suo brand e alla Michael Phelps Foundation, fondazione nata proprio in quell’incredibile 2008, con l’obbiettivo di diffondere quanto più possibile il nuoto ad ogni latitudine del globo.

Phelps rimarrà negli annali delle Olimpiadi, le sue imprese oggi sembrano davvero irripetibili. Per tanti, per Spitz stesso, Phelps non solo è il più grande nuotatore di tutti i tempi, ma il miglior atleta di goni epoca. Difficile dare torto o ragione, quel che rimane è l’impresa, scolpita nella storia Olimpica.

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