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Carspillar – Ferrari Modulo, la Purosangue mai nata

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motori.corriere.it

Questo martedì Carspillar si occuperà di Ferrari Modulo, avveniristico prototipo realizzato sul telaio della 512S, la sport realizzata dal cavallino per sfidare la Porsche 917 nelle grandi gare endurance.
Lo speciale esemplare, costruito fuori da ogni logica estetica, fu presentato al Salone dell’Automobile di Ginevra il 12 marzo del 1970; in seguito vinse oltre 20 premi internazionali di design: questo veicolo è un’autentica dimostrazione del forte talento italiano che lega il Cavallino al grande designer Pininfarina. 

Giudizi frettolosi

«Ferrari e Pininfarina? Non dura. È come mettere due prime Donne nella stessa opera». Era questa l’opinione generale dei critici automobilistici all’epoca. Opinione azzardata che venne in poco tempo smentita: in seguito alla prima collaborazione dei colossi italiani, furono concepite tra le più belle auto di tutti i tempi; sono oltre 100 le Ferrari disegnate da Pininfarina fino ad oggi.

 La vista 3/4 posteriore della Ferrari Modulo: un veicolo quasi fantascientifico per l’epoca (Virgilio Motori)

Linee avveniristiche

Lo sviluppo delle linee di Modulo nacque dai disegni di Paolo Martin, resi concreti da Pininfarina con l’obiettivo di dare espressione ad una nuova natura stilistica.
Alta meno di un metro e larga più di 2, questa Ferrari più che un’automobile ha le sembianze di un proiettile: la speciale carrozzeria, assemblata attorno ad un telaio tubolare in acciaio, è formata da due gusci sovrapposti: la cupola superiore – comprensiva di parabrezza e finestrini – scorre in avanti in modo da rendere possibile l’ingresso agli occupanti. 
I passaruota anteriori e posteriori incuriosiscono per l’originale e aerodinamica idea conferita dalla carenatura delle ruote, raccordata direttamente con il resto della scocca.

La linea a cuneo che caratterizza la Modulo è stata immortalata anche in un francobollo celebrativo in  onore della Pininfarina (Pinterest)

Abitacolo innovativo

Gli interni sono essenziali, proprio come vuole la tradizione delle sportive d’epoca; due sedili fortemente ergonomici sono la soluzione perfetta per un ottimale ancoraggio dei passeggeri durante le folli velocità ragionevolmente concesse dal V12 da 550 CV.
Degno di nota è l’utilizzo di due speciali elementi di forma sferica che, posizionati ai lati dei sedili, ricoprono rispettivamente la funzione delle odierne bocchette dell’aria e quella di supporto ai comandi principali. 

Gli interni della Modulo sono espressione del design di inizio anni Settanta (Pinterest)

Guardare ma non toccare

La Modulo, che fu prodotta in un solo esemplare, dal 2014 è di proprietà del produttore cinematografico e collezionista James Glickhenaus. Dopo un impeccabile restauro – effettuato sotto la volontà del nuovo proprietario per poterne godere quotidianamente dell’originale qualità – l’auto si incendiò a causa di un surriscaldamento causato dall’impianto di scarico. 

Fonte: pininfarina.it

 

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