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Storie Olimpiche – Anversa 1920, le Olimpiadi della ripartenza

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La voce e il tempo


Le tragiche vicende della Grande Guerra accompagnarono i Giochi della VII Olimpiade. Dopo la cancellazione delle Olimpiadi del 1916 che si sarebbero dovute svolgere a Berlino, nel 1919 decisero di affidare a una delle nazioni più colpite dal conflitto, il Belgio, l’organizzazione dei giochi del 1920, ambiti da prestigiose città come Roma, Budapest, Amsterdam e Lione, alla città di Anversa. Inoltre, i paesi sconfitti nella guerra, Germania, Austria, Ungheria, Bulgaria e Turchia, vennero esclusi da questa edizione dell’Olimpiade. Questa VII Olimpiade fu un vero e proprio punto di ripartenza e da quella edizione in poi sui cieli della città che ospita l’evento sventola la bandiera a cinque cerchi, riconosciuta in seguito come simbolo universale di fratellanza. 

Nonostante le enormi difficoltà economiche a causa della guerra, in pochissimo tempo fu eretto uno stadio, chiamato Pershing in onore del comandante delle truppe americane giunte in Europa. I giochi d’Anversa furono profondamente influenzati dal conflitto; tuttavia furono anche la culla di alcune novità destinate a diventare tradizione. Per la prima volta venne recitato il Giuramento Olimpico, nacque la Bandiera Olimpica e la tradizione che vede liberare le colombe bianche durante la cerimonia d’apertura, a simboleggiare la pace. Inoltre, strutturalmente venne adottata la pista d’atletica dei 400 metri e la piscina di 50 metri. 

Con 41 ori e 95 medaglie totali, gli Stati Uniti si rivelarono la squadra migliore. Ottima partecipazione anche dei paesi del Nord Europa come Svezia, Finlandia e Norvegia,  rappresentate da atleti che avevano potuto allenarsi normalmente, senza dover combattere nella guerra, essendo rimasti fuori dal conflitto. L’Italia, in completo azzurro Savoia per la prima volta, conquistò 13 ori e 23 medaglie totali. Memorabile l’Olimpiade di Nedo Nadi, schermidore e portabandiera italiano, che vinse 5 delle 6 gare in cui partecipò, perdendo alla spada individuale a causa di un malore. Nadi, che successivamente diventò commissario tecnico della squadra italiana, è ricordato tra i più grandi schermidori della storia. 

Come in ogni edizione anche in questa VII Olimpiade non mancarono di certo episodi curiosi: la squadra di pallanuoto italiana, tra l’altro all’esordio nei giochi, rinunciò a concludere la partita in quanto l’acqua della piscina era troppo fredda; durante una infinita partita di tennis tra lo statunitense Lowe e il greco Zerlentis, i raccattapalle se ne andarono perché troppo stanchi per continuare; infine durante la premiazione di Ugo Frigerio, marciatore milanese, la banda che doveva suonare l’inno pare avesse smarrito lo spartito della “Marcia Reale” e per risolvere il problema iniziò a suonare ‘O sole mio, da tutti conosciuta a memoria. Tutto quanto sotto gli occhi di re Alberto del Belgio.

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