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Il Gran Premio della «Motor Valley»

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Gazzetta dello Sport

 

 

Inizia oggi l’avventura di 1000Cuori – Motor Valley, nuova branches motoristica della Redazione di www.1000Cuorirossoblu.it. E miglior inizio non poteva esserci grazie al ritorno del Gran Premio ad Imola, cuore pulsante della Redazione a 4 e 2 ruote. A Claudio Fargione l’onore (e l’onere) del Kick Off. Buona lettura a tutti.

Imola ed una magia unica

Si dice sempre che il tempo è relativo e non si può che convenire su questa «massima» trasformata in luogo comune. Quante cose accadono in quattordici anni? Il mondo ci sembrerà completamente diverso, eppure ci sono ricordi che non sbiadiscono, come il Gran Premio di San Marino di Formula 1. Al contrario di altri eventi cancellati dalla memoria comune, la “nostra” corsa riemerge nei racconti con un calore sorprendente.

Perchè? Per darmi una risposta ho cercato di chiedermi prima di tutto cosa fosse per me quella gara…

La corsa della passione rossa

Se sei nato ad Imola nel 1984 la Formula 1 è semplicemente un pezzo della tua vita. In quei tempi la massima formula era appena arrivata in riva al Santerno dopo anni di sogni ed attese grazie al lavoro di uomini capaci e coraggiosi come Conti e Moruzzi, «patrocinati» dalla gigantesca figura di Enzo Ferrari. Dal 1980 Imola era presenza fissa nel calendario mondiale e non poteva esserci momento migliore: dopo i successi anni “70” di Lauda e Scheckter la Ferrari veniva trascinata dal cuore di Gilles Villeneuve verso una popolarità globale incredibile, la famosa “febbre”; di Sabattininana memoria. Nascere in quell’ Imola significava seguire i Gran Premi davanti al televisore la domenica pomeriggio partecipando ad un rito laico di commemorazione del «Mito» officiato dal gran sacerdote Mario Poltronieri. Poi, una volta all’anno, avveniva il «miracolo»: la nostra cittadina diventava il centro del mondo. Per me bimbo era come piombare dentro la TV e vedere Imola, brulicante di sconosciuti sorridenti e di rosso vestiti, fremere per qualcosa di grande. Era vedere il nonno rientrare con il cappellino di una squadra o delle bottigliette di una sconosciuta gazzosa chiamata “SetteUP”; come diceva lui, regali degli sponsor a chi passava in zona autodromo. Il GP era l’antologia dei racconti di ragazzi più grandi che facevano a gara a chi incontrava i piloti a passeggio in città. Era la locandina appesa nella mia cameretta, con la Ferrari di Alboreto davanti ad una collina della Rivazza rossa di passione. Era la mia mamma che restava con le mani davanti alla bocca, impietrita per il rogo di Berger. Ma dal giorno successivo era anche l’orgoglio di sentire ricordare Imola come il luogo magico in cui Gerhard era passato dalla morte certa alla rinascita in meno di quindici secondi, un modello di efficienza ed organizzazione con cui il resto del mondo doveva confrontarsi. Erano i giorni in cui ci sentivamo i migliori, invulnerabili ed invidiati per avere portato la passione di una terra sul tetto del mondo.

Il giorno del Giudizio

Poi arrivò il 1 maggio 1994, ed GP di San Marino mi fece saltare dalla fanciullezza a crescere di colpo, facendomi capire che le corse non erano un bel gioco ed i piloti non erano eroi immortali ma individui speciali, che per passione rischiavano di morire. Divenne il casco di Roland che si muoveva inanimato in quel che restava di un abitacolo ed il sangue di Ayrton in una curva dove ero cresciuto. Divenne una mattina di scuola in cui le maestre riunirono tutti noi bimbi di quarta elementare a parlare insieme di quello che avevamo vissuto, riempiendo un angolino dell’aula con disegni e letterine per ricordare 2 piloti che per sempre sarebbero stati legati alla nostra città. Divenne il ritorno alla realtà, il momento delle dita puntate contro un circuito diventato improvvisamente pericoloso e della paura che tutto dovesse improvvisamente svanire nel dolore. Non fu così.

 

Il coraggio di rinascere

Un anno dopo il GP di San Marino tornò e divenne il simbolo della tenacia incrollabile di Imola, ma anche la causa dell’orrenda mutilazione di 2 pieghe fantastiche come Villeneuve e Tamburello. Sarebbe diventato un momento esaltante per me ragazzino, il fine settimana da passare in giro per la città vestita a festa scambiando due parole con sconosciuti in lingue un po’ improbabili in attesa di trovare i biglietti per entrare in pista la domenica. Sarebbe diventato la curiosità di salire ogni giorno all’ ultimo piano del Liceo per verificare quanto la Rivazza si stesse popolando con l’approssimarsi della corsa.

Sarebbe divenuto quello, nell’attesa del giovedì pomeriggio, il momento per intrufolarmi ai box a disegnare i particolari delle vetture che osservavo tra gli sguardi incuriositi dei meccanici grazie al pass di servizio di mio padre. Sarebbe diventato il momento in cui imparare a conoscere i bagarini che proponevano compravendite di biglietti lungo viale Dante (lo ammetto, qualche affare l'ho fatto da giovane) ed il brivido di vedere la collina della Tosa esplodere in un unico boato tanto grande da coprire il rombo dei motori al passaggio delle “rosse”. Con la crescente speranza, prima o poi, di essere in pista non solo come semplice spettatore. Anche quel giorno sarebbe arrivato, con l' emozione di vivere il GP di San Marino 2005 in direzione gara e l’orgoglio di essere tra gli addetti alla partenza nel 2006, fino a complimentarmi per primo con il vincitore.

Era un certo Michael Schumacher.

Una storia infinita

“See you next year” dissi al direttore di gara Charile Whiting uscendo dal paddock quel 23 aprile. Peccato che l’anno dopo non sarebbe tornato, perché in una grigia giornata dell’ ottobre successivo giunse la notizia della cancellazione del GP. Fredda, inattesa ed impossibile da immaginare, come una disgrazia che in un giorno qualunque ti cambia la vita. Sembra difficile crederlo, ma sono passati quattordici anni. La pista è cambiata, abbiamo nuovi box e vissuto tante giornate di passione, ma il sogno di riavere la “nostra” corsa non è mai svanito. Ci sono voluti tre lustri ed in una caldissima giornata estiva di un pazzo 2020 l’annuncio a sorpresa è arrivato.

Imola torna mondiale il 1 novembre con una titolazione inedita: Gran Premio dell’ Emilia Romagna. Un omaggio a quella terra unica e meravigliosa che nel mondo è conosciuta come «Motor Valley», un concentrato di passione che ha fatto nascere le auto e le moto più famose e desiderate al mondo. Cosa importa se sarà solo per questa volta? Di certo il «nostro» GP resterà per sempre. Perché non esisterà mai una gara che sostituisca il Gran Premio di Imola nel cuore di chi lo ha vissuto.

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