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Road to Imola – 1999: Il primo trionfo del binomio Ferrari-Schumacher al GP di San Marino

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Credits: Ferrari.com


Ci troviamo sullo sfumare del secondo millennio, l’Euro non è più un’idea ma una realtà che da qui a qualche anno entrerà nelle case di tutti gli europei, Matrix, appena uscito al cinema, è il film di cui tutti parlano e tra qualche mese Vladimir Putin entrerà per la prima volta in carica al Cremlino. In questo contesto si disputa ad Imola la diciannovesima edizione del Gran premio di San Marino, terza gara del mondiale di Formula 1 1999.

Le prime due gare di quel campionato confermarono due cose: lo stragrande potere McLaren, che in pista non ha rivali, ma allo stesso tempo la fragilità della monoposto britannica che, nonostante le due prime file conquistate in qualifica, è riuscita a portare fin qui soltanto una macchina a traguardo. Dietro, la Ferrari di Irvine e Schumacher, e la Jordan di Hill e Frentzen, stanno dimostrando il proprio valore con due podi a testa. A centro classifica naviga invece la Benetton di Fisichella e Wurz, in quella fase calante di risultati cominciata dopo l’exploit 1994-1995 che portò al doppio titolo piloti di Schumacher e a quello costruttori della casa italo-inglese.

Le qualifiche di quel GP seguono la traccia di quelle precedenti. Hakkinen e Coulthard si dividono la prima fila, uno a pochi millesimi dall’altro, alle loro spalle Schumacher fa più di quanto ci si potesse aspettare, arrivando ad appena due decimi dal finnico della McLaren, mentre Irvine e il resto delle vetture distano più di mezzo secondo; nota di merito per Jaques Villeneuve, al quarto anno nel mondo della Formula 1, quinto con la debuttante BAR.

La gara. Al pronti via dei 305 kilometri distribuiti su 62 giri del 19° Gran Premio di San Marino, Hakkinen riesce a conservare la propria posizione andandosi a prendere l’interno della prima curva, anche Coulthard, partito fuori posizione, riesce a mantenere il secondo posto, ma si torva subito tallonato da Michael Schumacher, riuscito a guadagnare diversi metri seguendo la scia iniziale di Hakkinen; dietro le Jordan riescono a prendersi la posizione di Villeneuve, la cui BAR rimane immobile al centro della propria casella di partenza, mentre Trulli  finisce fuori pista al tamburello dopo uno scontro in mezzo al traffico.

Mika Hakkinen mantiene la testa della corsa per 17 giri, incrementando kilometro dopo kilometro il proprio vantaggio sugli inseguitori, nella fattispecie Coulthard e Schumacher, fino a quando, in uscita dalla curva della Variante Bassa, perde improvvisamente il controllo della propria vettura dopo aver perso grip andando troppo sul cordolo esterno, finendo così contro le barriere e abbandonando definitivamente la gara proprio davanti il rettilineo dei box: il pubblico non sconta nulla al pilota finnico ed è subito uno sciamare di bandiere Ferrari e grida di felicità. Hakkinen nel frattempo scende con tutta calma dalla proprio monoposto e attende a bordo pista prima di poter rientrare ai box: la corsa nel frattempo non viene interrotta nonostante una vettura immobile a pochi metri dall’asfalto dove si corre a 200 all’ora e un pilota pronto ad attraversare, erano altri tempi anche se non così temporalmente lontani.

La gara va avanti, la pista romagnola non è la più adatta ai sorpassi e la McLaren riesce a girare anche 10km/h più veloce della Ferrari, così Coulthard, unico superstite della McLaren con il doppio arduo compito di rimanere in pista fino alla bandiera a scacchi e condire la propria bacheca con una vittoria, riesce a tenere a bada Schumacher senza riuscire mai però a creare un vero gap tra le due monoposto; Irvine nel frattempo viene rallentato dal duo Takagi-Gene: mentre il pilota nord irlandese prova il doppiaggio, i due contendenti non lasciano spazio troppo presi dal proprio duello. La situazione si sblocca solo perché i due si spingono fuori pista a vicenda, rientrando sempre fianco a fianco alle spalle del ferrarista.  Nelle retrovie Zanardi decimo è seguito a ruota da Fisichella, mentre Badoer su Minardi è quindicesimo.

Al 31° giro la Ferrari si gioca la carta del pit-stop, proprio quando Schumacher stava cominciando a ridurre il distacco dall’avversario, mangiando mezzo secondo a giro a Coulthard. Una strategia rischiosa in quel momento ma che si rivelerà vincente. Al rientro Michael fa ancora meglio, prendendo addirittura un secondo al giro all’avversario che conservava soli 2.5 secondi di vantaggio al momento del rientro del ferrarista, l’undercut è servito. Il team britannico è colto impreparato e non risponde in fretta, passano 4 giri prima che Coulthard rientri ai box ma ormai è troppo tardi, al ritorno in pista il pilota scozzese si trova in un sandwich di Ferrari.

A 15 giri dal termine c’è ancora tempo per un po’ di dramma; alla vettura di Irvine si rompe il motore e sui liquidi fuoriusciti  l’accorrente Frentzen (quarto fino a quel momento) finisce in testa coda ritirandosi. Schumacher di li alla fine,  anche se la macchina non è ancora quella con cui poi vincerà tutto negli anni a venire, riesce a gestire il distacco da Coulthard senza mai entrare in apprensione, con quella capacità di guidare in modo perfetto senza dover rischiare nulla a cui ci ha tanto abituati.

E’ l’ultimo giro, affiorano al vento tra le tribune le bandiere rosse del cavallino rampante mente Schumi fa la sua prima parata tra le grida di gioia di un popolo intero, quello Ferrari, che aspettava questa vittoria da 16 anni, e che quel giorno di primavera affolla in ogni centimetro di prato o tribuna il circuito intero. Il suono infernale della F399 viene quasi sovrastato dal giubilo dei Tifosi che ora più che mai sognano la possibilità di riacciuffare un mondiale costruttori che manca dall’83.

E mentre Schumi risponde, con un Pugno alzato al cielo ai propri tifosi, un composto Jean Todt si lascia andare a delle pacche sulle spalle con i ragazzi del muretto senza riuscire a nascondere un grande sorriso. Il francese però finalmente si scompone quando Michael scende dalla propria monoposto, saltandogli letteralmente addosso; sul podio poi è il momento dell’inno di Mameli e uno Schumi colmo di felicità dirige l’orchestra.  Nell’ordine di arrivo, da segnalare il quinto posto di Fisichella e l’ottavo di Badoer; fuori dai giochi invece Zanardi che finisce in testa-coda a 4 giri dalla fine.

Schumi  fa così pace con la pista imolese che lo aveva voluto secondo nei tre anni precedenti, conquistando la sua seconda vittoria nel Gp di San Marino di cui la prima, di molte altre, in Ferrari, riportando quel successo che a Maranello mancava da 16 anni nella pista di casa, rompendo alla stesso tempo la tradizione delle scuderie britanniche che perdurava proprio dall’ultima vittoria Ferrari.

La forza in pista di quella McLaren, nonostante la fragilità delle componentistiche, premierà comunque nella corsa al mondiale Mika Hakkinen che riuscirà a vincere, all’ultima gara nel testa a testa con Irvine,  il suo secondo, ed ultimo, mondiale, in una stagione  che lo vedrà come vero cecchino di podi:  in una sola gara di quelle completate, non centrerà una delle tre prime posizioni; è il Gran premio d’Europa al Nurburgring, in una gara condizionata anche dalle condizioni atmosferiche, in cui un giovane Jarno Trulli conquisterà il primo podio in carriera a bordo della Prost AP02 su motore Peugeot, ma questa è un’altra storia.

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