Seguici su

Altri Sport

Un circuito al mese – Sebring, la casa dell’endurance made in USA

Pubblicato

il

Basta spostarsi di un paio di centinaia di chilometri da Daytona, senza nemmeno attraversare i confini della Florida, per incontrare un altro luogo simbolico per l’automobilismo americano. La differenza principale è che giungiamo in una località dove non trova spazio un ovale, ma un autodromo nato per ospitare gare endurance di ispirazione puramente europea. Benvenuti al Sebring International Raceway.

Il primo Gran Premio degli Stati Uniti di Formula 1

La genesi del circuito di Sebring ricorda molto da vicino quella di una pista storica per l’automobilismo europeo, ovvero Silverstone. Esso infatti nasce a partire dalle piste di decollo un aeroporto militare, utilizzato durante la seconda guerra mondiale, poi riconvertito in un aeroporto commerciale e privato attualmente ancora utilizzato. Se il tracciato del Northamptonshire ha ospitato la prima gara in assoluto del campionato mondiale di Formula 1, a Sebring si è disputata nel 1959 la prima edizione del Gran Premio degli Stati Uniti valida per l’iride. La Formula 1 era approdata nel paese a stelle e strisce già dalla prima edizione del campionato, nel 1950, dato che fino al 1960 la 500 miglia di Indianapolis ha fatto parte del calendario del mondiale. Ma, oltre al fatto che la partecipazione alla gara sull’ovale dei piloti e delle case automobilistiche europee, che disputavano le restanti gare in programma, è stata in quegli anni molto scarsa, quell’evento non è mai stato denominato Gran Premio degli Stati Uniti. Questo titolo venne attribuito per la prima volta alla gara di Sebring del 1959. La corsa venne vinta da Bruce McLaren, al suo primo successo in Formula 1, all’età di 22 anni. Il neozelandese fissò un record di precocità rimasto imbattuto a lungo: per trovare un pilota più giovane di lui sul gradino più alto del podio bisogna scorrere l’albo d’oro fino al 2003, quando Fernando Alonso vinse il Gran Premio di Ungheria abbassando il limite di qualche mese. Non avendo riscosso il successo di pubblico aspettato, il Gran Premio degli Stati Uniti si trasferì per un anno sulla pista californiana di Riverside, per poi stabilirsi per due decenni a Watkins Glen.

La 12 ore di Sebring

Ciò a cui il circuito della Florida deve la sua fama è però la storica gara endurance, nota a tutti gli appassionati come la 12 ore di Sebring. Anzi, la stessa ragione per cui il vecchio aeroporto venne adibito ad autodromo fu proprio quella di realizzare una competizione nello stile della 24 ore di Le Mans. Alec Ulmann, ingegnere americano di origini russe, assistette alla corsa francese nel 1950 e ne rimase colpito a tal punto che una volta tornato in patria si mise alla ricerca di siti che avrebbero potuto ospitare un evento simile, individuando alla fine l’aeroporto situato a qualche chilometro da Sebring, piccola città della Florida. La corsa fu disputata per la prima volta nel 1950, ma fu lunga solo sei ore, mentre a partire dall’edizione successiva, tenutasi nel 1952, la manifestazione si è svolta con cadenza annuale sulla durata del giro di orologio, con partenza di giorno e arrivo di notte. Dal 1953 al 1972 la 12 ore di Sebring è stata inserita nel campionato mondiale FIA sportprototipi. Nel 1973 la gara passò sotto la direzione dell’IMSA, che la organizza attualmente, dopo la parentesi American Le Mans Series, durata dal 1999 al 2013. Per due anni la gara ebbe una doppia valenza: nel 2011 la gara fece parte anche dell’Intercontinental Le Mans Cup, dalle cui ceneri nel 2012 nacque il FIA World Endurance Championship, che per la sua prima edizione ebbe in calendario anche la 12 ore di Sebring. Di recente, la FIA si è nuovamente interessata alla pista americana, organizzando nel 2019 una 1000 km, valida per il campionato WEC, nello stesso weekend della 12 ore. L’evento si sarebbe dovuto ripetere anche nei due anni successivi, ma in entrambi gli anni è stato cancellato a causa della pandemia da Covid-19. Nell’albo d’oro della 12 ore, la Ferrari è presente con 12 vittorie, 9 delle quali ottenute fino al 1972, prima dell’interruzione dell’impegno della scuderia di Maranello nei campionati extra-Formula 1. Gli ultimi 3 successi risalgono agli anni ’90, quando con la 333 SP la Ferrari rientrò nel campionato IMSA, seppur non con un team ufficiale. Altri due marchi italiani hanno trionfato nella classifica assoluta: la OSCA nel 1954 e la Maserati nel 1957. Tra i piloti, l’italiano Dindo Capello vanta cinque successi, superato solo dal danese Tom Kristensen con sei.

Il tracciato 

La pista ha subito diverse modifiche nel corso degli anni. Attualmente la sua lunghezza è poco superiore ai 6 km, con 17 curve, in prevalenza veloci, che uniscono diversi lunghi rettilinei. Una delle caratteristiche che contraddistingue il circuito è la sua superficie, costituita da alcuni tratti in cemento, risalenti alla seconda guerra mondiale, e altri in asfalto. Sono presenti diversi avvallamenti, in particolare in prossimità delle giunture tra un fondo e l’altro, ed è frequente vedere scintille al passaggio delle auto. Sono disponibili configurazioni più brevi del circuito, sfruttate per i test invernali anche dalla Indycar.

Un filmato della storica 12 ore di Sebring 1970 vinta dalla Ferrari (Florida Streaming su YouTube)

Continua a leggere le notizie di 1000 Cuori Rossoblu e segui la nostra pagina Facebook

E tu cosa ne pensi?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *