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Storie Olimpiche – Montreal 1976, il boicottaggio dell’Africa e la perfezione di Nadia

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fonte immagine: paginedisport.net


I Giochi della XXI Olimpiade si portarono dietro una lunga scia di polemiche. Dopo la strage di Monaco, l’Olimpiade estiva del 1976, organizzata dal Canada a Montreal, andò incontro ad una organizzazione problematica, che dovette affrontare una miriade di ostacoli. Dal punto di vista strettamente economico, alcuni impianti costarono molto più di quanto preventivato, facendo esplodere i costi della macchina organizzativa, e addirittura l’impianto principale lo Stadio Olimpico arrivò all’inaugurazione parzialmente finito.

LA QUESTIONE POLITICA: L’APARTHEID – A questi problemi di natura organizzativa, si aggiunsero anche le questioni politiche, che mai erano mancate nelle ultime edizioni, soprattutto estive.
La situazione più calda del momento, dal punto di vista politico, era quella dell’apartheid. Il Sudafrica, a partire da dopo l’Olimpiade di Roma 1960, era stato escluso dopo le proteste degli altri paesi africani, a causa appunto delle leggi razziali del paese.
Nel 1968, alla vigilia dell’Olimpiade invernale il presidente del CIO, Avery Brundage, a cui le politiche razziste del Sudafrica non era affatto invise, propose al Comitato Olimpico una votazione per la riammissione del Paese africano alle manifestazioni olimpiche. Il Comitato composto perlopiù da membri anziani e di stampo ultraconservatore votò a favore del ritorno della delegazione sudafricana. Brundage sopraffatto dalle proteste della maggioranza degli altri Paesi africani decise per annullare il risultato della votazione e lasciare il Sudafrica escluso.

IL BOICOTTAGGIO – Dal punto di vista della partecipazione dei sudafricani, che a partire dal 1968 avevano intrattenuto rapporti con soli sport al di fuori dal panorama olimpico, poco era cambiato in vista dell’Olimpiade 1976.
In vista dell’Olimpiade 1976, 27 paesi del continente africano e l’Iraq boicottarono i Giochi Olimpici per una questione sportiva, ma extra-olimpica. Infatti, i 28 paesi reagirono contro il comportamento della Nuova Zelanda. La Nazionale neozelandese di rugby era stata accusata di essere andati in Sudafrica in tournée a giocare contro diverse formazioni sudafricane. Una novità assoluta se si pensa che negli anni passati altri paesi del panorama olimpico in occasione di altre manifestazioni sportive erano stati in Sudafrica.
Si trattava evidentemente di un pretesto per utilizzare le Olimpiadi come cassa di risonanza per una questione politica e civile quanto mai grave e sempre più importante nel panorama mondiale.
All’Olimpiade di Montreal si presentarono solo due delegazioni africane: Senegal e Costa d’Avorio.
Sullo sfondo ci fu anche il boicottaggio di Taiwan. La delegazione chiese il permesso di presentarsi sotto il nome di China Taipei, ma la richiesta fu rifiutata, causando la rabbia e la rinuncia alla partecipazione olimpica.

LA PERFEZIONE ESISTE – Le questioni politiche, per quanto importanti, non scalfirono le imprese sportive durante la manifestazione. Durante le gare olimpiche di ginnastica artistica accadde un episodio straordinaria. La quattordicenne romena Nadia Comaneci, già nota per aver dominato tutte le specialità della ginnastica agli Europei del 1975, raggiunse letteralmente la perfezione nella gara delle parallele asimmetriche. I giudici, nella finale della gara, i giudici assegnarono alla prestazione della Comaneci il punteggio di 10.0. Nessuna deduzione fu apportata al suo vuoto, non avendo ravvisato nessun errore. Per la prima volta nella storia dello sport: la perfezione esiste.

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