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Il personaggio della settimana – Lorenzo Bandini, l’ “africano” di Ferrari

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Ma nella fantasia, ho l’immagine sua, gli eroi son tutti giovani e belli, gli eroi son tutti giovani e belli

Di Lorenzo Bandini non ho mai visto una corsa in diretta, ma è così che me lo immagino. Eroico, come tutti i piloti dell’epoca, certi di partire e mai sicuri di tornare a casa, giovane e bello come apparve agli occhi dell’ancora adolescente Margherita Freddi, figlia di Goliardo, uomo che diede un lavoro in quel di Milano a Lorenzo e che gli permise di iniziare la sua carriera nel mondo delle competizioni agonistiche. In realtà, come disse in un’intervista al Corriere della Sera, Margherita inizialmente odiava Lorenzo, perché «Mi aveva sostituito. Era il figlio maschio che mio padre non aveva avuto, e mio padre per Lorenzo era il padre che gli era mancato». Ma alla fine, come diceva la zia Artenice alla giovane Margherita, “chi disprezza, compra”.

Romagnolo d’Africa, nato a Barce, in Libia, nel 1935 da genitori emigrati in cerca di fortuna, Lorenzo Bandini crebbe a San Cassiano di Brisighella, paese paterno, dove la famiglia si trasferì allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. La famiglia Bandini era agiata, ma le difficoltà non tardarono ad arrivare. Perso il padre Giovanni nel 1944, iscritto al Partito Fascista Repubblicano e vittima di una rappresaglia partigiana e con l’albergo di famiglia distrutto dai bombardamenti, la madre Elena portò Lorenzo e la sorella Gabriella a vivere a Reggiolo, in Emilia. Qui Bandini cominciò a lavorare come meccanico per poi trasferirsi a Milano, dove trovò impiego nel Garage Rex di Goliardo Freddi, nel 1950.

In terra lombarda grazie al sig. Freddi, che lo trattava come un figlio portandolo spesso a Monza, crebbe la passione per le gare. Iniziò a competere a ventuno anni, con l’auto di Goliardo Freddi, una Fiat 1110 103 B elaborata dallo stesso Bandini, prendendo parte alla Castell’Arquato – Vernasca, nella quale arrivò quindicesimo. I primi anni di carriera furono tutti in salita, in molti sensi, dal momento che Bandini partecipava a molte cronoscalate, ma il suo obiettivo era quello, più del risultato, di acquisire esperienza che gli sarebbe poi fruttata negli anni a venire.

Il primo successo arrivò a bordo di una Lancia Appia coupè nella Mille Miglia del 1958, nella classe 2000 Gran Turismo, mentre nel 1959 partecipò a molte gare alla guida di una Stanguellini, della quale diventò pilota ufficiale nell’anno successivo. Vinse a Cuba e a Monza, dove conobbe un altro giovane pilota in rampa di lancio, Giancarlo Baghetti il quale nel 1961 gli soffiò la possibilità di correre per la Ferrari, su una di quelle rosse di Maranello messe a disposizione da Enzo Ferrari al giovane più promettente.

Lorenzo Bandini al volante della 1110 103 B del suocero durante la Castell’Arquato – Vernasca (credits: lagobba.it)

Il debutto in Formula 1 e l’arrivo in Ferrari

La delusione per Bandini fu cocente, ma Mimmo Dei, titolare della scuderia Centro-Sud, si accorse del suo talento e gli offrì il volante di una Cooper 1500 a motore Maserati. Dopo l’esordio a Pau, dove arrivò terzo alle spalle delle Lotus Climax di Jim Clark e Joakim Bonnier, Dei lo iscrisse al Gran Premio del Belgio 1961, che si correva sul circuito di Spa-Francorschamps. Il debutto di Bandini in Formula 1 si concluse però con un ritiro.

Di quelle partecipazioni, il pilota disse: «Alla prima gara, in mezzo a tutti quei campioni, credevo che non sarei mai riuscito ad arrivare al traguardo, che stare alla pari con loro fosse una meta per me irraggiungibile. Poi mi accorsi di cavarmela abbastanza bene e continuai.» Mimmo Dei continuò a dare fiducia al pilota romagnolo affidandogli la Ferrari 250 Testarossa gentilmente concessa alla scuderia da Ferrari e, in coppia con Giorgio Scarlatti, vinse la 4 ore di Pescara. Ferrari in persona lo seguiva nell’ombra e, per il 1962, lo volle sul sedile di una delle vetture di Maranello. Dopo il quinto posto a Pau, Bandini arrivò secondo, in coppia con Baghetti, alla Targa Florio alla quale seguì il successo nel GP del Mediterraneo a Enna, non valido per il Campionato del Mondo. Deciso a mostrare a Enzo Ferrari il suo valore, Lorenzo Bandini conquistò il terzo posto a Montecarlo e concluse il mondiale F1 al dodicesimo posto con quattro punti.

I successo a Le Mans ed alla Targa Florio, e l’avvertimento di Ferrari

Nel 1963 i migliori risultati nella massima serie automobilistica furono tre quinti posti, ma in Francia, alla 24 Ore di Le Mans, arrivò il primo successo di rilievo per Bandini, che vinse la classica dell’endurance in coppia con Ludovico Scarfiotti, a bordo di una Ferrari 250P. Questo risultato più altre vittorie in gare non valide per il mondiale gli valsero il titolo di Campione Italiano Assoluto.

Dopo un’annata densa di successi e attestati di stima arrivò finalmente l’agognata nomina, quella a pilota ufficiale della casa del Cavallno Rampante al fianco di John Surtees. Fondamentale fu l’apporto di Bandini per Surtees, che conquistò il titolo mondiale del 1964 anche grazie alla battaglia che Lorenzo ingaggiò con Graham Hill, uno dei pretendenti all’iride. In quella stagione vinse il GP d’Austria, unica vittoria iridata in carriera, ottenendo il quarto posto nella classifica finale, suo miglior piazzamento che gli permise di confermarsi Campione Italiano Assoluto.

Il ‘65 fu avaro di soddisfazioni. L’unico ‘hurrà’ fu alla Targa Florio, vinta in coppia con il “preside volante” Nino Vaccarella. Alla fine dell’anno arrivò anche un giudizio severo da Enzo Ferrari, che dichiarò di avere “un corridore e mezzo” e che definì Bandini “uno come un altro”, pur precisando: «Se Bandini andrà più forte degli altri ovviamente correrà sempre». Nel 1966 Lorenzo andò più forte degli altri in più di un’occasione, arrivando terzo a Montecarlo e secondo in Belgio, issandosi in testa alla classifica. Alcuni risultati negativi lo fecero scivolare fino all’ottava posizione finale, con il titolo che andò a Jack Brabham.

  Bandini al via della trionfale 24 ore di le Mans 1964 (credits: found on pinterest)

 

1967: l’iniziale rilancio e la fine a Montecarlo

Il 1967 iniziò alla grande per il pilota cresciuto sulle colline romagnole che conquistò la 24 Ore di Daytona e la 1000 Km di Monza, entrambe in coppia con Chris Amon sulla fantastica Ferrari 330 P4. La vittoria oltreoceano aveva addirittura alimentato voci che lo volessero al via della 500 miglia di Indianapolis. Il 7 maggio 1967 è tempo del Grand Prix di Montecarlo, seconda gara del mondiale e debutto stagionale per la Ferrari, che aveva saltato il round d’apertura in Sudafrica. Lorenzo Bandini scattò dalla seconda piazzola alle spalle di Brabham, riuscendo a sopravanzarlo al via, con l’australiano che si dovette ritirare quasi immediatamente per la rottura del motore. Al secondo giro Bandini scivolò sull’olio lasciato dalla Brabham-Repco del tri-campione del mondo, venendo superato da Denny Hulme e Jackie Stewart con quest’ultimo costretto al forfait al giro 14.

Bandini lanciato all’inseguimento di Hulme poco prima del fatale incidente (credits: automoto.it)

In seconda posizione, Bandini si lanciò in una furiosa rimonta arrivando, al 61esimo dei 100 giri previsti, ad avere sette secondi di ritardo da Hulme. In quel momento il romagnolo trovò dinanzi a sé i doppiati Pedro Rodriguez e Graham Hill. Se il primo lasciò strada al ferrarista, l’inglese, memore di quanto accaduto tre anni prima, fece perdere molto tempo a Bandini che vide il battistrada allontanarsi. Superata la Lotus di Hill era il momento di proseguire la rimonta ma, giro dopo giro, la stanchezza si faceva sentire ed era ben visibile dalla postura tenuta dal romagnolo. Al giro 82, sui 100 previsti, avvenì la tragedia alla chicane del porto. Bandini entro nella esse con una velocità superiore a quella ideale, colpì con il mozzo posteriore una bitta di ormeggio delle navi che fece ribaltare la vettura la quale prese quasi istantaneamente fuoco.

I soccorsi furono lenti, anche grazie alla convinzione dei commissari e dei vigili del fuoco che il pilota fosse finito in mare, come successo anni prima ad Ascari. Spazientiti dalla situazione, due amici di Bandini, il principe Juan Carlos di Borbone e Giancarlo Baghetti, scavalcarono le transenne attirando l’attenzione dei soccorritori. Ci vollero tre minuti e mezzo per domare l’incendio e, una volta estinto, ci fu l’amara sorpresa: Lorenzo Bandini era incosciente ancora all’interno della sua Ferrari numero 18. Fu trasportato subito all’ospedale Princesse Grace in condizioni critiche, con ustioni di terzo grado su oltre il 60% del corpo e con una grave ferita alla milza.

Dinanzi alle immagini dell’incidente Enzo Ferrari, che stava assistendo alla corsa dalla televisione, capì che non avrebbe più rivisto il suo pilota. Dopo tre giorni di agonia, il 10 maggio 1967, Lorenzo Bandini morì all’età di trentadue anni, lasciando nella disperazione Margherita, presente nel Principato durante la gara. Ricorda la moglie:

«Ha avuto un crollo fisico, all’ultimo passaggio l’ho visto allargare le braccia, come per dire: non ce la faccio. All’83° giro non è passato, ho visto un fungo di fumo, ho urlato: “È Lorenzo, è Lorenzo”, mi è venuto giù il cielo, intanto arriva Jim Clark che cerca di rassicurarmi: “Lorenzo ok!”. In ospedale c’era Alessandro Onassis, che rimase un bel po’ con me e con Forghieri, dopo 7-8 ore il professor Châtelet uscì dalla sala operatoria, parlò di ustioni di III grado sul 90 per cento del corpo. Pensai: meno male che non sono di primo grado… Ma il dottore mi spiegò: signora, come medico ho fatto il possibile, come uomo mi auguro che non sopravviva…».

Il momento dell’impatto di Lorenzo Bandini all’82° giro del GP di Montecarlo ’67 (credits: found on pinterest)

Smise quindi di battere il cuore di un appassionato di meccanica e di corse, valente pilota che in Formula 1 raccolse meno di quanto avrebbe potuto. Le cronache dell’epoca narrano che la salma fu accolta all’aeroporto di Linate da un lungo applauso dei presenti. Pare sia la prima volta che, in Italia, fu tributato questo saluto. L’affetto che gli appassionati aveva per Lorenzo Bandini fu tangibile nel giorno del suo funerale, al quale presenziò una folla stimata in circa 100.000 persone. Nel 1992 fu intitolato alla sua memoria il Trofeo Lorenzo Bandini, attribuito a una personalità di spicco del mondo della Formula 1, premio ambito nel mondo dell’automobilismo e assegnato ancora oggi nella sua Brisighella.

Per chiudere: Lorenzo si racconta in una rarissima intervista ai microfoni RAI

 

 

 

 

 

 

 

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