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Una gara da mito – Le Mans ‘94, il ritorno di Bugatti

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Prendete una gara leggendaria in fase di rilancio ed una casa che ha fatto la storia dell’automobile appena rinata in zona Motor Valley. Prendete anche una supercar che ha di colpo fatto impallidire le rivali e metteteci sopra il mitico marchio di quella casa. Bene, ora immaginate che la corsa sia la 24 ore di Le Mans e che la vettura porti il nome Bugatti. Mescolate il tutto con infinita passione ed un po’ di sciovinismo d’oltralpe ed otterrete una miscela esplosiva. Se pensate che tutto questo sia solo fanta-automobilismo vi sbagliate di grosso, perché è semplicemente il punto di partenza per la storia che stiamo per raccontarvi. Quindi mettetevi comodi e preparatevi ad un viaggio negli anni Novanta dello scorso secolo.

La Bugatti EB110 Super Sport. Molto più di una semplice supercar (MotorBox)

Tra falsi prototipi e vere gran turismo

Dopo l’abolizione del Mondiale Endurance a fine 1992 le corse di durata stavano vivendo un periodo molto difficile. La Formula 1 monopolizzava completamente l’attenzione di media, sponsor e grandi case, lasciando agli altri solo le briciole. L’ Automobile Club de l’Ouest, forte del blasone della 24 ore ma consapevole della crisi che stava investendo la corsa, decise di attirare a Le Mans marchi prestigiosi con auto da sogno. Venne così elaborato un regolamento tecnico che attraverso deroghe e limitazioni specifiche tentava di ottenere un bilanciamento delle prestazioni tra prototipi da pista e Gran Turismo ricavate da supercar di serie. Senza scendere troppo nello specifico, le prime vennero limitate con restrittori alle prese d’aria del motore, serbatoi di carburante più piccoli e pesi minimi più elevati. Le seconde invece venero definite come auto stradali in vendita al pubblico ed omologate per l’uso stradale prodotte in almeno 25 esemplari all’anno. Un numero davvero esiguo che permetteva anche alle case artigianali di competere, almeno sulla carta, per la vittoria assoluta. Ma le regole consentirono un’ulteriore scappatoia ai costruttori più audaci: era possibile richiedere l’omologazione GT1 di una vettura in fase di progetto, ancora prima di costruire anche un solo esemplare stradale. Una deroga di non poco conto, come sarà evidente in seguito.

 

La Dauer 962 Le Mans: esempio di prototipo “travestito” da GT (mad4wheels)

Una grande opportunità

Nel frattempo a Campogalliano la Bugatti Automobili aveva presentato una versione ancora più estrema della già poderosa EB110. Si trattava della Super Sport, per gli amici SS, alleggerita fino a 1470 chilogrammi e potenziata a 610 CV per un’accelerazione da 0 a 100 km/h in 3,3 secondi ed una velocità massima di 351 km/h. In pratica di un’ arma che sembrava nata apposta per sfruttare la grande opportunità offerta dal nuovo regolamento della 24 ore. A rendere ancora più appetibile l’obiettivo c’era anche la storia: Bugatti aveva scritto pagine importanti della sua leggenda proprio a Le Mans cogliendo due vittorie assolute nel 1937 e 1939. Correre alla Sarthe con un marchio simile costituiva un richiamo pubblicitario enorme, soprattutto al di là delle Alpi dove Ettore Bugatti aveva dato vita alla casa. Fu allora Michel Hommell, magnate dell’editoria e fondatore della rivista “Echappement”, a credere nel progetto. Una “SS” venne preparata per la gara attraverso un ulteriore alleggerimento di 200 chilogrammi e con qualche modifica di motore a garantirne potenza ed affidabilità. A prendersi cura della vettura fu il team Synergic e per pilotarla vennero scelti il veterano delle “Turismo” Alain Cudini ed i giovani Eric Helary e Jean-Christophe Bouillon. Combinazione tutta francese, inutile specificarlo.

In uscita dalla “Esses de la foret” la Bugatti EB110 SS si tuffa verso Tertre Rouge. L’avventura a Le Mans è iniziata (Wikipedia)

Cavallerie generose

In classe GT1 la Bugatti si trovò con diverse avversarie da 600 cavalli l’una come Venturi, De Tomaso Pantera, Dodge Viper e le immancabili Porsche Carrera RSR. I consueti test pre-gara emisero comunque un verdetto molto chiaro: tra tutte queste supercar l’EB110SS era la più veloce, nonostante un peso maggiore dovuto alla trazione integrale. O meglio, quasi la più veloce. Perché tra le GT1 erano presenti anche dei veri prototipi. Si chiamavano Dauer ed altro non erano che telai inutilizzati di Porsche 962, biposto dominatrice dell’endurance anni Ottanta, “svestiti” delle carrozzerie originali e ricostruiti con nuovi pannelli e rivestimenti interni che garantissero qualche concessione al comfort, giusto per essere omologati come vetture stradali. Due esemplari vennero quindi riconvertiti a vetture da corsa per partecipare alla 24 ore sfruttando le generose concessioni regolamentari già citate. Ad occuparsi del progetto fu la piccola casa artigianale di Jochen Dauer, con la casa di Stoccarda ben lieta di supportare il progetto e pronta ad associare il suo nome a quello dello stesso Dauer se le cose si fossero messe al meglio. Il risultato? Le 962 LM Sport nei test furono più rapide di ben 25” rispetto alle altre GT1, in linea coi tempi delle Toyota 94C-V iscritte come veri prototipi.

La Bugatti EB110 SS del team Synergic nel corso della 24 ore di Le Mans 1994 (Pinterest)

Destini già scritti

La storia della gara sembrava già decisa con i missili teutonici pronti a silurare le balene giapponesi e le GT1 “vere” a fare da spettatrici ma, si sa, a Le Mans tutto può succedere. Il team Synergic, ben consapevole dell’imprevedibilità della 24 ore, manteneva intatte le sue ambizioni, ma la gara iniziò col piede sbagliato. Anzi, non era nemmeno iniziata perché il primo problema venne scoperto un’ora prima del via. Sulla Bugatti EB110SS venne infatti individuata una preoccupante perdita di carburante dal serbatoio. L’unica soluzione attuabile in tempo utile a prendere il via fu una riparazione di fortuna con una colla epossidica bicomponente molto resistente ma che necessitava di un certo tempo per asciugarsi completamente. La supercar italiana fu così costretta a partire con il serbatoio riempito solo a metà, in attesa che il rattoppo si solidificasse. La strategia di gara studiata per i rifornimenti era ovviamente saltata, ma il risparmio di peso accompagnato dalla sensazione di non avere più nulla da perdere spinse l’equipaggio francese tra i primi dieci della classifica. Ma i guai veri dovevano ancora iniziare perché a spegnere i sogni di gloria della Bugatti furono i guai al sistema di sovralimentazione. Con il passare delle ore vennero sostituite tutte e quattro le turbine montate sulla vettura trasformando la corsa in un vero calvario, tra cali di potenza ed infinite soste ai box per le lavorazioni. Nonostante tutto il team Synergic non si perse d’animo e continuò la gara con il solo obiettivo di vedere la bandiera a scacchi. Purtroppo, quando ormai l’obiettivo sembrava possibile, ci si mise una sospetta foratura ad “azzoppare” definitivamente la GT di Campogalliano. Ma non in una zona qualunque, proprio lungo il rettilineo delle Hunaudières: il punto più rapido del tracciato. L’auto scartò sulla sinistra senza alcuna possibilità di evitare lo schianto. I danni furono così gravi da non consentire nemmeno di riguadagnare i box. Mancavano solo trenta minuti allo scadere delle 24 ore e la speranza di riportare il nome Bugatti nell’albo d’oro di Le Mans finì contro i rails prima della curva di Mulsanne. L’EB110SS impegnata in gara venne successivamente ricostruita ed oggi fa bella mostra di sé in un museo, a ricordarci l’ennesimo sogno partito dalla Motor Valley e mai realizzato. Ah, solo per la cronaca, la 24 ore di Le Mans 1994 venne vinta dalla Dauer 962 Le Mans di Baldi-Haywwod-Dalmas. Ovviamente diventata subito Dauer-Porsche, inutile specificarlo…

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