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Carspillar – Lamborghini Countach QVX, “toro” molto speciale

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Ambizioni sfumate

Inghliterra, 1985. David Jolliffe, l’importatore ufficiale della Lamborghini nel Regno Unito, aveva in mente un’idea meravigliosa. Anche se dalle parti di Sant’Agata Bolognese di corse non se ne parlava, l’intraprendente inglese aveva individuato nella Countach LP5000S un’arma bella appuntita con cui avviare un impegno agonistico. Con il suo “cuore” da 4,7 litri e 375 CV da scaricare, la gran turismo emiliana sembrava fatta apposta per poter primeggiare tra le super sportive del gruppo B impegnate in pista, vetture come Ferrari 288 GTO e Porsche 959 per intenderci. C’era solo un piccolo intoppo al programma: il regolamento tecnico del raggruppamento richiedeva una produzione di almeno 200 unità annuali per la vettura di cui si richiedeva l’omologazione. Da esse si dovevano poi ricavare i 20 esemplari ampiamente elaborati da destinare all’impiego agonistico. Si trattava numeri troppo elevati per la casa del Toro e Jolliffe non poteva certo chiedere un impegno simile alla dirigenza aziendale, già occupata in una delicata fase di rilancio industriale. Il suo sogno sembrava quindi destinato a naufragare quando invece, con doti da consumato giocatore di poker, il commerciante britannico decise addirittura di rilanciare.

La Lamborghini Countach 5000 Quattrovalvole: donatrice di cuore per la creatura di Jolliffe (Race Car Sales – Gosford Classic Car Museum)

Un motore da prototipo

Sempre in quel 1985 la Lamborghini presentò la Countach 5000 Quattrovalvole. La nuova versione era caratterizzata soprattutto dal nuovo motore V12 maggiorato a 5,1 litri capace di 455 CV e proprio su di esso Jolliffe puntò le sue attenzioni. Acquistato un esemplare del propulsore, l’imprenditore inglese contattò direttamente Luigi Marmiroli, responsabile tecnico della casa, per commissionargli uno sviluppo specifico per le competizioni. L’idea di Jolliffe era infatti molto semplice: sviluppare il motore con caratteristiche ancora più adatte ad un impegno agonistico ed impiantarlo su un telaio sviluppato specificamente per le gare. Non si sarebbe più trattato quindi di preparare una gran turismo per correre tra le gruppo B, ma di realizzare un vero prototipo da corsa rispondente alle specifiche tecniche del gruppo C, la categoria “top” delle competizioni endurance riservata alle sport coupé. Un impegno decisamente più gravoso, che Jolliffe aveva pianificato con passione.

Collaborazioni importanti

Marmiroli, appena entrato in Lamborghini dopo le sue esperienze in Ferrari e nello Studio Fly da lui stesso fondato, era impegnato nello sviluppo dell’erede della Countach (che sarebbe divenuta Diablo) ma si dedicò comunque allo sviluppo del propulsore di Jolliffe. Forti delle esperienze effettuate sui motori marini destinati agli scafi impegnati nel Mondiale Offshore, i tecnici Lamborghini riuscirono a spremere non meno di 650-700 CV dal V12 da spedire in Inghilterra. Una potenza che avrebbe consentito di competere senza problemi tra le sport dell’epoca. Per la trasmissione si scelse di affidarsi ad un gruppo da competizione, per la precisione uno Hewland VG-C, adatto al gravoso impegno agonistico. Nel frattempo era iniziato anche lo sviluppo del telaio, per il quale Jolliffe aveva contattato un’azienda esperta in progettazione e costruzione di prototipi da corsa come la Spice Engineering, impegnata sia nel Mondiale Sportprototipi che nell’americana IMSA. Nacque così una biposto coupé dalla linee profilatissime e dotata di un generoso alettone posteriore, con linee che ricordavano la Porsche 956/962, vera dominatrice della categoria e punto di riferimento per tutti i costruttori. La vettura così assemblata prese il nome di Lamborghini Countach QVX, anche se di emiliano aveva solo il “cuore”.

Il progetto della Spice ha forme profilatissime che ricordano da vicino quelle della Porsche 956: la Countach QVX è un vera sport gruppo C (DriveTribe)

Debutto rimandato

I piani dell’ambizioso Jolliffe prevedevano la partecipazione all’intero Campionato Mondiale Sportprototipi lanciando la sfida a Porsche, Jaguar, Lancia e Sauber. La gestione del programma sportivo venne affidata alla CC Motorsports, che si iscrisse come “Portman Lamborghini” (importatore d’oltremanica della casa del Toro) e scelse due piloti validissimi come il britannico Tiff Needell ed il reggiano Mauro Baldi. Tutto bene, tranne per un particolare. L’operazione audace e con il richiamo ad uno dei marchi più desiderati al mondo non ottenne l’attenzione sperata nei confronti di potenziali sostenitori e la componente economica diventò rapidamente il più grosso limite della squadra. L’unico marchio interessato finanziare il progetto fu l’Unipart, ma le risorse erano comunque troppo limitate per portare avanti un programma così ambizioso. Il team iscrisse comunque la vettura alla prima prova di campionato mondiale, la 360 km di Monza dell’aprile 1986, ma non riuscì poi a presentarsi in pista. Al colpo a vuoto in terra lombarda seguirono poi altri tre tentativi infruttuosi di partecipazione ad altrettante prove mondiali, compresa la “regina” 24 ore di Le Mans. Ma non tutto era perduto.

 

Game over

Quando ormai il programma sembrava destinato a naufragare ancora prima di partire, la Spice iscrisse in prima persona la Lamborghini Countach QVX alla Southern Sun 500 di Kyalami prevista il 23 novembre 1986 per il solo Needell (Baldi nel frattempo aveva trovato posto in una delle numerose squadre clienti Porsche). La gara sudafricana era una prova fuori campionato che non vedeva la partecipazione delle Jaguar, Lancia e Porsche ufficiali, ma aveva comunque un elenco iscritti più che discreto con i migliori team privati del marchio di Stoccarda ed altri marchi di “artigiani” da corsa come Tiga, Rondeau, Gebhardt e Zakspeed a comporre un gruppo di 19 partenti. Dopo un’onorevolissima settima posizione in qualifica dietro alle sole biposto di Stoccarda, Needell ripeté il medesimo piazzamento nella prima manche di gara, migliorandosi ulteriormente nella seconda chiusa in un’ottima quinta posizione. La classifica finale, composta dalla somma di tempi delle due frazioni, vide così la QVX confermare il piazzamento della seconda manche, seppur staccata di sei giri dal vincitore Piercarlo Ghinzani con la Porsche 956B del Joest Racing. A fronte della scarsa preparazione, la prestazione della “Countach” inglese fu sicuramente molto promettente. Nelle speranze della squadra il risultato avrebbe dovuto attirare l’attenzione di nuovi finanziatori per rilanciare il programma, ma le aspettative restarono disattese. La Portman Lamborghini iscrisse nuovamente la vettura alla 1000 km di Silverstone ed alla 24 Ore di Le Mans del 1987, ma non si presentò in nessuna delle due occasioni. No money no party e la storia agonistica della Countach QVX si sarebbe così chiusa con quell’unica gara sudafricana. Ci sarebbe voluto un intero lustro per rivedere un tentativo di portare nel mondo dell’endurance una biposto a motore Lamborghini con la nascita della Konrad KM-011, ma questa è un’altra storia. Quella della “Countach” nata lontano dalla Motor Valley prosegue solo negli eventi dedicati alle vetture storiche.

La Countach QVX fa sentire la sua “voce” in un evento dedicato alle auto storiche (sushinigirltetu su YouTube)

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