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Una gara da mito – Nurburgring ’76: “Ago” tramonta, “Lucky” sorge

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La storia, non solo quella delle corse, a volte si perde in ghirigori strani che disegnano coincidenze fatte apposta per chi vuole raccontare fatti reali tanto perfetti da sembrare frutto della fantasia. Vi apprestate a conoscere proprio uno di questi ultimi, ritornando indietro al 29 agosto 1976, il giorno del Gran Premio della Germania Ovest valido per il Motomondiale. Il giorno in cui Giacomo Agostini chiuse un capitolo glorioso e Marco Lucchinelli iniziò a mettere un piede nella leggenda.

Dove tutto era partito

Ogni grande avventura ha un suo inizio e quella di “Ago” lo aveva vissuto proprio al Nurburgring il 24 aprile 1965. Quel giorno il giovane centauro bresciano appena uscito dalla bolognese Moto Morini colse la sua prima vittoria mondiale in classe 350 in sella alla nuova MV Agusta 3 cilindri. Una moto praticamente all’esordio dopo una breve apparizione in zona Motor Valley, alla Coppa Shell di Imola, ma subito punto di riferimento tecnico per i rivali. Sul tracciato “piccolo” del Nurbugring (la cosiddetta Sudschleife) Agostini si dimostrò imprendibile per il suo compagno Hailwood sulla più datata 4 cilindri, mentre Redman con la Honda nel tentativo di contrastarne la cavalcata fu vittima di una caduta che gli procurò la frattura di un braccio. Il resto è storia. “Ago” e la 3 cilindri di Cascina Costa diventarono simbolo di vittorie a ripetizione con la conquista di 6 titoli consecutivi in classe 350 e 7 in classe 500, prima di un clamoroso divorzio ed altri due titoli conquistati da Giacomo con la Yamaha. Ma si sa che gli amori a volte “fan giri immensi e poi ritornano”. Quando a fine 1975 la Yamaha decise di non partecipare più ufficialmente al motomondiale, Agostini trovò davanti a sé due opportunità: passare alla Suzuki o rilevare il materiale della boccheggiante MV gestendolo in proprio. Tra la via più semplice e la più romantica il campione scelse la seconda: si prese in carico tutto il materiale tecnico ed umano della casa che lo aveva reso grande creando il team API-Marlboro che iscrisse al Motomondiale 1976. Ritornando così sul circuito dove aveva sollevato la prima coppa in occasione dell’ultima prova di campionato.

 

Una grande opportunità

Nonostante il binomio Agostini-MV fosse tornato a far sperare gli appassionati, i sogni rimasero tali. In 350 “Ago” riuscì a cogliere una vittoria ad Assen con una moto che sul piano della prestazione pura era ancora competitiva, ma era continuamente vittima di guasti alle componenti elettriche di qualità inferiore a quella delle rivali giapponesi. Nella classe maggiore la situazione non era tanto migliore, con due risultati utili ed una mitragliata di ritiri. A fare compagnia all’arrancante MV era così arrivata in squadra anche una più recente Suzuki 500 2 tempi per ricercare la via della competitività. In campionato non ci fu però storia contro l’altra RG 500 di Barry Sheene, vero dominatore della stagione. L’inglese conquistò ben cinque vittorie ed un secondo posto nelle prime sei gare disputate, liquidando la formalità titolo già a luglio ad Anderstorp godendosi le vacanze fino alla stagione successiva. La prova tedesca era quindi un’ottima opportunità per tutti gli sfidanti di aggiudicarsi un successo parziale in assenza del “cannibale”. Un’occasione da non sprecare.

 

La scelta coraggiosa

Non era trascorso nemmeno un mese dal rogo di Lauda quando il circo delle moto giunse sulla Nordschleife con il meteo pronto a regalare un’altra giornata tipica per quelle zone. Le condizioni infatti erano estremamente variabili e la superficie variava continuamente dall’asciutto al bagnato. Il tutto era reso ancora più complicato da un tracciato che tra allunghi e curve si snoda per ben 22,835 chilometri tra montagne e foreste. Dall’alto della sua grande esperienza, Agostini si rendeva conto che poteva essere la sua grande giornata, quella dell’ultimo “hurrà” per sé e la sua amata MV. La ragione diceva che una 4 tempi come la 500 italiana sarebbe stata più docile da condurre sulla pista umida, i sentimenti spingevano altrettanto a scegliere la moto di Cascina Costa giunta ormai al termine della sua avventura agonistica. Se prevalse il cuore o la ragione probabilmente “Ago” non lo ammetterà mai, di sicuro c’è che al via del 40° Gran Premio Motociclistico di Germania lo speaker del Nurburgring nominò Giacomo Agostini in sella ad una MV Agusta. Per l’ultima volta.

 

Destini incrociati

Davanti a tutti al termine delle prove si era piazzato un 24enne venuto dalla provincia di Parma che negli anni a venire avrebbe fatto parlare di sé. Si chiamava Virginio Ferrari e cavalcava una Suzuki, ma quello non sarebbe stato il giorno del suo primo trionfo. Contro ogni pronostico infatti si issò immediatamente in testa la biancorossa MV del campione in carica, che dopo tante delusioni ritrovava il primato. Da lì in poi iniziò una cavalcata solitaria tra i monti dell’Eifel, un dominio che sembrava catapultare uomo e macchina fuori dal tempo e dalla logica regalando ad entrambi la leggenda. Un solo avversario sembrava poter opporre una resistenza a tutto questo, un volto nuovo che rappresentava l’antitesi del campione celebrato. Si chiamava Marco Lucchinelli. Veniva da Ceparana, provincia di La Spezia, ma per amore sarebbe presto finito in una città come Imola dove i motori sono di casa. Ben 10 anni più giovane di “Ago”, Lucchinelli si era fatto notare già l’anno precedente quando al termine della 1000 chilometri del Mugello Roberto Gallina decise di affidargli una Suzuki del suo team nel motomondiale. Doveva essere un giovane apprendista al fianco del più esperto Armando Toracca, invece fu lui a conquistare due podi in avvio di campionato. Ma la sua consacrazione avvenne proprio al “Ring”, quando in una giornata dalle condizioni tanto mutevoli mostrò le sue doti tenendo testa ad un 15 volte campione del mondo.

 

Coincidenze parallele

Nonostante la fiera resistenza di “Lucky” non ci furono sorprese. La cavalcata di Agostini proseguì per tutti e sette i giri previsti staccando il più giovane rivale di ben 52 secondi. Sarebbe stata l’ultima vittoria per la MV nel motomondiale, l’ultima per una 4 tempi in classe 500, un trionfo per una coppia pilota-moto tutta tricolore davanti a diciannove moto nipponiche. Ci sarebbe stato ancora spazio per un trionfo firmato “Ago” nel Mondiale 750 l’anno successivo, ma quello del Nurburgring fu davvero il sigillo finale ad una storia leggendaria. Per Lucchinelli invece fu l’avvio di una carriera da “cavallo pazzo”, vissuta al massimo in pista e fuori senza mai dimenticare di divertirsi. Da quel 29 agosto 1976 fu chiaro a tutti che il motociclismo italiano aveva un nuovo talento, ma ci vollero altri quattro anni prima che Marco cogliesse una vittoria iridata, non a caso proprio sulla stessa Nordschleife. Fu l’antipasto alle cinque affermazioni ed al titolo mondiale conquistati nel 1981, ma questo è un altro capitolo della grande avventura del motomondiale. Un altro si chiuse per sempre in quel Gran Premio della Germania Ovest 1976 come merita un campione senza tempo. Mostrando ancora una volta di essere più forte di tutti.

Un raro filmato del Gran Premio della Germania Ovest del 1976 dove in classe 350 si impose l’emiliano Walter Villa (Roberto Pistarino su YouTube)

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