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Carspillar – Lamborghini Countach LP150, meraviglia dimenticata

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Guerra di Supercar

L’opulenza degli anni Ottanta aveva stimolato una vera guerra tra le grandi case di auto sportive. Se Ferrari aveva messo sul piatto Testarossa e 288 Gto nello stesso anno, Porsche aveva mostrato tutta la sua potenza tecnologica con la 959, evoluzione della 911 basata sul prototipo “Gruppe B” del 1983. Rimanendo nella Motor Valley, Lamborghini puntava ancora sulla sua ormai datata ma sempre affascinante Countach anche a causa di risorse economiche tutt’altro che illimitate. Ma era evidente come servisse una svolta importante per reggere il confronto con le rivali che non poteva essere più retto dalla sola Quattrovalvole. Una svolta caratterizzata da un “cuore” da 7000 cc e che si sarebbe chiamata LP150.

Tempi stretti

Nel 1986, mentre a Maranello si era prossimi a svelare la sconvolgente F40, a Sant’Agata si lavorava su due fronti. Uno era quello della sperimentazione sui materiali innovativi (leggi fibra di carbonio) che avrebbe portato alla nascita della Countach Evoluzione, prototipo importantissimo da un punto di vista della ricerca ma dai costi produttivi improponibili. Dall’altro si cercò di realizzare una versione estrema della Countach con metodi più consueti, spingendo all’estremo il contenuto sia meccanico che aerodinamico. Il gruppo di tecnici guidato dall’ingegner Giulio Alfieri iniziò così a lavorare su un progetto definito inizialmente come “Restyling”, ma che sarebbe ben presto divenuto il “Progetto LP150”.

Iniezione di cavalli

Il primo particolare su cui si concentrò il lavoro dei tecnici Lamborghini fu il propulsore. La lotta con le avversarie Ferrari e Porsche si giocava principalmente sul piano delle potenze ed i 455 CV sviluppati dal V12 da quasi 5,2 litri della Quattrovalvole erano considerati insufficienti. Serviva un bel passo avanti e si decise di esagerare. Forti delle esperienze maturate nello sviluppo dei motori nautici da competizione per il Mondiale Offshore, i tecnici del Toro progettarono una versione maggiorata ad oltre 7 litri del già noto 12 cilindri. Ma essendo considerato comunque scarso l’incremento di cavalli fornito dall’aumento di cilindrata vennero applicati al propulsore anche due turbocompressori. Il risultato? Il nuovo “cuore” della LP150 arrivò a sviluppare oltre 600 CV. Si trattava di numeri esagerati per una stradale di quell’epoca e capaci di rivaleggiare con vetture estreme come Jaguar XJ220 e Bugatti EB110. Che sarebbero però arrivate solo nei primi anni del decennio successivo. In pratica una generazione avanti, senza alcun aiuto elettronico ad “imbrigliare” simili potenze.

Un vestito nuovo

La generosa cavalleria ottenuta andava ovviamente resa sfruttabile con opportune modifiche alla vettura, in particolare nella sua veste aerodinamica. La splendida linea a cuneo e le scelte stilistiche che avevano reso la Countach sempre desiderabile nell’arco di tre lustri erano però ben lontane dall’ottimizzarne il comportamento dinamico. Sulla LP150 si apportarono importanti modifiche ad iniziare dall’anteriore, dove l’appuntito frontale venne reso più ampio con l’applicazione di un grande spoiler con l’angolo di attacco molto più aperto. Al contempo venne rimossa anche la grande ala posteriore a V, che aveva solo funzionalità estetiche e pur essendo offerta come “optional” era richiesta dalla maggior parte dei clienti. Un propulsore maggiorato portò a fare i conti anche con problemi di raffreddamento, risolti con l’installazione di ventole più grandi e ben nascoste delle modifiche di carrozzeria. Sempre in relazione al raffreddamento venne applicata una delle modifiche estetiche più evidenti con l’eliminazione delle caratteristiche prese d’aria di tipo NACA che spezzavano la continuità delle superfici di fianchi e porte. Esse vennero sostituite da altre mobili dotate di un sistema tale da garantirne l’apertura o la chiusura per gestire la ventilazione del vano motore in relazione al variare della temperatura. Una vera prelibatezza tecnica che sarebbe stata riproposta solo una quindicina d’anni più tardi sulla Murcielago, in pratica la “nipotina” della Countach. Anche le prese d’aria dietro i finestrini vennero modificate riproponendo una soluzione estetica che richiamava quella della LP500. Il tetto divenne piatto e di forma quadrata, mentre i caratteristici finestrini a tre luci vennero sostituiti da una più semplice soluzione a cristallo unico comandato elettricamente. A corollario delle modifiche aerodinamiche venne ridisegnato anche il telaio in modo da ospitare nuovi radiatori per acqua ed olio. Il tutto per ottenere una velocità massima stimata prossima ai 385 km/h. Numeri da far girare la testa a qualunque potenziale cliente del segmento “supercar”.

Senza famiglia

L’idea che l’ LP150 dovesse rappresentare un elemento di rottura rispetto alla “famiglia” Countach viene anche da un elemento importante come il “codice fiscale” della vettura. La nuova “7000” aveva un numero di telaio del tutto unico, come se per la stessa Lamborghini l’intero progetto fosse qualcosa completamente a sè stante. Infatti, mentre i codici progressivi delle Countach erano nella forma ZA9CXXXXXXXXX, quello della LP150 riporta semplicemente il nome della casa e quello di progetto. Dimostrazione di come si trattasse di un’auto davvero nuova per offrire non solo potenza esuberante ma anche più comfort, uno stile più moderno e maggiore efficienza ad una clientela sempre più esigente.Più unica che rara

La Lamborghini realizzò un solo esemplare della “7000”, un prototipo che riprendeva i disegni iniziali del progetto LP150 senza riprodurne in toto le caratteristiche ma non sarebbe mai arrivato alla fase produttiva. Come nel caso della Countach Evoluzione, anche l’LP150 rimase un esemplare unico che lasciò spazio per un solo biennio alla 25° Anniversario, la serie finale della ormai mitica biposto di Sant’Agata. Le attenzioni erano già rivolte all’erede, quella Diablo che avrebbe ritardato la sua nascita per ragioni soprattutto politiche e non tecniche nel momento in cui la Chrysler stava acquisendo la proprietà della casa dai fratelli Mimran. Fu proprio uno dei due, Patrick, a inserire nella sua collezione personale l’unico esemplare di LP150. Una specie di regalo di addio dal ruolo di amministratore delegato Lamborghini. La vettura non restò molto in Europa: già un paio di anni dopo un facoltoso giapponese di nome Miura (quando si dice un destino scritto già sulla carta d’identità) rilevò la vettura. Da allora la LP150 è amorevolmente conservata nel suo garage con ancora il sigillo sull’accendisigari e poco più di 130 chilometri percorsi dalla nascita. Restando per sempre come uno splendido fiore mai sbocciato nel giardino incantato delle supercar.

L’accelerazione brutale di una Countach 25° Anniversario. Sulla LP150 era ancora più estrema (S AGATA on YouTube)

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