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Una gara da Mito – Imola 2009, la sportellata del Sic che infiammò il pubblico

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Source: worldsbk.com, copyright to the owners

 

Questa storia intreccia tra loro due elementi simbolo della Motor Valley: un pilota e una struttura. Partiamo dal primo, dal pilota. Marco Simoncelli stava lottando per riconfermarsi campione in classe 250. Pagò dazio durante l’inizio di stagione: un infortunio in allenamento insieme al grande amico Valentino Rossi, a inizio aprile, lo costrinse a saltare la gara inaugurale di Losail, in Qatar. Per le prime gare poi, il Sic fece i conti con il polso ancora dolorante a seguito della rottura dello scafoide occorsagli a “La Cava”, la pista di allenamento di VR46 e soci, antesignana dell’attuale Motor Ranch. Arrivarono poi i podi e le vittorie che gli permisero di inseguire i suoi diretti avversari, Hiroshi Aoyama e lo spagnolo Hector Barbera. Il ritiro di Misano, a inizio settembre, mise in seria discussione la doppietta iridata, ma il discorso non era ancora chiuso.

Nel giugno del 2009, qualche mese prima, ci fu la scelta di compiere il grande passo, approdando in MotoGP con la Honda del Gresini Racing. Il gruppo Aprilia, del quale faceva parte il marchio Gilera, lasciò andare di buon grado il suo campione, destinato a spiccare il volo nella cilindrata maggiore. Prima però, gli chiese un favore: sostituire l’infortunato Shinya Nakano, secondo pilota della scuderia factory Aprilia nel Mondiale Superbike, nella tappa di Imola, a fine settembre.

Per la città di Imola e il suo autodromo, l’Enzo e Dino Ferrari, l’edizione 2009 della Superbike segnava un ritorno, nonché la grande occasione di rinascita. Non era il primo campionato del mondo che ospitava dopo la fuoriuscita dal calendario della Formula 1, essendo stato teatro delle tappe tricolori del WTCC 2008 e 2009, ma si tratta del ritorno delle due ruote mondiali in riva al Santerno. Il circuito di Imola era ferito, ma voleva tornare grande. I lavori di rifacimento del corpo box, che dovevano portare in dote un nuovo importante contratto con la Formula 1, si ritorsero contro l’impianto romagnolo. La pista sembrò aver perso quel poco di identità storica che le era rimasta dopo il terribile 1994. Il fallimento della Sagis, la società che curava la gestione dell’impianto, aveva nel frattempo gettato la Città nello sconforto. “Nulla sarà più come prima”, diceva qualcuno. Si sbagliavano. 

Marco Simoncelli sulla sua Gilera 250 nel 2009 (source: corsedimoto.it, copyright to the owners)

 

Il grande ritorno della Superbike in riva al Santerno

Quel 27 settembre 2009 Imola era in fermento. Poteva nuovamente riabbracciare un assaggio di quelle folle oceaniche che avevano assiepato le tribune dell’autodromo fino a qualche anno prima. La Città tornava a respirare aria di Superbike.

Anche la Superbike riabbracciò il pubblico imolese, accorso come sempre in buon numero. Il campionato delle derivate di serie tornò finalmente a far tappa in uno degli autodromi che gli aveva regalato alcuni dei capitoli più celebri della sua storia: quello del 2002, con l’epica lotta per il titolo tra Colin Edwards e l’idolo di casa Troy Bayliss, o quello del 2004 dell’inedito passaggio di “Gio” Bussei a Chris Vermeulen, in lotta per il campionato, che cadde nel giro di formazione per un guasto tecnico.

Il pubblico di Imola era eccitato dalla sfida tra la Ducati di Noriyuki Haga e l’americano Ben Spies, ma la curiosità stava in come si fosse comportato Marco Simoncelli, per la prima volta sulle mille. C’era anche dilemma di fondo in ogni appassionato: il Sic è amico di Valentino Rossi. Il compagno di squadra del Sic, in questo weekend, sarà Max Biaggi, eterno rivale del ‘46’. Saranno scintille, nonostante tutto?

Paolo Simoncelli, il padre di Marco, non voleva che il riccioluto pilota di Coriano partecipasse alla gara di Imola. Era meglio guardarsela dalla tv, erano troppi i rischi e troppo pochi i benefici. Ma da un ventiduenne arrembante, appassionato di motori, cosa ci si può aspettare? Che corra, naturalmente, e possibilmente facendo estasiare il pubblico accorso sugli spalti.

Il Sic aveva già provato la RSV4, prima a Valencia a fine 2008, poi al Mugello durante la pausa estiva pochi mesi prima. Non poteva lasciarsi scappare l’occasione di guidarla durante quel fine settimana libero da impegni, a pochi chilometri da casa.

La Nuova Variante Bassa, al debutto proprio in quella tappa del WSBK 2009 (source: autodromoimola.it, copyright to the owners)

 

Il primo approccio del Sic con le derivate di serie

Il format della WSBK era diverso all’epoca. Qualifiche al sabato, sebbene non più con la Superpole a giro secco, ma con un sistema a eliminazione mutuato dalla Formula 1. Alla domenica, due gare, con partenza basata in entrambe solamente sulla Superpole del giorno prima: la prima corsa era prevista all’ora di pranzo, la seconda a metà pomeriggio. Simoncelli scattava dall’ottava posizione in griglia, accompagnato come sempre fino a pochi istanti dal via dalla fidanzata Kate.

Al via di gara-1 il Sic non partì benissimo, poi si lanciò in un recupero forsennato. Sorpasso dopo sorpasso fece sognare la folla, fino alla caduta alla Tosa, al decimo giro, quando era in quinta posizione e primo degli inseguitori. Non ci fu nessuna conseguenza per Marco (e per fortuna, altrimenti Paolo chi lo avrebbe sentito ai box!) e mi ricordo ancora il sorriso del Sic e il gran saluto verso la tribuna festante subito dopo essersi rialzato. Ero davanti alla tv come ogni domenica e, tra un tortellino e l’altro, imprecai per quella scivolata. Aveva chiesto troppo, avrebbe dovuto rischiare meno: la sua battaglia era in un altro campionato, ma lui voleva divertirsi e lasciare il segno, anche se non aveva nulla da guadagnare.

Il SuperSic insieme alla fidanzata Kate sulla griglia di partenza di Imola (source: amotorionline.com, copyright to the owners)

 

La “cazzata” con la quale il Sic entrò nel cuore degli appassionati

Sono le 15:30 circa, i tortellini che mi stavano per andare di traverso in precedenza ora mi si erano piazzati lì, sullo stomaco, costringendomi a lottare con Morfeo per non dormire. I miei occhi erano puntati sulle Ducati, con il mio beniamino Haga, vincitore di gara-1, che si stava giocando il titolo, e sul figlio della Motor Valley, quel fratellone rustico che non avevo mai avuto. Che, come qualche ora prima, partì dall’ottava casella, buttandosi a capofitto in una nuova rimonta, alla ricerca del podio. Alla fine del primo giro era già sesto, poi raggiunse la quarta posizione e si lanciò all’inseguimento del terzo. ‘Tre’, come la posizione in gara in quel momento, ‘3’, come il numero sul cupolino. Già, perché davanti a lui c’era proprio il suo compagno di squadra Max Biaggi, al momento ancora fuori dal giro titolato ma che stava prendendo confidenza con la nuova Aprilia RSV4 che di lì a poco gli avrebbe regalato i titoli mondiali numero cinque e sei.

L’arrembante Simoncelli si fece sotto metro dopo metro, fino ad arrivare al tredicesimo giro all’insidiosa nuova Variante Bassa, oggetto di qualche polemica alla vigilia, con Biaggi sotto tiro. Questa staccata non è affatto semplice, ma il Sic si fiondò all’interno della prima piega a sinistra, là dove forse non ci sarebbe passato neanche uno spillo. La moto numero 3, per evitare il contatto con l’omologa dal numero 58, si rialzò di scatto tagliando brevemente sulla ghiaia. Le tribune antistanti erano in delirio, Marco avevo fatto un sorpasso clamoroso!

Biaggi, rientrando in pista, portò a sua volta fuori pista il contendente al titolo Spies, mentre il Sic era già lanciato verso le due Ducati che si rivelarono imprendibili quel giorno. Michel Fabrizio vinse la gara, secondo arrivò Haga, che perse così qualche punto per strada nella lotta per il mondiale. Terzo, nel tripudio degli appassionati della Motor Valley, giunse Marco Simoncelli, al suo primo weekend in Superbike, su una pista per lui nuova, con moto e gomme sconosciute.

Nel parco chiuso subito le telecamere colsero le sue prime parole dopo essersi sfilato il casco: Abbiamo fatto la cazzata!” Già, perché Biaggi al giovedì, nelle interviste al paddock show, dove i piloti si concedevano agevolmente ai fan, disse: “Spero che Marco se ne metta dietro tanti!”, aggiungendo simpaticamente: “spero non me!”. Imbeccato da Giovanni Di Pillo, il Sic aggiunse: “eeeeh! Io penso ad andare forte, poi in gara ognuno fa del suo meglio!”

Poco dopo l’arrivo, sempre al paddock show, confessò che quella manovra che aveva infiammato i fan fu praticamente casuale: “Non lo volevo superare, solo che andavo troppo veloce: o lo prendevo in pieno o lo superavo!”

Perché il Sic era così, unico nel suo genere.

Il magistrale sorpasso di Simoncelli su Biaggi all’ingresso della Variante Bassa(source: youtube.com – Alessandro Nardi, copyright to the owners)

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