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Il personaggio della settimana – Eddie Irvine, vita da bomber

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Dall’Ulster al Giappone

Oggi è un giorno speciale per un personaggio molto speciale. Uno partito dall’Irlanda del Nord, terra ricordata più per questioni extrasportive ma dove la passione per i motori è forte e radicata. Proprio come per lui, figlio di quella terra, che attraversò il braccio di mare che separa Irlanda ed Inghilterra per farsi anni di dura gavetta tra Formula Ford, Formula 3 e Formula 3000. Nulla in confronto al viaggio che lo aspettava per inseguire una carriera da professionista in Giappone, negli anni d’oro della Formula Nippon. Un paese lontano ma dove lui si è trovato subito bene. Così tanto da lasciarci pure una figlia. Ma quello era solo l’inizio della sua storia di cittadino del mondo, viveur e, tra l’altro, anche di pilota.

Esordio col botto

Nel paese del Sol Levante il nostro trova anche l’esordio in Formula 1 nel 1993 al volante della seconda Jordan, finendo subito sui giornali per un’ottima corsa che lo vide partire ottavo e terminare sesto. Tuttavia sale alla ribalta delle cronache non solo per i meriti in pista ma anche per un caratterino non da poco. A pochi giri dal termine infatti si sdoppia da Ayrton Senna, in quel momento al comando, e lo ostacola senza tanti complimenti. Un atto di lesa maestà per un tre volte campione del mondo che, indossati tuta e casco, non è di certo una dama di carità. A motori spenti il “match” si conclude ai box con il brasiliano che cerca l’irriverente esordiente per tirargli un cazzottone intimidatorio. Come se a uno che viene da Newtownards, contea del Down nell’Ulster più profondo potesse interessare qualcosa.

L’incontro ravvicinato tra il tre volte campione del mondo Senna e l’esordiente Irvine a Suzuka nel 1993. Il biglietto da visita di Eddie alla Formula 1 (Ayrton Senna do Brasil su YouTube)

Life on top

Da lì partono 10 anni tondi di F1: dal 1994 ancora alle dipendenze di Eddie Jordan al 2002 in tuta Jaguar. Dall’alfa, rappresentata da una squalifica di 3 gare dopo l’incidente multiplo provocato al Gran Premio del Brasile, all’omega con il podio di Monza, tra gli applausi del pubblico italiano che lo amava come e più di tanti connazionali. In mezzo gli anni d’oro nella Motor Valley, tra il 1996 e il 1999 alle dipendenze della Ferrari. Anni impegnativi al fianco di un collega molto scomodo come Michael Schumacher, il campione che accanto a sé voleva il compagno “veloce ma non troppo”. Indimenticabile l’ultima stagione, con il “nostro” che vince quattro Gran Premi lottando per il mondiale contro Mika Häkkinen fino all’ultima corsa, ancora in Giappone, mentre il tedesco segue ben sette gare dal divano di casa con tibia e perone fratturati. Che anno quell’anno, tra trionfi e tonfi come quello del Gran Premio d’Europa in cui al pit stop della Ferrari numero 6 mancò inspiegabilmente una ruota. Che, col senno di poi, costò al “nostro” il titolo mondiale.

Le corse non sono tutto

Ma forse è proprio lui che non ci pensa troppo: passa la vita tra Maranello e Milano, tra impegni in pista e serate leggendarie, capelli tinti in biondo platino e flirt con donne mozzafiato. Ovviamente sempre con il sorriso e un’ironia fuori dal comune. Ovvero la vita che ha continuato anche dopo avere abbandonato le piste, investendo il suo denaro in nuove imprese immobiliari ed un club calcistico, senza trascurare la passione per il poker. Alternando l’attività da guida per ricchi turisti nei paddock della massima formula all’apparizione nel film “Un principe tutto mio” dove interpreta semplicmente sé stesso. Sempre tra l’Europa e Miami, tra fuoriserie e bellezze femminili, perché «Lo stile di vita è una priorità» come ha dichiarato in un’intervista. Gli anni passano per tutti, ma chi non cambia mai è Edmund Irvine Junior. Per tutti noi amanti dei motori, semplicemente Eddie.

 

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