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Una gara da mito – GP USA 1974, due amici spalla a spalla per il titolo

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Foto Claudio Fargione


Il Campionato del Mondo di Formula 1 2021 è passato alla storia per essere stata la seconda volta che i contendenti al titolo si trovavano a pari punti in testa alla classifica. Ci fu un precedente, datato 1974. Quella volta i contendenti al titolo erano addirittura tre e due di questi erano appaiati in graduatoria.

Watkins Glen, il teatro della sfida finale

L’ultima gara di quel campionato fu il Gran Premio degli USA, che si tenne sul tracciato di Watkins Glen. Sul tracciato nell’omonima cittadina dello Stato di New York, rinnovato nel 1971 ma ben presto rivelatosi pericoloso per le auto dell’epoca, trovò la morte durante le qualifiche dell’edizione 1973 François Cevert, deceduto sul colpo per le ferite inflittegli dalle barriere in lamiera presenti al termine delle vie di fuga. Il circuito era veloce, con alcune curve che mettevano a dura prova i piloti e i mezzi meccanici. 

Emerson Fittipaldi su McLaren e Clay Regazzoni su Ferrari erano a pari punti nel mondiale a quota 52. Più attardato il terzo ancora in gioco, Jody Schekter su Tyrrell. Già nei test pre-gara, disputati durante la settimana precedente, cominciarono i primi problemi per lo svizzero e la scuderia del cavallino rampante, in difficoltà nel trovare l’assetto giusto. Regazzoni uscì di pista procurandosi una contusione alla caviglia sinistra, che non gli impedì di prendere parte alla gara. 

Nel frattempo da Maranello, dove era impegnato a seguire lo sviluppo della macchina dell’anno successivo, partì il direttore tecnico Mauro Forghieri, il quale avrebbe dovuto cercare una soluzione alle difficoltà della Ferrari. Il viaggio dell’Ing. Forghieri fu a dir poco rocambolesco, tra documenti di viaggio scaduti e tempeste di neve una volta arrivato oltreoceano, ma riuscì comunque a giungere al “Glen” in tempo per cercare di riportare ordine in una squadra in emergenza. 

Polveri bagnate nelle qualifiche

Quello che doveva essere un mix esplosivo non si rivelò tale durante le prove cronometrate. Sia Fittipaldi che Regazzoni incorsero in diverse difficoltà, qualificandosi rispettivamente ottavo e nono. Per il terzo invitato al gran ballo, Scheckter, le cose non andarono meglio: partì sesto.

La partenza dal palo venne conquistata da Carlos Reutemann su Brabham, secondo James Hunt con la cenerentola Hesketh, terzo Mario Andretti su Parnelli, quarto Carlos Pace con la seconda Brabham. Solo quinta la prima Ferrari con Niki Lauda, settimo fu John Watson su Brabham mentre chiuse i primi dieci il francese Jean-Pierre Jarier al volante della Shadow.

I problemi della Ferrari, come detto, erano principalmente di assetto. I due piloti della Motor Valley non riuscivano a trovare la confidenza che cercavano. Forghieri pensò che questo fosse dovuto all’eccessivo indurimento degli ammortizzatori voluto da Lauda e Regazzoni e consigliò allo svizzero di ammorbidire la regolazione, cosa che non convinse lo sfidante al titolo.

Le preoccupazioni in casa McLaren, nonostante l’opaca prestazione nelle prove ufficiali a causa di un difficile bilanciamento della M23, erano di natura diversa. Nelle prove del venerdì fu infatti sperimentata con un certo successo una soluzione innovativa, mutuata dalle corse sull’ovale di Indianapolis: la radio all’interno dei caschi di Fittipaldi e Hulme. Le comunicazioni tra il muretto e le auto erano però ottimali solamente quando i piloti percorrevano il rettifilo dei box, diventando più difficoltose negli altri punti della pista. Questa novità, che poteva portare un vantaggio in chiave gara, fu quindi messa in un cassetto a partire dal sabato. 

La quarta fila di ghiaccio

Glaciale. Era questa l’atmosfera che si poteva respirare domenica 6 ottobre 1974 in quarta fila, dove Fittipaldi stava per partire al fianco di Regazzoni. I due piloti, presi dalla tensione, quasi non si guardarono in faccia, come ha ricordato recentemente in un’intervista proprio l’asso brasiliano: “La tensione mi divorava, tanto che la notte prima della gara riuscii a dormire solo tre ore. L’unica volta nella mia vita. Neanche prima delle gare di Indianapolis, Interlagos o Monza 1972 ero così agitato. Io e Clay non avevamo tutta questa rivalità, ci rispettavamo. Ma ricordo anche un momento prima della gara negli Usa: io, lui, i miei e i suoi meccanici, nessuno per la tensione guardava l’altro. Psicologicamente fu come se ci fosse una battaglia tra soli due piloti”

Al via Reutemann superò Hunt portandosi al comando mentre Lauda sopravanzò Pace e Scheckter; in quarta fila, dopo pochi chilometri Regazzoni riuscì ad aver ragione di Fittipaldi con una manovra al limite, superando così “O rato”. Andretti, terzo in griglia, ebbe problemi all’iniezione della sua Parnelli: riuscì a partire grazie all’aiuto dei commissari, ma venne squalificato al quinto giro a causa della riparazione non autorizzata compiuta dai meccanici a pochi istanti dal via.

Fittipaldi recuperò la posizione su Regazzoni imitato più avanti da Pace, abile a sopravanzare nuovamente Lauda. Al settimo giro Jacky Ickx si ritirò per un problema alla sospensione, sembra lasciando detriti alla curva Toe, nella parte più nuova della pista statunitense. Fu proprio lì che Helmuth Koinigg, due passaggi più tardi, perse il controllo della Surtees numero 19, probabilmente a causa di un cedimento di uno pneumatico. La corsa della sua vettura si arrestò contro un guard rail, secondo alcuni piloti in sopralluogo al termine della gara difettoso, che cedette sotto il peso della monoposto, finendo per decapitare il pilota austriaco. Fu una delle morti più cruente della storia della Formula 1. Nonostante la gravità dell’incidente, la corsa continuò. 

Problemi, problemi!

Questo avrebbe detto il buon Carlo Vanzini al dodicesimo giro, quando Clay Regazzoni cominciò a rallentare il suo passo, venendo superato da Mass e Peterson. Tre giri più tardi l’elvetico si fermò ai box per cambiare gli pneumatici, penalizzati dai progressivi problemi alle sospensioni, apparentemente non adatte al nastro d’asfalto a stelle e strisce, pieno di avvallamenti. Nel frattempo anche Lauda sperimentò problemi tecnici alle sospensioni, scivolando indietro in classifica, mentre Clay, sempre vittima di noie meccaniche, dovette rientrare una seconda volta ai box, uscendo definitivamente dalla lotta per il titolo. Al giro 39 la debacle Ferrari fu compiuta, con Lauda costretto al ritiro.

Rimase un solo pilota tra Fittipaldi e il suo bis: Jody Scheckter, quarto e seguito dal brasiliano della McLaren e da Arturio Merzario su ISO Marlboro. L’italiano in forza alla Frank Williams Racing Cars fu estromesso al giro 44 dall’azionamento accidentale dell’estintore sulla sua vettura. Due giri più tardi si verificò il colpo di scena che consegnò il mondiale a Fittipaldi. Sulla Tyrrell di Scheckter si ruppe un condotto dell’olio dei freni, guasto che costrinse al forfait il sudafricano, che diede addio ai sogni di gloria. 

O’rato sul tetto del mondo per la seconda volta, primo titolo per McLaren

Reutemann vinse la gara, seguito dal compagno di squadra Pace e dall’inglese James Hunt. La settimana dopo la fine del campionato, Autosprint fece un articolo speciale su questo podio, sottolineando come le vetture prime tre classificate fossero vergini di sponsor. Segno che le spese oculate e un’organizzazione ottimale potevano permettere i costruttori di gareggiare senza “vendere” le carrozzerie delle proprie vetture ai partner commerciali. Ah, come cambiano i tempi: se ora vediamo una monoposto spoglia di marchi commerciali consideriamo il team poco appetibile, per non dire “di scappati di casa”.

Fittipaldi conquistò quindi il suo secondo iride, mentre la disfatta Ferrari permise alla McLaren di conquistare il primo campionato costruttori della sua storia. Regazzoni, in un’intervista alla tv svizzera-italiana tre giorni dopo il termine delle ostilità, disse: “Il vero handicap della Ferrari è costituito dal fatto che molti suoi pezzi vengono costruiti in casa e dunque spesso non c’è il tempo materiale per un collaudo accuratissimo. Fittipaldi”, continuò lo sconfitto, “lo vorrei chiarire una volta per tutte, prima che un avversario è un amico. Sì, è probabile che quest’anno sia stato più fortunato di me, ma non dimentichiamo che per sfortuna perse il mondiale dell’anno scorso. Dunque la sorte gli ha restituito quello che gli avevo tolto. Peccato che lo abbia fatto a spese mie.”

Anche in questo caso, come nel 2021, dopo una dura lotta il campionato finì con i reciproci complimenti dei piloti, consci di aver perso (o vinto) contro il migliore avversario presente in pista.

 

Alcune fasi del fine settimana americano (source: YouTube – Sports Car Illustrated, copyright to the owners)

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