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Una gara da mito: l’ultimo tango tra Schumacher e Hakkinen

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Credits: Ferrari.com


Siamo appena entrati in questo nuovo anno e vogliamo raccontarvi di un circuito che invece chiuse i battenti proprio in quel 1998. Era l’epoca in cui spettava ai circuiti americani aprire il cerchio del mondiale e quella di Buenos Aires era una tappa storica, attesissima e di cui si arebbe sentita la mancanza. La crisi economica si stava per abbattare sul paese, un evento che ebbe ripercussioni a livello globale, il cui eco in Italia fu ancora più forte per i grandi legami commerciali e di tradizione tra i due paesi. Una crisi che spazzò via ogni cosa “superflua” .

Il Gp argentino di automobilismo si svolse per 21 edizioni di cui 20 valevoli al mondiale di F1. Qui si corse per la prima volta nel 1953, agli albori della F1, dal 54 al 57 vinse il padrone di casa e più forte pilota del suo tempo Juan Manuel Fangio, mentre l’ultima edizione si disputò proprio nel 1998.

il 1998 fu l’anno in cui Schumi andò più vicino a vincere un campionato per la Ferrari, senza riuscirci, prima della insesauribile cavalcata di inizio millennio. A due gare dal termine Mika Hakkinen (su McLaren) e Michael si trovavano in perfetta parità, a 80 punti, in vetta alla classifica. Un duello entusiasmante che si risolse quella volta a favore del pilota McLaren. Schumi diede il meglio di se in quelle due ultime qualifiche ma poi in gara non fu in grado di ottenere altro che 6 punti mentre il finlandese chiuse a bottino pieno con due vittorie che gli valsero il titolo piloti.
 
Eccessi rossi. Nel 1998 ci fu molto di cui parlare riguardo al cambio sponsor in casa Williams. La Scuderia inglese adottò un rosso corsa molto vicino a quello della Ferrari. La scelta fu confermata anche per la stagione 99 prima che la scuderia inglese riprendesse una livrea, più tradizionale, biancoblù, anche per andare incontro alla combinazione del nuovo sponsor Compaq e alla motorizzazione Bmw.
 
Qualifiche
 
In quel 1998 si disputò a Buenos Aires il terpo appuntamento di quel campionato mondiale. Nelle prime due gare la McLaren aveva fatto piazza pulita della concorrenza mettendo a referto due pole e due doppiate in gara. Alla scorpacciata di pole McLaren portò il proprio primo contributo David Coulthard – le Mclaren si aggiudicheranno 12 delle 16 pole in palio quella stagione –  ma la novità più interessante di giornata fu che Hakkinen chiuse terzo ad 8 decimi dall’inglese. Tra i due compagni si infilò un ottimo Michael Schumacher che riuscì a sfruttare al meglio l’aderenza delle nuove GoodYear fornite per l’oaccasione leggermente maggiorate in larghezza. A seguire si qualificò l’altra Ferrari, quella di Irvine. Fisichella, su Benetton, partì decimo mentre Trulli, alle spalle del compagno Panis, in sedicesima posizione.
 
La Gara
 
Allo spegnimento dei semafori lo scatto migliore lo trovò Coulthard che mantenne la testa, a Schumacher scattò al momento giusto ma rimase un po sul posto mentre Hakkinen, con la stessa brillantezza di riflessi ma con meno pattinamento, lo affiancò e superò. Schumi a questo punto dovette sbarrare la strada a Frentzen che nel frattempo prese la posizione ad Irvine: una partenza da non ricordare per la Scuderia di Maranello. Chi riuscì comunque a fare peggio fu invece l’altro Schumacher, Ralf, che si era qualificato quinto con la Jordan: lo scatto al via fu disastroso e venne risucchiato immediatamente al centro del gruppo.
 
Nel primo giro nuvole di ghiaccio secco si svilupparono sul tracciato, spinte dal passaggio delle monoposto sulla pista:il ghiaccio uscì dai radiatori dove era stato inserito per aiutare la refrigerazione dei in occasione della partenza.
 
Schumi rimase fisso sugli scarichi di Hakkinen, il pilota finlandese dimostrò poco feeling con la pista argentina, per poche curve prima di riuscire a superarlo trovando più trazione in uscita di curva sfilando l’avversario all’interno arrivando alla chicane successiva imbucando la traiettoria migliore.
 
Schumi prese subito vantaggio sul finlandese mentre alle loro spalle Irvine si lasciava ispirare dal compagno di squadra infilando Frentzen all’interno: i due continuarono ruota a ruota per diverse curve prima che il pilota Williams la diede vinta all’avversario. Frentzen subì quindi un tracollo facendosi superare anche dal compagno di squadra, e prima guida del team, Villenueve: un sorpasso duro e combattuto tra i due compagni di squadra.
 
Al quarto giro Schumacher si trovò già in scia ad un Coulthard che non viene di certo ricordato per le doti di fuga; il ferrarista studiò l’avversario con la volontà apparente di aspettare qualche giro per affondare il sorpasso decisivo. Ma di li a poche curve Il pilota McLaren finì largo in entrata alla otto, Schumi non si fece pregare facendosi largo nel varco lasciato libero dall’inglese che nel tentativo di correggere la traiettoria non si avvide della presenza dell’avversario all’interno: i due si scontrano con il ferrarista che ne uscì illeso mentre il pilota McLaren finì in testa coda prima di riprendere la gara dalla sesta posizione con lievi danni alla monoposto.
 
Schumi cominciò quindi ad accumulare un vantaggio consistente: ancora nessuna monoposto aveva dato l’impressione di poter impensierire la McLaren ma quel giorno una Ferrari conduceva e l’altra, quella di Irvine in terza posizione, tallonava Mika Hakkinen.
 
La Ferrari preparato la gara su due soste, le vetture una volta ai box rimanevano in attesa del carico di carburante e del cambio gomme per circa nove secondi con 16 persone a lavoro per rendere il tutto più rapido possibile. Schumi rientrò prima di Hakkinen concedendo al finlandese volante la testa della gara: la McLaren organizzò invece la gara su un’unica sosta. Dopo 30 giri il finlandese vantava 10 secondi di vantaggio sul tedesco, ed entrambi dovevano rientrare ai box ancora una volta.
 
Dietro Dainz e Salo uscirono anzitempo così come Magnussen e Ralf Schumacher alla cui monoposto cedette una sospensione.
 
Al 42° giro fu il momento per Hakkinen di rientrare ai box dopo aver faticato non poco negli ultimi giri a domare una monoposto con gomme ormai finite driftando anche in corsia dei box: 11 secondi di stop per lui e 9 secondi di distacco da un Schumi in quel momento di nuovo primo, con gomme in temperatura e la vettura scarica.
 
L’unica possibilità per Schumi, con 30 giri ancora da percorrere, era quella di riuscire a costruire un vantaggio di almeno 20 secondi per poi rientrare dalla sosta e affrontare l’avversario, testa a testa, ma con gomme più fresche. Passarono altri 10 giri ed il vantaggio del tedesco si incrementò di un secondo al giro attestandosi a 19 secondi totali con le prestazioni delle gomme ancora ottimali. Ma davanti al ferrarista si presentò un nutrito gruppo di doppiaggi e prima che qualcosa potesse andare storto il team Ferrari lo richiamò ai box per l’ultimo pit stop. La fermata ai box fu rapida per i canoni dell’epoca, 8 secondi, ed il tedesco fu di nuovo in pista… davanti ad un Hakkinen reo di aver percorso un giro terribile, anche a concausa di alcuni doppiaggi, di alcuni secondi.
 
A 18 giri dalla fine Coulthard concedette un piacere alla proprietà circuito argentino andandone a tosare i verdi prati in conseguenza ad uno scontro con Villenueve nella battaglia per il settimo posto con il canadese invece costretto ad abbandonare la gara.
 
Schumi da qui condusse senza patemi con gomme nuove e lo spirito di chi vuole spaccare tutto, per quel che rimase della gara. Una macchia enrome di bandiere rosse riempì gli spalti: la Ferrari rispondeva alla chiamata e dimostrò di poter combattere fino all’ultimo per quel mondiale. Hakkinen chiuse quindi quella gara 22 secondi dal tedesco, poi l’altra Ferrari di Irvine e la Benetton di Wurz. AI piedi della zona punti, in settima posizione, l’altra Benetton di Fisichella.
 
 

 

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