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Focus On – Sofia Goggia, sfidare il piano di Dio

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corriereobject.it


Domenica 23 gennaio 2022, Super G a Cortina. Sofia Goggia parte, inizia la discesa: solita tattica, solita spinta. Sofia quando scende pare volare, come un angelo che scivola sulla neve. Lo ha sempre fatto, sin da bambina quando sulle piste di Foppolo, in Alta Val Brembana, iniziò a cullare quel sogno che ha sempre rincorso. Ci sono sogni e sogni per un atleta, ci sono sogni e obiettivi per Sofia. Il prossimo devono, dovrebbero, saranno le Olimpiadi. Chissà. Perché in una gelida domenica di fine gennaio, c’è qualcuno che si è messo come ostacolo tra Sofia e Pechino 2022. Una brutta caduta, il ginocchio sinistro che si contrae in maniera innaturale e un sorriso che fatica a restare quello di sempre. Prova a rialzarsi subito, corre verso i tifosi quasi a voler scacciar via da sola quel maledetto infortunio. Purtroppo non funziona così. Lo sa Sofia, lo sanno tutti. Arriva la corsa in tenda, e l’ansia sale. La testa, com’è giusto che sia, va lì a Pechino. Inevitabile. Tra speranza e realtà, Sofia spera che non sia nulla di grave, anche perché già troppe volte, in passato, l’è arrivato un contro troppo salato da pagare. Il primo più di dieci anni fa, in Norvegia, quando era ancora una ragazzina inconsapevole di ciò che sarebbe diventata e di quanto avrebbe rappresentato per lo Sport italiano. L’ultimo, invece, nel Land della Baviera, in Germania: in quel caso fu l’altro ginocchio a pagarne le conseguenze. Fino ad arrivare a Cortina. Il primo consulto medico parla di semplice distorsione, ma la realtà spesso è scadente: distorsione al ginocchio con lesione parziale del legamento, quello già operato nel 2013. Per Sofia, a quasi trent’anni, è arrivato il conto più salato da pagare. Nel momento più sbagliato. Il brutto di queste situazioni è che non c’è un colpevole, ed è difficile anche provare a razionalizzare un qualcosa che non era minimamente previsto. A volte si hanno sensazioni negative, mentre altre volte puoi soltanto sbattere la testa per cercare di razionalizzare qualcosa che di razionale non è. Sofia lo sta facendo. E’ una missione al limite dell’impossibile, ma lei è abituata alle sfide all’ultimo grido. Un piano personalizzato sull’ora se non sulla mezz’ora, la fase del freddo sarà seguita da terapie o con i campi magnetici, o con il laser o con entrambi. La palestra servirà invece per il potenziamento muscolare destinato a compensare il deficit sul legamento: una sfida estrema. A Pechino, il sipario si aprirà il prossimo 12 febbraio, quando ci sarà la prima delle tre prove, tutte obbligatorie, della discesa libera. E la regina dev’esserci. Deve provarci. C’è un titolo da difendere, un titolo che ha conquistato con il sudore della fronte. C’è anche una bandiera da sollevare con orgoglio, perché se Sergio Mattarella ha scelto lei come portabandiera un motivo c’è. C’è però anche un piano di Dio, Sofia lo sa e lo ha capito. Nessuno può sapere quale sarà l’arrivo, quale sarà il destino riservatole. Qui entra in gioco il fato, che troppo spesso si accanisce nei momenti meno opportuni e contro le persone sbagliate. E’ proprio questo, però, il gioco della vita: senti quando cadi, ma non sai quando riuscirai a rialzarti. Sofia lo ha già fatto diverse volte in passato: a volte ha superato piccoli infortuni, altre volte ha superato discese più ripide. Per questa ragione, la Regina delle Nevi deve provarci. E non potrebbe fare altrimenti. Non deve disunirsi. Non lo ha mai fatto, non lo farà in una delle gare più importanti della sua vita. Serve un miracolo. Un piano di Dio c’è, non abbiamo la certezza ma potrebbe esserci. Ma a volte, soltanto a volte, il coraggio e la perseveranza sono più forti di un piano divino che forse non ci appartiene.

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