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Una Gara da Mito – GP San Marino 1982, il gelo nel tripudio rosso

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Ci sono degli eventi che divengono pilastri della storia del proprio sport o a volte, più generalmente, dello sport in senso assoluto. L’attuale Autodromo Enzo e Dino Ferrari di Imola, una volta chiamato solo con il nome del figlio del Drake, Dino, è stato teatro di alcune di queste pietre miliari, a volte piacevoli, alcune volte funeste. Quello del 1982 è uno di quegli episodi che si ricordano non troppo volentieri, nonostante il trionfo casalingo targato Ferrari. Fu la vittoria di un pilota, Didier Pironi, su un altro pilota, Gilles Villeneuve. Per uno dei due però fu la vittoria di un amico sull’altro, disattendendo ad alcuni presunti ordini di scuderia. Su questo episodio addetti ai lavori e appassionati dibattono tuttora. Per uno dei due però, quella fu l’ultima corsa.

La vigilia

I giorni antecedenti la terza gara iridata sul Circuito di Imola furono turbolenti. Era in atto quella passata alla storia come la guerra tra la FISA, la Federazione Internazionale Sport Automobilistico, diretta emanazione della FIA, e la FOCA, la Formula One Constructors’ Association, capitanata da Bernie Ecclestone e che riuniva i cosiddetti “garagisti” britannici. Tra le scuderie appartenenti o vicine ai differenti raggruppamenti era in atto una disputa sul regolamento tecnico e sul rispetto del peso minimo consentito, articolo che aveva stravolto a più riprese le classifiche d’arrivo dei GP del Brasile e di Long Beach. Alcune scuderie appartenenti alla FOCA, per combattere il vantaggio tecnico dei rivali dotati di motori turbo, infatti, correvano sottopeso e, al termine della gara, riempivano con acqua dei serbatoi supplementari. I team FOCA minacciarono quindi di boicottare la gara romagnola, anche se chiesero di far slittare in luglio l’evento, in modo tale da poter avere il tempo necessario per approntare le auto per il proseguo del campionato. Questa richiesta rappresentava inoltre una modifica al regolamento che violava il Patto della Concordia. Di contro anche le squadre “legaliste” erano in subbuglio con la FISA, dal momento che il Presidente Jean-Marie Balestre voleva mettere mano al regolamento previsto per il 1983, limitando l’uso dei motori turbo, violando anche in questo caso il Patto della Concordia. Lotus, Williams, McLaren, Brabham, March, Ensign, Fittipaldi, Arrows e Theodore non parteciparono, insieme alla Talbot-Ligier che non aveva l’auto pronta per ottemperare al regolamento. Si iscrissero quindi solo quattordici vetture: Ferrari, Renault, Osella, Alfa Romeo e Toleman, alle quali si aggiunsero al venerdì Tyrrell e ATS, scongiurando, almeno in parte dato che il boicottaggio era sempre dietro l’angolo, la possibilità dell’organizzatore di annullare l’evento se fossero stati presenti meno di 13 vetture al via.

Le qualifiche

Dopo un venerdì all’insegna di Alain Prost su Renault, le vetture transalpine monopolizzarono i primi due posti al sabato, con Renè Arnoux che si impose con il tempo di 1’29″765. Secondo fu Prost con un ritardo di cinque decimi, mentre Villeneuve e Pironi si piazzarono al terzo e quarto posto, con il francese staccato di oltre due secondi dal miglior tempo. Quinto Alboreto su Tyrrell a tre secondi e mezzo, seguito dalle Alfa Romeo di Bruno Giacomelli e Andrea De Cesaris. Teo Fabi con la Toleman, decimo, e Riccardo Paletti con l’Osella, tredicesimo, colsero la prima qualificazione dell’anno. Al termine delle prove cronometrate Ken Tyrrell, titolare dell’omonima scuderia, presentò reclamo contro le vetture dotate di motore turbo. Per molti era il tentativo da parte della FOCA di mettere a rischio il verdetto della gara, che non ebbe però la fortuna sperata.

Il via

Solo dodici vetture scattarono dalla griglia di partenza, con Warwick costretto al ritiro per un guasto sulla sua Toleman durante il giro di allineamento, mentre Paletti partì dalla corsia box due giri dopo per un guasto tecnico. Alla prima staccata della Tosa le posizioni di testa furono invariate ma, alla Piratella, le due Ferrari superarono Prost, che si sarebbe ritirato al giro numero sette, lasciando la quarta posizione ad Alboreto. Dopo aver allungato nelle prime tornate, Arnoux si trovò tallonato dalle due Ferrari intorno al ventesimo passaggio. Al giro 22 Pironì superò Villeneuve, che gli ricambiò il favore quattro giri dopo. Fu il primo lampo dell’ultimo duello tra i due. Alla tornata successiva il canadese si portò in testa sorpassando Arnoux alla Rivazza, venendo però superato dai due francesi al giro 31, tornando al terzo posto in un battito di ciglia al Tamburello. Alla Piratella però, il terzetto di testa fu nuovamente composto da Arnoux primo, Villeneuve secondo e Pironi terzo. Andò in scena nel palcoscenico imolese una battaglia senza esclusione di colpi che rinfrancò il pubblico dello scarno schieramento.

Uno dei sorpassi della discordia alla staccata della Tosa (Source: wikipedia.it, copyright free)

Il cartello nero con la scritta gialla

Al quarantacinquesimo dei sessanta giri previsti, il motore Renault di Arnoux andò in fumo, eliminando uno dei protagonisti nel tripudio dei tifosi della Rossa. Dopo quel ritiro, dal muretto dei box Ferrari comparve un cartello nero con una scritta gialla che recitava “SLOW”, ovvero “piano”. Per Villeneuve quel segnale stava a comunicare la necessità di mantenere le posizioni. Ci dev’essere qualcosa che andò storto nel briefing pre-gara, contesa durante la quale non fu presente Mauro Forghieri, Direttore Tecnico della scuderia di Maranello. Con il senno di poi, la sua presenza avrebbe reso più chiare le comunicazioni, per sua stessa ammissione in una recente intervista rilasciata allo storico giornalista de Il Resto del Carlino Leo Turrini: “Sono passati quarant’anni e io ho ancora non dico un rimorso ma un rimpianto. Non saltavo mai una gara, ero il direttore tecnico della Scuderia. Ma quella domenica di quarant’anni fa non c’ero ai box, avevo un inderogabile impegno di famiglia. Fra Villeneuve e Pironi finì l’amicizia, che era autentica e profonda, perché dal muretto mancò la capacità di dare le giuste direttive. Fossi stato lì, avrei impartito direttive precise. E non sarebbe successo niente”. Qualcosa in effetti, successe. Invece che una tranquilla parata verso il traguardo, Pironi accese un furioso duello con il compagno di squadra, fatto di sorpassi e controsorpassi negli ultimi giri. Al 52esimo, il francese sorpassò Villeneuve che, al penultimo passaggio alla staccata della Tosa, riprese il comando. All’ultimo giro, Pironi infilò il compagno al Tamburello, difendendosi strenuamente per ciò che rimaneva da correre, fino a tagliare il traguardo trionfante.

il servizio della Domenica Sportiva sul 2° G.P. di San Marino (YouTube – motorgil)

Il podio

La cerimonia del podio vide un Pironi felice e un Villeneuve funereo. Il canadese, secondo i racconti dell’amico Avvocato Carlo Costa, speaker dell’Autodromo Dino Ferrari, non voleva nemmeno partecipare alle celebrazioni conclusive e si sottrasse al microfono dell’intervistatore imolese. Il giornalista di Autosprint Mario Donnini, ospite sulla nostra web radio Radiabo, era presente quel giorno sugli spalti e racconta: “Non mi resi nemmeno conto chi vinse. Per me aveva vinto Villeneuve, per noi tifosi fu una festa tutta rossa. Non capii quello che era accaduto tra i due”. Per la cronaca, terzo giunse Michele Alboreto, anche lui testimone attualmente muto di quel pilastro della storia del motorsport che trova le sue fondamenta nella nostra Motor Valley.

Un’intervista a Villeneuve dopo i fatti di Imola (YouTube – Benia06)

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