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I racconti del Commissario – La prima di Fausto

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Foto Claudio Fargione

La Motor Valley è fatta di passione, lo sanno tutti, ma anche di sudore e amicizia. Tra milioni di vicende una su tutte sembra legare tutti questi elementi, mescolandoli per dare vita ad un’avventura da cui si potrebbe trarre una sceneggiatura che attraversa quasi cinque decenni. Invece è una storia vera: quella della prima moto da corsa di un futuro campione del mondo. La prima di Fausto Gresini.

Un ragazzino insistente

Imola, inverno 1977-1978. Presso l’officina della concessionaria Piaggio e Morini di Osvaldo Guerra in zona Porta dei Servi lavora un abile meccanico di nome Remo Obici. Nella terra “de’ mutor” un luogo del genere è un punto di ritrovo e riferimento per tutti gli appassionati e praticanti motociclisti. Accanto a Remo c’è anche un ragazzo di bottega, arrivato perché ai libri preferisce i motori. Abita lì vicino, in zona Pineta, e ha molta voglia di imparare a lavorare sulle motociclette. Ha sedici anni, ma nel fisico ne dimostra anche meno. Si chiama Fausto Gresini e accanto all’aspirazione di conoscere i segreti della meccanica ha un desiderio: diventare un pilota da corsa. I sogni per fortuna non costano nulla e quello di Fausto è comune a tanti suoi coetanei nati nella stessa terra, quello che fa la differenza è la volontà. Il ragazzo ripete di continuo che vuole correre e Guerra, forse per sfinimento o perché intuisce che dietro tanta insistenza c’è qualcosa di profondo, decide di assecondarlo. La moto può arrivare e le spese le copre lui, ma tocca a Fausto costruirsela. Giusto per capire se volontà fa rima con capacità.

La prima moto di Fausto in mostra al Palazzo delle Esposizioni di Faenza (Foto Claudio Fargione)

Un serbatoio particolare

Ovviamente Gresini non ha ancora le conoscenze per farsi tutto da solo, ma pvantare due assi nella manica mica da ridere: l’affetto di Obici pronto a dargli una mano e una città che pullula di artigiani espertissimi nel settore. Con tanta passione l’esperto meccanico si mette al lavoro insieme all’apprendista con un obiettivo: completare una moto da corsa per competere nel Campionato Italiano Juniores classe 50, base di partenza per chi vuole diventare un pilota. Si parte andando a Sesto Imolese (frazione a un tiro di schioppo dall’officina di Guerra) presso la PCB (Pasotti Cricchi e Battilega), azienda artigianale specializzata nella costruzione di telai, e si acquista lo “scheletro” da cui avrebbe preso vita il mezzo. Passaggi successivi sono il codino ed il serbatoio, entrambi da modellare in leggera fibra di vetro. Per il primo nessun problema, si tratta di un pezzo semplice e di dimensioni ridotte. Realizzare il secondo è un po’ più complicato viste grandezza e forme, soprattutto per l’asciugatura. Ma la fretta è tanta e per accelerare i tempi si decide di lasciare il particolare appena formato per una notte su una stufa ancora calda. Il risultato è che al mattino, a solidificazione avvenuta, la zona anteriore è ben più schiacciata del previsto! Poco male: si monta tutto lo stesso, al massimo Fausto potrà abbassarsi di più per “mettersi in carena” sul dritto.

Autodromo di Imola, marzo 2022: la moto ancora in fase di ricostruzione (Foto Claudio Fargione)

Cuore da corsa

Non solo telaisti: a Imola anche i motoristi non mancano. Uno di loro si chiama Giorgio Spadoni, specialista dei due tempi sia per mezzi da strada che da cross, e si occupa lui del propulsore da installare sul mezzo di Fausto. La scelta cade su prodotto “a km zero”, un Minarelli da 50 c.c. semplice e robusto dotato di un cambio a sei marce. Sul propulsore di Calderara si decide di applicare una raffinatezza tecnica: il disco rotante ricavato dal Parilla 100 c.c. da kart. A Imola non manca nemmeno il karting club attivissimo sulla pista di Ponticelli e la sede è giusto di fronte all’officina di Spadoni! Ma l’elaborazione non si ferma a questo, perché con un po’ lavoro notturno e l’aiuto di qualche altro artigiano appassionato la frizione diventa a secco come si conviene ad una moto da gara. Per la forcella si sceglie quella del Morini Corsaro: una Bonazzi e Gambetta da 30 millimetri prodotta anch’essa a Bologna, mentre il mozzo anteriore è prelevato da un MV 175 “Disco Volante” ma con freno modificato a doppia camma. Il freno posteriore è un Grimeca montato sul “College” stradale, mentre gli ammortizzatori sono Marzocchi e i leveraggi Tommaselli “Matador”. Con tanto lavoro in poco tempo e il coinvolgimento di tutta la città l’obiettivo di Fausto è raggiunto: a primavera la moto è pronta per l’esordio in pista!

L’assenza di carene permette di apprezzare la semplicità della meccanica (Foto Claudio Fargione)

La prima gara

Autodromo Dino Ferrari, 21 maggio 1978. In riva al Santerno sono protagoniste le due ruote. Tra gli iscritti del Trofeo Internazionale Jeans-West valido come prova del Campionato Italiano Junior classe 50 c.c. c’è anche “l’enfant du pays”: un diciassettenne imolese di nome Fausto Gresini. La sua moto, grigio metallizzato con una banda nera, porta il numero 13 e il logo della Motori Minarelli sul serbatoio (un po’ schiacciato davanti…). Sulla carena c’è anche la scritta Spadoni-Obici a ricordare gli artigiani che si sono occupati di motore e ciclistica, ma coperta da una striscia di nastro adesivo: alle verifiche sportive è stata rilevata l’assenza di pagamento della tassa sulla pubblicità. Il ragazzo indossa una tuta nera con la scritta “Manuelino Fox”. Si tratta di abbigliamento di terza mano ricevuto in prestito da Gianni Capirossi, un appassionato imolese con un nipotino di nome Loris che ancora non si interessa alle moto, ma inizierà poco dopo. Nonostante pochi mezzi il ragazzino si fa notare: su cinquantaquattro iscritti è sedicesimo in prova con il tempo di 2’59”02 a 100,123 km/h di media, primo tra i motorizzati Minarelli dietro alle imprendibili Derbi e Ringhini. Si sentirà ancora parlare di lui, perché dopo soli sette anni sarà per la prima volta campione del mondo in classe 125 con la Garelli del Team Italia. Del suo mezzo invece si perderanno le tracce.

Tanta passione, tanti anni dopo

Imola, 2022. Fausto è venuto a mancare da poco più di un anno, ma l’affetto degli appassionati e la passione romagnola per la moto sono la spinta per ricordarlo in modo molto originale: ricostruire la sua prima moto. Non ne rimane nulla se non una foto in bianco e nero scattata alle Acque Minerali, ma basta e avanza per rimettere in moto gli artigiani del tempo sotto la spinta del CRAME (Club Romagnolo Auto e Moto d’Epoca). Alfio Tosi si è occupato di ricostruire il motore con il suo disco rotante, Remo Obici non ha né materiale né ricordi, ma il tornitore Sergio Zappi ha procurato maschera, dima, e tubi. Lo stesso presidente CRAME Umberto Ciompi si è premurato di fornire il materiale a Giancarlo Donattini, abile saldatore che si ha ricostruito il telaio. Anche il serbatoio ha avuto un nuovo stampo e un’asciugatura più paziente: la parte anteriore ha perso lo schiacciamento. Per arrivare al risultato l’impegno ha coinvolto ben ventuno artigiani con qualche piccola concessione: il mozzo anteriore viene da un Motom Sport prima serie, mentre il posteriore è quello del seconda. Ma sono particolari per veri intenditori che non tolgono magia al rinato “cinquantino”, apparso in pubblico ancora privo di carene ma già marciante a Imola nel marzo 2022, giusto una settimana dopo il trionfo di Bastianini in Qatar con la Ducati del Gresini Racing. In attesa di ricomparire al Palazzo delle Esposizioni di Faenza a novembre, completo in ogni sua parte, accanto alla Desmosedici del pilota riminese. Simbolo della immortale passione di un ragazzino imolese di nome Fausto.

Dopo quarantaquattro anni la scritta Spadoni-Obici può finalmente apparire non coperta dal nastro (Foto Claudio Fargione)

 

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