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Carspillar – Alla scoperta della Ferrari 499 P

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Foto Giulia Giacomelli

Inutile girarci intorno, sono passate settimane ma la più chiacchierata resta sempre lei. Protagonista dei rotocalchi sportivi e automobilistici di queste settimane, la Ferrari 499 P presentata alle Finali Mondiali di Imola non è più un mistero ma oggetto dei desideri per gli appassionati della Motor Valley e non solo. La Rossa del ritorno a Le Mans è certamente bellissima ma è giunta l’ora di chiedersi quanto sarà competitiva. La risposta dalla pista arriverà solo a partire da Sebring, ma nel frattempo possiamo raccontarla tecnicamente.

Da dodici a sei

Già nel nome la nuova nata rivela un dato fondamentale onorando la tradizione. Il numero 499 rappresenta infatti la cilindrata unitaria del propulsore unito alla lettera P che identifica storicamente i prototipi del Cavallino. La cilindrata del motore endotermico è quindi 3.000 c.c. (al netto dei decimali) essendo un sei cilindri a V di 120°. Si tratta di un’unità sovralimentata con un doppio turbo posto tra le bancate e derivato dal tipo F163 utilizzato sulla 296 stradale. Frazionamento e architettura sono in comune con il “cuore” della 296 GT3, ma per l’utilizzo sulla 499 il V6 è stato ampiamente alleggerito e rivisto per svolgere anche una funzione portante, come sulle formula. Installato in posizione posteriore centrale, è orientato longitudinalmente e funge da supporto strutturale per il gruppo trasmissione e le sospensioni posteriori. Limitato per regolamento a 500 kW (se preferite 680 CV), è accoppiato al sistema ibrido con l’ “Energy Recovery System” (ERS) montato all’avantreno e dotato di differenziale. La parte elettrica è alimentata da un pacco batterie (o se preferite Energy Storage) appositamente progettato che lavora ad una tensione di 900 Volt ed è capace di scaricare una potenza pari a 200 kW (272 CV) che rende motrici anche le ruote anteriori. Inutile aggiungere che l’esperienza maturata nella Formula 1 turbo-ibrida può rivelarsi uno strumento molto utile in fase di sviluppo. Telaio monoscocca in fibra di carbonio, sospensioni a puntone (push-rod) con triangoli sovrapposti e cambio sequenziale a sette rapporti completano la descrizione di quanto viene celato sotto pelle. Interessante il sistema frenante “brake by wire”, quindi privo di collegamento diretto in uscita dal pedale. Sono le centraline elettriche che traducono la pressione sul comando in impulsi elettrici per attivare gli attuatori idraulici a gestione dei pistoncini nelle pinze freno: un dispositivo necessario per garantire il funzionamento dell’ERS con il recupero di energia nelle fasi di rallentamento.

L’inconfondibile anteriore della 499 P mostrata ai box di Imola (Foto Giulia Giacomelli)

Tra stile e prestazioni

Il “vestito” merita un approfondimento a parte. La 499 P nasce come ogni vettura da corsa in funzione delle prestazioni e gli esterni sono figli di ore di studi in galleria del vento. Tuttavia al contrario della quasi totalità delle auto da competizione l’HyperCar di Maranello è realizzata con un lavoro congiunto di ufficio tecnico e centro stile. I gruppi di lavoro diretti da Ferdinando Cannizzo e Flavio Manzoni hanno modellato delle forme che alla massima efficienza coniugano un aspetto che identifica la biposto come una vera Ferrari (l’AD Vigna lo aveva anticipato in tempi non sospetti). L’avantreno è dominato da un’ampia superficie superiore che unisce i passaruota (con le grandi “finestre” sulla sommità imposte dal regolamento per ridurre la pressione aerodinamica interna) e inferiormente da uno spoiler a tutta larghezza. Quest’ultimo è caratterizzato da un profilo ondulato che separa il flusso d’aria con una parte indirizzata verso i canali inferiori ed un’altra destinata al raffreddamento dell’ERS attraverso il passaggio dalla grande “bocca” centrale. Le fiancate, molto lineari, prendono forma dalla grande apertura ricavata a valle dei passaruota anteriori andandosi a fondere dolcemente con i posteriori. Ad una superficie superiore ampia e piana fa da contraltare il profondo scasso laterale che incorpora una presa d’aria con una paratia che guida il flusso verso i pacchi radianti, assicurando lo scambio termico.

La vista laterale della 499 P ne sottolinea la raffinata ricerca aerodinamica unita all’impegno del centro stile (Foto Giulia Giacomelli)

Un posteriore da scoprire

L’abitacolo appare avvolto da una vera e propria “capsula” da prototipo sormontata da una generosa presa dinamica con due setti verticali in ingresso. Internamente è infatti suddivisa in tre distinti canali: i laterali sono dedicati al raffreddamento di cambio e batteria mentre quello centrale è riservato all’alimentazione del motore termico. Posteriormente il padiglione si fonde al cofano motore con una forma a goccia sovrastata da un’ampia pinna che funge da supporto centrale per l’ala superiore. Peculiarità della biposto di Maranello è proprio essere “doppiamente alata” al retrotreno. Nella parte alta è presente un profilo aerodinamico orizzontale a tutta larghezza fornito di flap con quattro elementi di collegamento verticali (con funzione di mini-convogliatori). Lateralmente sono presenti delle grandi paratie dotate di tre grandi tagli diagonali per ridurre le turbolenze nocive. Più in basso è presente un’altra ala che collega i passaruota inglobando una sottile fila di led rossi che fungono da luci posteriori. Sorretta a sua volta da un piloncino centrale, questo secondo profilo alare appare investito da un flusso reso più energico dalla posizione degli scarichi, stretti centralmente alla base della pinna e inglobati da scassi tagliati “a fetta di salame” che sembrano voler sfruttare l’ “effetto Coanda” che aveva reso efficacissima la Red Bull una dozzina di anni fa. Alla base del retrotreno un voluminoso estrattore diviso verticalmente da una grande paratia centrale racchiude quelle che, ad oggi, restano le armi non svelate della 499 P.

Il retrotreno è sicuramente una delle parti più interessanti della 499 P (Foto Giulia Giacomelli)

Promesse da mantenere

L’HyperCar del Cavallino Rampante appare pulita, ottimamente costruita e realizzata con estrema cura dei particolari. Accanto alle LMDh telaisticamente nate in casa Dallara, ovvero BMW e Cadillac, ed in attesa del derby tutto emiliano con Lamborghini a partire dal 2024, la biposto Ferrari è attesa ad una grande sfida. A Le Mans, dove troverà ad attenderla anche Porsche, Toyota, Peugeot e Isotta Fraschini, non può fallire. La pressione mediatica è enorme e le scelte della dirigenza alzano la posta in gioco: un buon risultato sarà l’obiettivo minimo, se arriverà la vittoria sarà leggenda. Di sicuro, se dipendesse dall’aspetto, la nuova rossa avrebbe già battuto la concorrenza. Come una vera Ferrari.

Il “Ferrari Show” alla Finali Mondiali 2022 in cui la 499 P è stata mostrata al grande pubblico (Ferrari su YouTube)

 

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