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Il Personaggio della Settimana – Peter Collins

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Un pilota d’altri tempi, un gentiluomo dentro e fuori la pista. Faceva parte della “Ferrari primavera”, la squadra che Enzo Ferrari costruì per la stagione 1957, una generazione di giovani piloti che era pronta sostituire quella che fino a poco tempo prima aveva scritto la storia inziale del Cavallino composta dai Fangio, Farina e Ascari. Purtroppo non fu una line up fortunata quella “degli indisciplinati” in quanto in due anni tutti persero la vita, ma scorrendo nel tempo rimangono un quintetto di piloti che ha reso grande la Rossa nei suoi albori. Il nostro personaggio della settimana è Peter Collins. Inglese, biondo e di bell’aspetto che con la sua gentilezza e la sua bontà d’animo aveva conquistato tutti nell’ambiente, anche il Drake.

A PICCOLI PASSI

Il britannico si è appassionato ai motori fin da giovane. Inizia a competere a diciassette anni stupendo tutti per le sue doti innate di velocità e guida. Di lui si diceva che avesse uno stile pulito e leggero riflettendo quella che era la sua anima da gentiluomo inglese. Quando arriva in Formula 1 è ancora troppo giovane per sedersi sul sedile di una grande squadra e quindi le prime esperienze del cavaliere britannico furono su macchina poco competitive. L’anno dell’esordio fu il 1952 con una HMW per poi passare alla Vanwall nel 1954 e continuare nel 1955 con qualche apparizione per il tridente della Motor Valley: la Maserati. Purtroppo arrivarono risultati di poco rilievo, quasi tutti ritiri tranne un sesto e un settimo posto.

Ebbe occasione però di mettersi in mostra con le competizioni a ruote coperte. Vinse la Targa Florio nel 1955 con Stirling Moss a bordo di una Mercedes 300 SLR e nella stessa stagione arrivò secondo nell’iconica 24h di Le Mans, nell’edizione maledetta dal bruttissimo incidente di Levegh che causò ottanta morti. Collins corse con la casa alata di 007 a bordo di un Aston Martin DB3S insieme a Paul Frere.

GENTLEMEN IN ROSSO

Il suo modo di guidare colpì personalmente Enzo Ferrari che decise di ingaggiarlo nel 1956 affidandogli una delle sue monoposto. Dopo poco il patron della Scuderia di Maranello aveva già capito di aver preso un signor pilota e non solo per i modi di fare, ma perché in pista sapeva andar veloce e non aveva dubbi di essersi messo in casa un futuro campione del mondo. Alla prima stagione in Ferrari Peter non si fa pregare e dopo un secondo posto a Montecarlo, alla sua seconda gara con la Rossa, impiega poco tempo per portare a casa la prima vittoria in Formula 1 e la seconda consecutiva. Belgio e Francia, Spa e Reims furono le piste dove Collins riuscì a precedere tutti i suoi avversari. Due vittorie che furono molto importanti e gli consentirono di lottare per il titolo fino all’ultima gara in Italia contro il suo compagno di squadra Juan Manuel Fangio.

I due arrivano con solo otto punti di distacco a vantaggio dell’argentino pluricampione del mondo. Collins deve vincere e sperare che Fangio arrivi quinto o peggio. Le carte durante la gara si mettono a favore del britannico perché dopo pochi giri il suo compagno di squadra è costretto al ritiro. Gli serviva solo vincere, era il più veloce in pista e stava poco a poco guadagnando su Moss, in testa alla corsa. Fu lì che Peter decise di compiere un gesto che rimarrà nella storia della Formula 1, analogo ci fu solo quello di Villeneuve nei confronti di Scheckter a Monza nel 1979. L’inglese decise di rientrare ai box e lasciare la sua macchina a Fangio che tra lo stupore generale riprese la corsa e chiuse secondo aggiudicandosi il titolo iridato. Per Collins non fu un problema, i suoi 25 anni contri i 45 dell’argentino gli fecero tranquillamente ammettere “Io avrò tempo per laurearmi campione del mondo”, ma così non fu.

INFERNO VERDE

Si arriva alla stagione 1958 dopo una annata in cui la Ferrari non fu molto competitiva e si dovettero affrontare le scomparse di Castellotti e Portago. Tuttavia nel 1957 Collins ottiene un podio e due vittorie nel Gran Premio di Napoli e quello di Siracusa, non valide per il mondiale. La stagione successiva la Ferrari 246 data a Hawthorn, Collins e Musso era una vettura competitiva che permise ai piloti di giocarsi il titolo. Purtroppo questo non esentò quell’anno da essere uno di quelli tragici per la scuderia. Già all’inizio si crearono tensioni tra Peter e il Drake che non vedeva di buon occhio la vita extra pista che conduceva il pilota inglese. Si disse che le povere prestazioni di Collins erano causate da un rapporto che si stava consumando. Tuttavia la relazione con il patron del Cavallino si riassestò nel tempo e anche i risultati cominciarono ad arrivare. Ottenne un’unica vittoria quell’anno, la sua terza e ultima. A Silverstone, in patria, scortato dall’amico Mike Hawthorn in una parata regale. La gara successiva si corre al Nurburgring che letteralmente significa “anello di Nurburg”. Chi ci ha pensato doveva avere fantasia in quanto la pista comprendeva ben 172 curve. Il tracciato più pericoloso del mondiale, quello più infimo, dove il minimo errore costa caro. Collins per giocarsi il titolo non poteva più sbagliare, ma in Germania l’inglese andò incontro al suo destino. Alla curva Pflanzgarten uscì di pista cappottandosi con la macchina e riportando un frattura al cranio. Non fece in tempo ad arrivare all’ospedale di Bonn e spirò durante il tragitto in ambulanza.

Con la sua morte continuò la drammaticità del periodo Ferrari che prima di lui perse altri tre piloti della “Ferrari Primavera”. Il titolo quell’anno si tinse di rosso lo stesso con Hawthorn che si laureò campione del mondo ma scosso dalla perdita dell’amico decise di abbandonare le corse per sempre. Decisione che non lo fece risparmiare dal destino, che incontrò poco tempo dopo.

Collins fu un campione senza corona, aveva il talento per arrivarci e tutte le carte in regola per laurearsi vincitore del titolo iridato, l’unica cosa che cli mancò fu il tempo. Chissà di cosa racconteremo ora, se quella gara a Monza l’avesse finita lui e non avesse lasciato la macchina a Fangio, lui che era sicuro di avere altre chance grazie alla sua giovane età.

L’amicizia tra Hawthorn e Collins – Copyright: YouTube, Motorsportcom Italia

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