Quando si parla di italianità e di Formula 1 si rischia di ricadere spesso e volentieri sullo scontato citando, non impropriamente ovviamente, la Ferrari oppure riportando alla mente le grandi scuderie che furano come (l'italo-inglese) Benetton, l'Alfa Romeo e Maserati. In molti di noi, che qualche passo in più verso il mondo della Formula 1 lo hanno fatto, per passione o semplicemente per generazione e geolocalizzazione, sanno anche quanto Minardi abbia rappresentato nel corso degli anni. Sanno della solidità di un progetto che di fatto non ha mai raggiunto il pensionamento grazie agli accordi presi quando RedBull nel 2006 decise di mettersi anche la seconda scarpa andando ad iscrivere una nuova Scuderia, l'allora Toro Rosso (oggi Alpha Tauri), acquistando proprio i diritti della Minardi e mantenendone lo sviluppo in Emilia, facendola diventare uno step intermedio tra le “cantere” delle categorie minori e la Scuderia madre che aveva acquistato i diritti dalla Jaguar un anno prima.
La Minardi, nata come squadra automobilistica nel 1979, entra a far parte del Circus a partire dal 1985 e cioè in quegli anni d'oro della Formula 1 in cui i grandi piloti si spodestavano annualmente a vicenda dal trono di campione del Mondo, in quegli anni in cui la competizione era sì già diventata uno degli eventi sportivi più seguiti al mondo ma ancora non aveva perso la sua semplicità di fondo, le sue radici. La Minardi entra così in sordina in un universo eccezionale ma aperto a tutti, chiunque può presentare il proprio progetto e tentare l'iscrizione; sono anni in cui vengono alla luce scuderie italiane come porcini all'arrivo delle prime piogge a cavallo tra la stagione estiva e quella autunnale. Per esempio oltre alla Ferrari e alla scuderia di Faenza, tra il 1985 e il 1990, fanno la loro comparsa o continuano il loro percorso scuderie come Osella, Benetton, Trussardi, Coloni, Bms, EuroBrun, Scuderia Italia Life Racing: tutte Scuderie tricolori.
Insomma, la Minardi viene al mondo in Formula 1 in un momento di grande entusiasmo, interesse ma anche entropia, dove tutti hanno una possibilità ma la stabilità ha un prezzo e il gareggiare, sfizio di molti sognatori aspiranti Drake, nel giro di qualche anno diventa insostenibile e poco gratificante per la mancanza di risultati. Per Gian Carlo Minardi però le cose stanno diversamente e nonostante 3 stagioni passate senza la conquista di un solo punto, con solo 8 gare portate a termine dai suoi piloti (di cui un unico caso con entrambe le vetture), e quindi in totale mancanza di un risultato che potesse rinsaldare convinzioni e animo, si presenta alla stagione 1988 con fede nel ritorno dei motori aspirati Cosworth, dopo i deludenti anni del turbo con la novarese Motori Moderni. Così il 19 giugno, a a Detroit, in occasione del Gran Premio degli Stati Uniti di quell'anno grazie anche alla guida dell'allora ventisettenne Pierluigi Martini (che tanto bene farà in Minardi diventandone il pilota simbolo), la scuderia faentina riesce nell'impresa di conquistare il primo punto della sua storia, in una gara vinta da Senna su Prost, in cui dei 26 qualificati solo in 9 raggiunsero il traguardo. Fortuna? Anche, ma soprattutto perseveranza e programmazione, anche perché il giorno prima Martini in qualifica aveva dimostrato di avere più di qualche possibilità di entrare in 10, ma soprattutto perché in quell'anno la Minardi riuscì a concludere 12 delle 17 gare con almeno un pilota.
Da quel momento in poi la Minardi entrerà in pianta stabile nel mondiale di Formula 1, avvicinando un gran numero di simpatizzanti apprezzanti la resilienza e tenacia di questo piccolo team nel disputare ogni corsa con la voglia di sorprendersi e gioire anche per i piccoli risultati dietro cui però si nasconde un grande lavoro.
Statistiche di Scuderia
Minardi e Martini ad inizio anni 90. Crediti: Minardi.it
Statistiche in Formula 1:
Per la Minardi ci sono anche una serie di dati assoluti molto interessanti, ed un record quasi irragiungibile ma che da l'idea della resilienza della casa faentina:
Curiosità:
La vita è come un sentiero avvolto dalla nebbia: devi avere il coraggio di cercare e prendere delle deviazioni.
Appassionato di viaggi, fotografia e Bologna FC. Sogno nel cassetto: diventare un Fotoreporter.