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F1 – GP dell’Arabia Saudita, Perez trionfa, straordinario secondo Verstappen. Ferrari solo quarta forza del mondiale, Tsunoda buon undicesimo

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twitter Scuderia Ferrari


La Ferrari esce dal Jeddah Corniche Circuit come quarta forza del campionato. Se questa SF-23 è la vettura di Maranello più veloce mai costruita, questo potenziale è ancora molto ben nascosto. Le Red Bull sono di un altro pianeta, con Checo Perez che conquista la sua prima vittoria stagionale. Secondo un super Max Verstappen protagonista di una straordinaria rimonta, terzo Fernando Alonso, al suo centesimo podio in carriera. Bronzo di gara strappato dal collo dell’asturiano in quanto, dopo la corsa, è stata comminata una penalità di dieci secondi ad Alonso per non aver scontato correttamente la penalità di cinque secondi comminatagli nelle prime fasi di gara. Carlos Sainz e Charles Leclerc escono dall’Arabia Saudita con il sesto e settimo piazzamento in gara, bottino che sarebbe potuto essere ancora più magro se Lance Stroll non fosse stato costretto a parcheggiare la sua Aston Martin per un guasto meccanico. Kevin Magnussen su Haas conquista un punto dopo una lunga lotta con Yuki Tsunoda, undicesimo al traguardo e autore di una bella rimonta con la sua AlphaTauri. Dodicesimo Nico Hulkenberg con la seconda Haas, tredicesimo Guanyu Zhou su Sauber e quattordicesimo Nyck de Vries, solo diciottesimo e ultimo tra i classificati Valtteri Bottas.

La partenza

Parte bene Alonso che sorpassa alla prima curva Perez guadagnando la prima posizione, ma l’asturiano viene subito messo sotto investigazione per il non corretto posizionamento della sua Aston Martin nello stallo di partenza. Al secondo giro arriva la comunicazione della penalità per il due volte campione del mondo, che dovrà scontare cinque secondi di penalità al pit stop. Gran partenza di Leclerc che, con le gomme morbide, guadagna tre posizioni portandosi in nona, mentre Sainz viene superato da Stroll. In cinque giri Verstappen sale fino all’undicesima posizione, mentre Perez si riprende la testa della corsa su Alonso. Al settimo giro Leclerc passa Ocon per l’ottava piazza, lanciandosi poi all’inseguimento di Hamilton e concludendolo al nono passaggio, quando infila l’inglese all’interno di curva uno.

Alla fine del loro undicesimo giro Zhou e Hulkenberg sono i primi ad andare ai box, escludendo le due McLaren che hanno compiuto il loro pit stop nei primi giri di gara. Due giri più tardi il primo dei big a fermarsi è Stroll, che monta le coperture dalla mescola più dura che, stando ai team radio di Hamilton, faticano a funzionare. Al termine del quindicesimo passaggio è Sainz a rientrare per montare le gomme bianche, con Ferrari che porta a termine un ottimo overcut che consente al madrileno di recuperare la posizione sul canadese. Stroll perde la posizione anche su Leclerc, che rientra per il cambio gomme. Il numero 18 compie solo un’ulteriore mezzo giro, prima di fermare la sua Aston in curva 13 per un guasto meccanico. Equivoco il messaggio del suo ingegnere di pista, “stop the car on track”, con i telecronisti di Sky solerti a evocare velatamente gli spettri di un nuovo “crashgate”. La direzione gara decreta l’ingresso della safety car, nonostante apparentemente la vettura fosse ferma in una posizione tutto sommato sicura. La race direction ha comunque più dati di chiunque altro per prendere le sue decisioni, che potranno anche rivelarsi sbagliate, ma sono sempre e comunque giustificate. Dopo una mezz’ora una nota della FIA chiarisce infatti l’operato, con l’ingresso della safety car reso indispensabile perché la vettura di Stroll impediva ai mezzi di recupero l’ingresso nella via di fuga qualora si rendesse necessario. Doveroso ricordare anche, soprattutto alla squadra commento della pay tv italiana, che la safety car entrò anche a Monza, nel 2022, con il trattore in pista. Mesi di off season hanno forse annebbiato i ricordi di tutte le polemiche per la mancata ripartenza della gara, conclusasi sotto regime di neutralizzazione con la vettura di sicurezza.

Il secondo stint

Chi non aveva sostituito i propri pneumatici coglie l’occasione per fermarsi ai box e alla bandiera verde Perez è sempre in testa seguito da Alonso, Russell, Verstappen, Hamilton, Sainz, Leclerc, Tsunoda, incredibilmente ottavo, Ocon e Gasly. Il pilota olandese, in chiusura del ventitreesimo passaggio, guadagna la terza posizione su Russell mettendo nel mirino Alonso. Lo spagnolo aveva i minuti contati e in apertura del venticinquesimo giro Verstappen sale al secondo posto, mettendosi all’inseguimento di un Perez in formato “hammer time”. Il campione del mondo in carica è però in stato di grazia e strappa il giro veloce al compagno di squadra senza tuttavia rosicchiare al messicano più di un decimo scarso al giro. Degna di nota la prestazione di Tsunoda, bravo a salire dalle retrovie fino alla decima posizione e a tenersi dietro le due Haas. L’AlphaTauri sembra essere prestazionale sul passo gara, mentre fatica sul giro secco. Se a Faenza riusciranno a sistemare questo problema, i due alfieri dello junior team Red Bull potranno dire la loro durante la stagione. In questa fase accusano le Sauber e soprattutto Bottas, ultimo in pista staccato di dieci secondi da Zhou, momentaneamente quattordicesimo. A cinque giri dal termine Hulkenberg piazza una zampata micidiale a un coriaceo Tsunoda, che molla il colpo dopo una strenua resistenza e deve rinunciare a un punticino che avrebbe dato morale alla scuderia romagnola.

Il finale

Negli ultimi giri c’è una lotta a distanza per il podio tra Alonso e Russell, con il muretto box Mercedes che dice all’inglese di rimanere entro i cinque secondi di distacco dal numero 14 che potrebbe incorrere in un’ulteriore penalità post gara. Dalla direzione non è però arrivata nessuna comunicazione di investigazione e Alonso riesce comunque a mantenere un gap sufficiente per mettersi al riparo da un’eventuale sanzione. Durante l’ultimo giro Verstappen piazza la zampata che gli assicura il giro più veloce e un punto che gli permette di mantenere la testa della classifica sul compagno di squadra, ignorando i messaggi del team che gli chiedevano di desistere dall’intento. D’altronde i campioni sono tali solo quando sono cannibali.

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