Seguici su

Altri Sport

Il Personaggio della Settimana – Rubens Barrichello

Pubblicato

il

formula1.com

Un pilota amato dagli appassionati di motorsport, entrato nel cuore di tutti per il suo modo di essere e di fare oltre che per quanto mostrava in pista. Brasiliano di nascita ma con origini italiane ben radicate in Veneto, vicino a Treviso, per discendenza dei nonni. Rubens Barrichello è il classico bravo ragazzo, si vedeva dal viso, un temperamento mite che non tendeva mai a scaldarsi o a fare casino. Un pregio, considerato il mondo in cui ha lavorato e vissuto per ben 19 stagioni sportive, ma che a volte si può rivelare un ostacolo se vuoi diventare uno dei più grandi della storia e ambire a grandi traguardi.

Barrichello, come tutti i bambini innamorati delle quattro ruote, ha iniziato dai kart nella sua terra carioca vincendo ben 5 campionati nazionali. Trasferitosi nel 1990 in Europa per dare un seguito al suo sogno di correre in Formula 1, ha gareggiato nella Formula Opel Lotus, che vinse al primo colpo, ripetendosi l’anno successivo battendo un concorrente più che valido come David Coulthard, vincitore in carica della Formula 3 inglese. Giovanissimo a soli 19 anni fu candidato ad un posto nella classe regina, dove approdò nel 1993 con la Jordan. La Scuderia inglese gli offrì un sedile da pilota titolare e il giovane brasiliano non tradì le aspettative. Dopo le difficoltà iniziali a causa dei continui ritiri, piano piano Rubens ingranò la marcia giusta e a fine anno in Giappone sul tracciato di Suzuka portò a casa i primi due punti della sua carriera. Con la Jordan nel 1994 conquistò il suo primo podio nel Gran Premio del Pacifico ad Aida, sempre in terra nipponica prima di arrivare ad Imola dove, in un weekend tragico, rischiò seriamente di terminare anzitempo la sua vita da pilota. La Jordan 194 del brasiliano prese letteralmente il volo sui cordoli della Variante Bassa, schiantandosi contro le protezioni e ribaltandosi più volte. Nell’urto perse i sensi e rimediò una costola incrinata e la rottura del setto nasale, ma da quella carambola, potenzialmente mortale, uscì vivo. Dopo quel fine settimana il focus della sua stagione fu quello di riprendersi del tutto e nonostante questo fece la Pole Position a Spa, terminando poi sesto nella classifica generale del campionato. Alla Jordan salì un’altra volta sul podio, in Canada, ma stavolta con un secondo posto. Dal 1997 al 1999 corse per la Stewart, scuderia di Sir. Jackie e suo figlio Paul, con la quale ottenne quattro podi di cui un secondo posto a Monaco e tre terzi.

Barrichello dimostrò sempre di poter essere un pilota veloce, uno di quelli che si meritava la sua grande occasione per provare a vincere qualcosa di importante come il titolo mondiale. La chance arrivò nel 2000 quando venne ingaggiato dalla Scuderia Ferrari, ma ci fu un altro ostacolo chiamato Michael Schumacher. Rubens con il Kaiser e Jean Todt formò quella triade vincente che, ad oggi, ha regalato al Cavallino il ciclo più vincente con 5 titoli costruttori e 5 piloti dal 2000 al 2004. Purtroppo però quando ti devi scontrare con un pilota come Schumacher che è approdato in Ferrari molto tempo prima di Barrichello e già due volte campione del mondo, non è facile. Nella sua avventura in rosso collezionò ben nove vittorie e due volte il titolo di vicecampione del mondo. Di quell’esperienza si ricordano però anche momenti meno felici, come quando a Zeltweg fu costretto a cedere il passo a Schumacher, più veloce e pilota di punta della Rossa, quando era in testa alla corsa e poteva benissimo vincere. Un ordine di scuderia arrivato dal muretto perché Michael era l’uomo su cui puntava la squadra per vincere il titolo. Rubens si è sempre dimostrato uno scudiero affidabile pronto a fare il suo lavoro affinché il team massimizzasse ogni risultato, anche a costo di rimetterci lui stesso come pilota nei risultati sportivi.

Rubens Barrichello e Michael Schumacher festeggiano la vittoria del titolo costruttori 2000 al Gran Premio di Malesia con una parrucca rossa – credits to formula1.com

Quella, però, non fu l’unica occasione in cui ebbe l’opportunità di giocarsi la corona iridata. Dopo una parentesi di tre stagioni in Honda, passò alla Brawn. Una squadra che costruì una macchina competitiva per quella stagione in cui cambiarono i regolamenti tecnici. Rubens si giocò il campionato con il suo compagno di squadra Jenson Button e Sebastian Vettel sulla Red Bull, ma anche in quella stagione non ne uscì lui trionfatore. Le sue ultime due stagioni in F1 le trascorse in Williams prima di trasferirsi in America per correre in Indycar.

Negli States Rubens ha conquistato un secondo posto alla 24 Ore di Daytona e partecipato in varie competizioni. Non poteva mancargli la 24 Ore di Le Mans, corsa nel 2017 in LMP2 con il Racing Team Nederland. Oggi Barrichello lavora per qualche televisione brasiliana come commentatore di Formula 1, ma non ha ancora appeso il casco al chiodo. La sua ultima tappa è la Stock Car brasiliana vinta nel 2014 con il Full Time Sports Team, su una Chevrolet Sonic; successo poi bissato l’anno scorso alla venerandissima età di 50 anni.

Continua a leggere le notizie di 1000 Cuori Rossoblu e segui la nostra pagina Facebook

E tu cosa ne pensi?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *