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Il Personaggio della Settimana – Renzo Pasolini

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Il motociclismo è uno sport che ha prodotto numerose leggende nel corso della storia e Renzo Pasolini è senza dubbio una di queste. Il suo nome è diventato sinonimo di coraggio, abilità e incrollabile determinazione a superare i limiti di velocità e resistenza. La sua prematura scomparsa all’età di 34 anni, non ha minimamente scalfito l’amore che i tifosi appassionati di tutti il mondo gli dedicano ricordandolo con grande affetto. La storia del Paso con le moto è iniziata in giovane età. Cresciuto in Italia e nella Motor Valley, non poteva che appassionarsi al ruggito dei motori. Il suo talento sulle due ruote divenne subito evidente lasciando gli spettatori a bocca aperta per la sua determinazione e lo stile di guida aggressivo e sempre al limite, dando la sensazione di caduta costante in ogni curva.

Renzo ereditò la sua passione da suo padre, ex pilota di cross negli anni ’50, dal quale prese anche l’amore per il pugilato. Il suo stile di vita non si può dire di essere quello di un atleta perfetto, amava bere, fumare e fare tardi la sera, vizi ai quali non rinunciò mai.

Dopo una piccola esperienza nel motocross, Pasolini passò al Campionato Velocità. Nel 1962 gareggiò con l’Aermacchi 175 vincendo e arrivando per due volte davanti ad Agostini, con il quale iniziò una rivalità, che segnò la loro epoca motociclistica. Dopo una pausa per il servizio militare e aver messo su famiglia, Renzo tornò a correre nel 1964 sempre con la Casa di Varese nonostante non avesse molto da offrire tecnicamente. Eppure “Il Paso” volava e riuscì a togliersi delle ottime soddisfazioni. Nello stesso anno prese contatto per la prima volta anche con il Mondiale, muovendo i primi passi tra i grandi dell’epoca. Si fece la sua esperienza anche al Tourist Trophy e macinò chilometri su chilometri. Nel 1966 i risultati continuarono ad essere altalenanti sia nel Campionato Italiano sia a livello internazionale, ma arrivò in soccorso la Benelli, che gli propose di guidare la nuova 500cc portata alla vittoria proprio dal Paso, pronosticando un possibile futuro pieno di successi.

Infatti con una moto più competitiva il riminese riuscì a tenere il passo di Agostini sulla MV Augusta e Mike Hailwood sulla Honda, dando vita ad uno spettacolo degno dei migliori scenari. Cominciarono ad arrivare anche i primi podi in 350cc e le prime vere battaglie serrate con i due storici avversari. Per le prime vittorie si dovette invece aspettare il 1969 nella 250cc, classe in cui raccolse 6 successi e 9 podi (di cui uno con l’Aermacchi). Nel 1972 tornato in sella alla moto di Varese riuscì anche a conquistare un titolo di vicecampione del mondo, titolo già ottenuto in classe 350cc con la Benelli nel 1968. L’arrivo di Jarno Saarinen ad inizio degli anni ‘70 fu un ostacolo per il pilota romagnolo che non riuscì mai conquistare il tanto agognato alloro di Campione del Mondo. Nonostante questo Pasolini rimane ancora oggi nei cuori di tutti gli appassionati considerato come uno dei più grandi della sua generazione.

Il 20 maggio 1973 segna la tragica data in cui Pasolini perse la vita, a Monza, in un incidente insieme a Jarno. Già durante la gara della 350cc si avvertirono le prime avvisaglie di fatica. Il nuovo motore non ne voleva sapere molto di funzionare e grippò quando Renzo si trovava in testa, davanti ad Agostini, con la vittoria già tra le mani. Niente da fare e rientro anticipato ai box, quel ritorno che non fece dalla gara successiva. Con la 350cc fu coinvolto in una carambola disastrosa, insieme ad altri otto piloti. Saarinen morì sul colpo investito dalla moto del Paso, mentre Walter Villa si salvò per miracolo. Non si seppe mai la vera causa della tragedia: se fu per i problemi al motore di Pasolini o per dell’olio in pista, ma quel giorno segnò per sempre un vuoto nel cuore di tutti gli appassionati di motori. Il riminese che faceva sognare i romagnoli e gli italiani, protagonista di gare memorabili in tutte le competizioni corse, si spense in quel giorno drammatico, ma la sua stella ha continuato a brillare nei cuori di tutti gli appassionati.

Pasolini non se ne andò invano. La sua morte aiutò senza dubbio la progressione della sicurezza e contribuì a salvare altre vite negli anni a seguire. L’incidente che ha causato la sua morte ha evidenziato la necessità di rafforzare le misure di protezione per i piloti, portando a miglioramenti nella progettazione delle piste, nell’equipaggiamento dei piloti e nei protocolli di gestione delle gare. Lo straordinario talento di Pasolini insieme alla sua feroce determinazione e la sua personalità accattivante lo rendevano noto ai tifosi e ai colleghi. Anche se la sua carriera è stata tragicamente interrotta, il suo impatto su questo sport continuerà ad ispirare i piloti a superare i propri limiti e a sostenere lo spirito del motociclismo.

Sebbene nell’albo d’oro del motomondiale non compaia il suo nome, forse Renzo era riuscito a far breccia in qualcosa di più profondo. Era riuscito a imprimere il suo atteggiamento e il suo stile di guida negli occhi di chi lo guardava, portando in pista la sua concezione di corse, andare forte sempre con il gas a manetta da buon romagnolo quale era.

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