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Calcio

Monday Night – Vicini di casa – 10 Apr

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Con la rubrica “Monday Night”  ho provato a trasportavi fra le grinfie della perfida Albione, rivelandovi derby, rivalità e tradizioni del paese che ha inventato il football. Ad ogni modo, non potevo completare questo viaggio senza raccontarvi dei “vicini di casa”, ovvero dei club che giocano nella stessa città, e che non solo vivono in stadi diversi ma lo fanno a pochi metri di distanza.

Ora, immaginate due squadre, della stessa città. Passioni, storie e pedigree diversi, ma entrambe legate ad un singolo centro abitato. Ecco, qui sotto vi svelerò i quattro impianti più vicini (geograficamente) di tutta la Gran Bretagna.

Liverpool  (“Anfield Road”. Capienza:54’074) –  Everton (“Goodison Park”. Capienza: 40’157)

Il derby del Merseyside, fra i più famosi e spettacolari incontri dell’intero emisfero calcistico.

Un duello leggendario, fra due squadre antiche, nate addirittura nell’ultimo ventennio dell’Ottocento. La stampa anglosassone ama soprannominarlo il “ The friendly derby” per via del rispetto e della simpatia reciproca che serpeggia fra le due tifoserie, un qualcosa che differisce nettamente dalle altre stracittadine inglesi.  Il bilancio di una sfida che si perde fra i meandri di una storia lunga quasi due secoli (parliamo di oltre 230 confronti), pende leggermente in favore dei Reds, e per raccontare questa partita basterebbe solamente srotolare la pergamena dei successi  di ambo le squadre. Il Liverpool vanta 18 titoli d’Inghilterra, 7 F.A. Cup, 8 Coppe di Lega, 15 Community Shield, 5 Champions League, 3 coppe UEFA e 3 Supercoppe Europee. Dall’altre parte, i Toffees, possono sfoggiare 9 scudetti, 5 F.A. Cup, 9 Community Shield ed una (purtroppo scomparsa) Coppa delle Coppe.

Capite bene che una sfida già così affascinante di per sé, riesce a trasformarsi in “unica” grazie alla misera distanza di 1,5 km fra i due stadi. Tra il Goodison Park ed Anfield Road infatti, vi è dimezzo solo lo storico Stanley Park. Una verde lingua di pace, a fare da separé fra due degli stadi più “caldi” di tutta l’Isola.

Nottingham Forest (“City Ground”. Capienza : 30’576) – Notts County (“Meadow Lane”. Capienza: 20’229)

Il Nottingham Forest non ha certo bisogno di presentazioni. La famigerata doppietta consecutiva conquistata in Champions League tra il 1978 ed il 1980 (sotto la guida del visionario Brian Clough), lo ha reso famoso agli occhi del mondo intero. Nonostante una bacheca  di tutto rispetto però(oltre alle 2 coppe dei campioni, ci sono ben 4 coppe di Lega ed un titolo d’Inghilterra), il club bivacca ormai da tempo nei limacciosi quartieri bassi della Championship, accontentandosi dello “status” di nobile decaduta del calcio d’Oltremanica . Sul campo e sugli spalti,  la sua più grande rivalità resta senza dubbio quella con i “Rams” del Derby County, ma per quel che riguarda la passione locale, l’anima della città deve dividersi fra il rosso del Forest ed il bianconero del Notts County. Quest’ultimi vantano probabilmente la maggiore longevità di tutta Europa. Si narra che siano  stati fondati addirittura nel lontano 1862, e che proprio dai colori sociali dei “Magpies” la Juventus abbia preso spunto per vestire i propri giocatori. Le due realtà di Nottingham non si sfidano da oltre 22 anni, data la grande differenza di categoria, ma i rispettivi stadi “ schiumano” adiacenti da oltre 107 anni.

Il City Ground ed il Meadow Lane distano appena 275 metri in linea d’aria. A dividerli, solo lo scorrere del fiume Trent. Tanto vicini, che persino dalla Kop Spion Stand si può intravedere la struttura del City Ground.

Dundee F.C. (“Dens Park”. Capienza: 12’085) – Dundee United (“Tannadice Park”. Capienza: 14’223)

Adesso saliamo in Scozia, e più precisamente a Dundee: circa 200 mila anime affacciate sul mare del Nord. Terzo agglomerato urbano oltre il vallo di Adriano (dopo la vivace Glasgow e la culturale Edimburgo), ospita appunto il terzo derby sportivo del paese. Lasciate da parte l’Old Firm e persino l’Edinburgh Derby fra Hibernian e Hearts, qui non ci si gioca nessun titolo né tantomeno l’accesso all’Europa.  Tuttavia però, esiste una forte rivalità fra le due compagini locali. Da una parte il Dundee F.C, che gioca sin dal 1893 nel piccolo “Dens Park” in un completo kit Blu Navy.  In 123 anni di vita, ha sollevato la miseria di un titolo nazionale condito da un paio di coppe di Lega e la squadra è balzata alle cronache più per il tesseramento di alcuni giocatori famosi (come Caniggia o De Marchi), piuttosto che per i risultati raggiunti sul campo.

Dall’altra parte il Dundee United. Probabilmente la più seguita (e vincente) delle due formazioni della città. Fondata sulla falsa riga degli Hibs – dalla comunità irlandese emigrata in Scozia – veste un anomalo completo color mandarino dal 1967. In bacheca brilla uno scudetto, due coppe di Lega e due F.A. Cup scozzesi, ma soprattutto  una discreta e continua presenza a livello di coppe continentali (nel 1987 raggiunse persino la finalissima di coppa UEFA, poi persa contro il Goteborg).

Ecco, la peculiarità di queste latitudini è proprio la vicinanza fisica fra le due squadre. Gli stadi dei due club distano la bellezza di circa 200 metri l’uno dall’altro. A dividerli una semplice strada, che smarrisce la sua identità fra tante tipiche casette vittoriane tutte identiche. Questa rappresenta la minor distanza fra due stadi in tutto il Regno Unito.

Arsenal – (“Arsenal Stadium”, noto a tutti come “Highbury” . Capienza: 38’319) – ( “Emirates”. Capienza:  60’260)

Beh, qui non si tratta di due club rivali, mi sembra ovvio. Qui si parla della stessa squadra, che per motivi economici  ha dovuto traslocare, spostando di appena 500 metri  la sua casa pur di allargare il cosiddetto “bacino d’utenza”. Dall’affascinante Highbury, sede della “Belle Epoque”  Wengeriana e dei grandi trionfi del passato, si è passati al gigantesco “Emirates”. Sicuramente più capiente, ma tremendamente freddo e lontano anni luce dalla vecchia atmosfera “Gunners”.

Ah, per la cronaca, quello che vedete in primo piano nella foto è il vecchio Highbury, ormai adibito a residenza privata con cortiletti interni. Chissà, magari proprio in questo momento qualche bambino starà correndo su quell’erba, inconsapevole che solo qualche anno fa era il tempio di Henry e Pires!

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